Giorno per giorno – 01 Ottobre 2020

Carissimi,
“Quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città” (Lc 10, 10-12). Il vangelo di stamattina ci portava la prima parte del discorso con cui Gesù, invia in missione i suoi discepoli (che poi siamo anche tutti noi). Le sue parole ripropongono in parte le istruzioni già date ai Dodici (cf Lc 9, 1-5) e insistono sull’atteggiamento mite e nonviolento (“vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”, v.3), la povertà delle risorse, e l’annuncio della pace che devono caratterizzare la missione. Questo, anche di fronte all’eventualità del rifiuto. Davanti al quale, nello scuotere dai piedi la polvere della città che ci respinge, nel negarci cioè a opporre rifiuto a rifiuto, odio a odio, violenza a violenza, scegliamo di proclamare ostinatamente la presenza del Regno, in cui il nemico è amato, la colpa perdonata, il ciclo della violenza è spezzato e vinto. In quel giorno (che è ogni giorno) si scoprirà quali tragiche conseguenze produca, nello spazio della convivenza umana, il sottrarsi all’annuncio della pace, che è solidarietà e giustizia, preferendo organizzarsi e vivere, come nel Sistema a tutt’oggi vincente, sotto il segno di “superbia, ingordigia, ozio indolente, senza stendere la mano al povero e all’indigente” (Ez 16, 49). Che è quanto il profeta rimproverò alla città di Sodoma e che spiega il richiamo che ne fa il Vangelo. Che noi, nella missione quotidiana a cui siamo chiamati, in casa e fuori casa, si sappia, seguendo il Maestro, restare ostinatamente agnelli, senza mai trasformarci in lupi.

Oggi facciamo memoria di Teresa del Bambino Gesù, “piccola” sulla strada dell’Evangelo, e Jacques Fesch, convertito, contemplativo.

Teresa Martin, nacque ad Alençon, in Francia, il 2 gennaio 1873, in una famiglia profondamente religiosa. A 14 anni, manifestò l’intenzione di seguire le sue due sorelle, Paolina e Maria, nella vita del Carmelo. Superando tutti gli ostacoli che si opponevano alla sua precoce vocazione, riuscì ad entrare nel Carmelo di Lisieux l’anno seguente (1888), dove prese il nome di Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo. Come spesso, tuttavia, accade, la realtà che incontrò era lontana da essere quella idealizzata. Vi circolavano meschinità, tiepidezza, sgarbi e storture, ma la giovanissima monaca riescì a tenersi fuori dal gioco del risentimento e della sterile polemica. Intuì che non è criticando le consorelle che sarebbe riuscita a migliorare l’atmosfera del monastero, ma accettando la scommessa di farsi santa, esigendo da sé niente meno che tutto. Con semplicità e una buona carica di auto-ironia. La “via” è quella dell’infanzia spirituale: riconoscere la propria piccolezza, abbandonandosi con fiducia alla bontà di Dio, come un bambino tra le braccia della madre. Le prove spirituali che Teresa affrontò durante la sua vita nascosta – la “notte della fede”, il vuoto spirituale, la tentazione dell’incredulità – la rendono vicina a quanti conoscono l’angoscia del dubbio e della mancanza di fede. La sua fragile salute non gli permise di resistere ai rigori della vita di clausura. La sera del 30 settembre 1897, a 24 anni, Teresa morì di tubercolosi, unendo le sue sofferenze a quelle di Cristo sulla croce.

Jacques Fesch era nato a Saint-Germain-en-Laye, il 6 aprile 1930, figlio, come si dice, di buona famiglia. Ma, anche, una testa calda. Irrequieto, indisciplinato, ribelle, finì con l’essere espulso da scuola. A diciassette anni incontrò Pierrette Polack, dalla relazione con la quale nascerà una figlia, Veronica, e che, raggiunta la maggior età, deciderà, piuttosto riluttante, di sposare, nel giugno del 1951. Terminato il servizio militare, Fesch scoprì che lavorare non era proprio la sua vocazione. In compenso amava spendere. Un giorno, un amico gli prospettò l’idea di un’avventura per mare, in una vita libera da impegni, doveri, convenzioni. Ma, ci voleva una barca e la barca costava tanto. Si poteva comunque rimediare con una rapina. Fu così che il 18 febbraio 1954, a Parigi, prese quella che gli sembrava la decisione giusta: assaltare l’agenzia di cambio di un tale Sylberstein. Senza troppo successo, però, perché, questi fece a tempo a chiamare la polizia. Fesch fuggì, ma, per fermare l’agente che lo inseguiva, gli sparò e lo uccise. Senza che questo gli evitasse di essere arrestato, subito dopo. Il carcere fu, in ogni caso, la sua via di Damasco. Fu lì, infatti, che incontrò, improvvisamente e imprevistamente, Dio. Della ricchezza di questo incontro ci lasciò testimonianza nel diario steso negli ultimi mesi di vita. Fu condannato a morte il 6 aprile 1957. Pochi giorni prima dell’esecuzione, dopo aver letto “Storia di un’anima” di Teresa di Lisieux, aveva scritto: “Che graziosa piccola santa, come ci è vicina! Attraverso la ‘piccola via’, bisogna che giunga ad elevarmi. Offrire le più piccole cose che non sono troppo dure. Come il mio tabacco”. Ricordando poi che la santa aveva pregato intensamente per la conversione di un tal Pronzini, condannato a morte, scrisse ancora: “Ha salvato l’anima di un condannato a morte. Il mio caso è troppo simile al suo perché non se ne occupi”. Avrebbe voluto morire il 3 ottobre, giorno in cui allora si celebrava la memoria di Teresa di Lisieux. Fu ghigliottinato invece il 1º Ottobre 1957. Qualche anno più tardi, però, con la riforma del calendario, la memoria della santa fu fatta coincidere con la data liturgica della sua morte, sicché i due finirono per ritrovarsi accomunati. Con reciproca soddisfazione, presumibilmente.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Giobbe, cap.19, 21-27; Salmo 27; Vangelo di Luca, cap.10, 1-12.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Oggi, se ci fosse il vecchio Pedro (ma, a suo modo, c’è), avremmo ricordato la sua professione monastica, avvenuta nel 1945, il giorno della memoria della piccola Teresa (che a quel tempo era celebrata il 3 di ottobre): i due, nonostante le apparenze che li facevano così irrimediabilmente diversi, avevano tutto a che vedere l’uno con l’altra. E soprattutto con Quello che li aveva sedotti. Complimenti, Pedro! Se, per il mistero della comunione dei santi, ti resta del tempo libero, dai un’occhiata giù alla tua gente di Goiás. E ai suoi amici.

Per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una pagina i diario di Teresa di Lisieux, in cui confida alla madre superiora la notte oscura che sta attraversando. Tratto dallo Scritto autobiografico C, è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Madre amata, le sembra forse che io esageri la mia prova; in realtà, se lei giudica dai sentimenti che esprimo nelle poesiole che ho composto quest’anno, le sembrerò un’anima colma di consolazione, per la quale il velo della fede si è quasi squarciato, e tuttavia… non è più un velo per me, è un muro che si alza fino ai cieli e copre le stelle. Quando canto la felicità del Cielo, il possesso eterno di Dio, non provo gioia alcuna, perché canto semplicemente ciò che voglio credere. A volte, è vero, un minimo raggio scende a illuminare la mia notte, allora la prova s’interrompe per un attimo, ma subito dopo, il ricordo di questo raggio, invece che rallegrarmi, rende ancor più fitte le mie tenebre. Madre mia, non ho mai sentito come ora quanto il Signore è dolce e misericordioso: mi ha mandato questa prova soltanto quando ho avuto la forza dì sopportarla; credo che se l’avessi avuta prima sarei precipitata nello scoramento. Ora essa toglie qualsiasi soddisfazione naturale che io avrei potuto trovare nel desiderio del Cielo. Mi sembra ora che niente m’impedisca di partire, perché non ho più grandi desideri, se non quello di amare sino a morire di amore (Teresa di Lisieux, Scritto autobiografico C, 280).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Ottobre 2020ultima modifica: 2020-10-01T22:34:13+02:00da fraternidade
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