Giorno per giorno – 23 Febbraio 2020

Carissimi,
“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5, 43-45). “Amate i vostri nemici”: è una parola! Eppure qui è la sostanza del cristianesimo, la riprova che noi si creda davvero in Dio, il Dio di Gesù Cristo, il Dio che è Gesù Cristo. Fino a che non riusciremo a fare questo, vorrà dire che lo Spirito Santo, che è lo Spirito del Crocifisso risorto, non ha ancora fatta la sua abitazione in noi. Crederemo ancora al dio di qualche altra religione (proiezione della smania di dominio e di vendetta dell’uomo che ha conosciuto il peccato), persino al dio che qua e là ci presenta ancora l’Antico Testamento (a smentire il quale si è resa necessaria l’incarnazione del Figlio), o a un nostro personalissimo dio che ci vende la nostra altrettanto personale salvezza a buon mercato, ma, niente a che fare con la fede e la sequela di Gesù. Come diceva il filosofo danese dal nome difficile: “Fino a quando si ama il proprio amico, non si può ancora dire se si ama Dio; ma quando si ama il proprio nemico, allora sì che è chiaro che si ama Dio”. E si crede in Lui.

Bene, i testi che la liturgia di questa 7ª Domenica del Tempo Comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro del Levitico, cap.19, 1-2. 17-18; Salmo 103; 1ª Lettera ai Corinzi, cap.3, 16-24; Vangelo di Matteo, cap.5, 38-48.

La preghiera della domenica è, come sempre in comunione con le chiese cristiane di tutte le denominazioni.

Oggi si celebra la memoria di Policarpo di Smirne, pastore e martire.

Policarpo nacque probabilmente nel 69 d.C. da una famiglia benestante di Smirne (nell’attuale Turchia) e secondo lo storico Eusebio “non solo fu educato dagli Apostoli e visse con molti di quelli che avevano visto il Signore; ma fu anche dagli Apostoli stabilito nell’ Asia come vescovo di Smirne”. Questo incarico gli deve essere stato affidato intorno all’anno 100. Durante il suo episcopato, nell’anno 107, accolse a Smirne il vescovo di Antiochia, Ignazio, che veniva portato a Roma per subirvi il martirio. E fu proprio Policarpo a raccogliere, su richiesta dei Filippesi, le lettere di Ignazio, che costituiscono uno dei documenti scritti più antichi della primitiva comunità cristiana. Quando Aniceto divenne papa di Roma, Policarpo si recò a Roma per dirimere con lui il contrasto sulla data di celebrazione della Pasqua, che in oriente si celebra in coincidenza con il 14 del mese ebraico di Nisan e in occidente nella domenica successiva al primo plenilunio di primavera. I due non trovarono un accordo, ma decisero che questo non doveva tradursi in motivo di rottura o separazione. Tornato a Smirne, il vecchio Policarpo, che aveva 86 anni suonati, trovò una situazione pesante nella sua comunità. All’imperatore Antonino il Pio, nonostante il soprannome, non dispiaceva scatenare ogni tanto qualche persecuzione nei confronti dei cristiani. E, in provincia, non mancavano zelanti funzionari per eseguire le direttive imperiali. Poco dopo il suo ritorno in patria, il vecchio vescovo, fu arrestato e portato a palazzo del proconsole Stazio Quadrato, che lo sollecitò ripetutamente a sacrificare agli dèi e a maledire Cristo, per tornare libero. Policarpo gli obiettò: “Sono ottantasei anni che lo servo, e mai mi ha fatto torto. Come posso bestemmiare il mio re e salvatore?”. Rifiutò di difendersi di fronte alla folla, arrampicandosi poi da solo sulla catasta pronta per il rogo. Chiese ed ottenne che non lo inchiodassero, ma le guardie comunque lo legarono. Fu finito con la spada. Era il 23 febbraio 155.

L’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, promosso dalla Chiesa italiana a Bari dal 19 al 23 febbraio 2020, che ha visto la partecipazione di 58 vescovi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ha voluto essere, nelle parole dei suoi promotori, “un laboratorio di sinodalità, come stile di vita da lasciar trasparire nella stima vicendevole, nella gratitudine, nella cura delle relazioni. Nella certezza che la Chiesa mediterranea è presente e operante, ricca di tradizioni liturgiche, spirituali ed ecclesiologiche, con l’opportunità, oggi, di rafforzare le strutture di comunione esistenti e forse d’inventarne di nuove”. In grado altresì di “offrire l’esempio che è possibile essere uniti nella diversità, che è possibile l’integrazione delle culture, che è possibile vivere con il diverso”, essendo come cristiani “primizia di un’umanità nuova, come affermiamo da sempre, e testimoniarlo con le parole e soprattutto con i fatti” (Mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico di Anatolia). Oggi, a concludere l’incontro, c’è stata la visita di Papa Francesco. Di cui scegliamo, nel congedarci, di proporvi un brano dell’omelia, tenuta durante la celebrazione eucaristica. Che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. È la novità cristiana. È la differenza cristiana. Pregare e amare: ecco quello che dobbiamo fare; e non solo verso chi ci vuol bene, non solo verso gli amici, non solo verso il nostro popolo. Perché l’amore di Gesù non conosce confini e barriere. Il Signore ci chiede il coraggio di un amore senza calcoli. Perché la misura di Gesù è l’amore senza misura. Quante volte abbiamo trascurato le sue richieste, comportandoci come tutti! Eppure il comando dell’amore non è una semplice provocazione, sta al cuore del Vangelo. Sull’amore verso tutti non accettiamo scuse, non predichiamo comode prudenze. Il Signore non è stato prudente, non è sceso a compromessi, ci ha chiesto l’estremismo della carità. È l’unico estremismo cristiano lecito: l’estremismo dell’amore. Amate i vostri nemici. Oggi ci farà bene, durante la Messa e dopo, ripetere a noi stessi queste parole e applicarle alle persone che ci trattano male, che ci danno fastidio, che fatichiamo ad accogliere, che ci tolgono serenità. Amate i vostri nemici. Ci farà bene porci anche delle domande: “Io, di che cosa mi preoccupo nella vita: dei nemici, di chi mi vuole male? O di amare?”. Non preoccuparti della cattiveria altrui, di chi pensa male di te. Inizia invece a disarmare il tuo cuore per amore di Gesù. Perché chi ama Dio non ha nemici nel cuore. Il culto a Dio è il contrario della cultura dell’odio. E la cultura dell’odio si combatte contrastando il culto del lamento. Quante volte ci lamentiamo per quello che non riceviamo, per quello che non va! Gesù sa che tante cose non vanno, che ci sarà sempre qualcuno che ci vorrà male, anche qualcuno che ci perseguiterà. Ma ci chiede solo di pregare e amare. Ecco la rivoluzione di Gesù, la più grande della storia: dal nemico da odiare al nemico da amare, dal culto del lamento alla cultura del dono. Se siamo di Gesù, questo è il cammino! Non ce n’è un altro. (Papa Francesco, Omelia alla Santa Messa dell’Incontro “Mediterraneo frontiera di pace”).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 23 Febbraio 2020ultima modifica: 2020-02-23T22:47:00+01:00da fraternidade
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