Giorno per giorno – 02 Ottobre 2020

Carissimi,
“Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli” (Mt 18, 10). Come dire che anche gli angeli hanno fatto la loro opzione per gli ultimi. Così che vale anche per essi che gli angeli degli ultimi sono i primi, più vicini e più a costante contatto con Dio degli altri. Gli ultimi poi chi sono? Sono appunto quelli che il Sistema del Potere (e con esso le sue chiese e i loro fedeli) disprezza, lascia indietro, emargina, scomunica, elimina direttamente o lascia morire nell’indifferenza. Comunque si voglia immaginare la presenza e l’azione degli angeli, essi rappresentano lo sguardo di speciale riguardo, l’apprensione costante, la tenera cura, che Dio ha nei confronti, sì, di tutti, ma di questi “ultimi” in particolare. Il quale Dio, come dice poco più avanti il Vangelo, “non vuole che nessuno di questi piccoli si perda” (v. 14). “Non vuole”! Di questa volontà deve essere testimone la Chiesa e ognuno di noi, resi così angeli visibili. Stamattina, ci si diceva come tutto questo rischia di restare pio desiderio, quando non pensiero importuno da scacciare, tanto vengono spontanei il giudizio inclemente, le espressioni irriguardose o il semplice dispetto (che costituiscono un vero e proprio scandalo, l’ostacolo che impedisce di cogliere l’amore gratuito di Dio), che si riservano a vicini che hanno sperimentato e sperimentano vicende di tossicodipendenza, di alcolismo, di prostituzione, di reati contro il patrimonio o di delitti anche più gravi. C’è da recuperare la percezione che quanto maggiore e incolmabile ci sembra la distanza che sembra frapporsi tra queste vite che appaiono perdute e Dio, più grande è l’amore che egli riserva loro, vera e propria pupilla dei suoi occhi. E che noi dovremmo impegnarci a trasmettere loro. Per riuscire a farlo, sarà necessario tuttavia che ci si converta prima di tutto noi da certo sterile moralismo e improvvido giustizialismo allo sguardo di Dio.

Il calendario della Chiesa universale porta in questa data la Memoria degli Angeli Custodi. Il nostro calendario ci porta oggi la memoria dell’Anonimo Pellegrino russo, mistico ortodosso, e di Romano Guardini, teologo.

L’uso di una festa specifica dedicata agli Angeli Custodi si diffuse nella Spagna nel ’400, e nel secolo successivo in Portogallo, più tardi ancora in Austria. Nel 1670, il papa Clemente X ne fissò la data al 2 ottobre. Di essi il Martirologio Romano dice che “chiamati in primo luogo a contemplare il volto di Dio nel suo splendore, furono anche inviati agli uomini dal Signore, per accompagnarli e assisterli con la loro invisibile ma premurosa presenza”. Insomma, una sorta di “longa manus” del buon Dio presso ciascuno(a) di noi (ma anche nostra presso di Lui), per evitarci di pensare che Egli ci possa abbandonare anche solo un istante.

Lo starec Ambrogio, del monastero di Optina, ne parla in una sua lettera come di un semplice laico, “un contadino della provincia di Orel”, o forse “il mercante Nemyotov” discepolo dello starec Macario, predecessore di Ambrogio. Secondo l’igumeno Johann del monastero di Novy Valaam, in Finlandia, quel contadino, di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, sarebbe passato per il Monte Athos, dove avrebbe scritto per lo starec Ieronim Solomentsev, il resoconto dei suoi viaggi, decidendo poi di trattenersi lì come monaco. Di fatto, un manoscritto dei Racconti, in bellissima scrittura, è conservato ancor oggi nella biblioteca del monastero russo di S. Pantaleimone. Da quel manoscritto furono tratte le successive edizioni del libro che racconta il cammino mirabile del pellegrino che arrivò a capire e vivere il significato dell’espressione: “Pregate senza sosta”.

Romano Guardini era nato a Verona il 17 febbraio 1885. All’età di un anno fu portato a Magonza, dove suo padre era commerciante e console italiano, e rimase poi in Germania per tutta la vita. Dopo un iniziale entusiasmo per le scienze naturali, che cominciò a studiare a Tubinga, e per le scienze politiche, che prese a studiare a Monaco, inquieto e insoddisfatto, si riavvicinò gradualmente alla fede cristiana e decise poi di farsi prete. Intraprese quindi gli studi teologici a Friburgo, a Tubinga e, infine a Magonza, dove fu ordinato presbitero, nel 1910. Laureatosi in teologia a Friburgo nel 1915, e ottenuta l’abilitazione all’insegnamento della dogmatica cattolica a Bonn nel 1922, si dedicò contestualmente ad un’intensa attività pastorale parrocchiale, che lo mise a contatto con il movimento giovanile e con il nascente movimento liturgico. Tali frequentazioni maturarono in lui l’esigenza di una riflessione teologica attenta all’esistenza dell’uomo storico-concreto e intimamente animata dall’esperienza della vivente comunità cristiana. Le sue prime opere preannunciarono profeticamente, attraverso il superamento dell’individualismo religioso-borghese e del giuridismo ecclesiastico, la nascita di quella nuova coscienza della chiesa che qualche decennio più tardi avrebbe trovato espressione nello spirito e nei documenti del Concilio Vaticano II. Nel 1923 Guardini ottenne la cattedra di “Filosofia della religione e della visione cattolica del mondo” all’università di Berlino, dove, il suo insegnamento registrò un vasto consento e una crescente simpatia soprattutto negli ambienti giovanili. Accompagnò il suo impegno accademico, con un’intensa attività di conferenziere, predicatore e scrittore, che lo rese famoso anche all’estero. Nel 1939 il regime nazista gli revocò la nomina a professore, ed egli tornò ad insegnare solo alla fine della guerra, prima all’università di Tubinga e poi a quella di Monaco. Nel 1961 fu nominato membro della Commissione liturgica preparatoria del Concilio Vaticano II. Nel 1965 rifiutò la nomina a cardinale avanzatagli da Paolo VI. Morì a Monaco il 2 ottobre 1968. Di lui Hans Urs von Balthasar scrisse: “Forse al Guardini non si potrà risparmiare il rimprovero di non essersi staccato con sufficiente decisione, come cristiano, dal mondo borghese, di cui condivise la decadenza e la rovina. E, più precisamente, con una domanda: ha guardato egli in faccia l’urlante indigenza materiale delle masse umane? Ha sentito l’orrore provato dal giovane Marx davanti al mondo come esso è in realtà?”. Domanda che continua ad essere valida per gran parte delle nostre chiese.

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono propri della memoria odierna dei Santi Angeli Custodi e sono tratti da:
Libro dell’Esodo, cap. 23, 20-23; Salmo 91; Vangelo di Matteo, cap. 18, 1-5.10.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Il 2 Ottobre, anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, è stato voluto dalle Nazioni Unite “Giornata Mondiale della Nonviolenza”. È un invito a tutti noi a conoscere e approfondire il pensiero e la pratica che caratterizzò questa Grande Anima del nostro tempo, per diventare a nostra volta testimoni di verità, giustizia, pace. In tempi difficili.

Bene, prendendo spunto dalla Giornata Mondiale della Nonviolenza, ci congediamo, lasciandovi ad una pagina di Mohandas Karamchand Gandhi, tratta da “Antiche come le montagne” (Edizioni di Comunità), una scelta dei suoi scritti e discorsi a cura di Sarvepalli Radhakrishnan. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Ho scoperto che la vita persiste in mezzo alla distruzione; e quindi dev’esserci una legge piú alta di quella della distruzione. Soltanto sotto questa legge una società bene ordinata sarebbe intelligibile e la vita degna di essere vissuta. E se questa è la legge della vita, dobbiamo attuarla nella vita di ogni giorno. Dovunque ci siano discordie, ogni qualvolta vi troviate di fronte a un avversario, vincetelo con l’amore. Nella mia vita ho proceduto in questa semplice maniera. Ciò non significa che tutte le mie difficoltà siano risolte. Però ho visto che questa legge dell’amore ha risposto come la legge della distruzione non ha mai fatto. Non che io sia incapace d’ira, per esempio; ma in quasi tutte le occasioni riesco a dominare i miei sentimenti. Qualunque sia il risultato, vi è sempre in me uno sforzo consapevole per seguire la legge della non violenza, deliberatamente e incessantemente. Quanto più mi applico a questa legge, tanto più sento la gioia nella mia vita, la gioia nello schema dell’universo. Essa dà una pace e un senso dei misteri della natura, che non sono in grado di descrivere. (M. K. Gandhi, Antiche come le montagne).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 02 Ottobre 2020ultima modifica: 2020-10-02T22:01:12+02:00da fraternidade
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