Giorno per giorno – 16 Dicembre 2019

Carissimi,
“Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?” (Mt 21, 23). Stamattina si era alla chácara di recupero, per congedarci da Mauro, giunto al termine dei suoi nove mesi di trattamento. E, per riflettere sulla Parola, siamo partiti dalla prima lettura, proposta dalla liturgia, quella che racconta del profeta pagano Balaam, a cui il re di Moab, Balak, impone ripetutamente di maledire Israele, ma invano. Dalla bocca di Balaam escono, infatti, solo parole di benedizione, ispirate da Dio. Ora, ci siamo detti, può capitare che nella nostra vita si sia spinti, una volta o l’altra, ad essere di maledizione per noi stessi, per i nostri cari, per la società in cui siamo inseriti. È lo spirito del Sistema, che agisce su vari piani, fomentando divisione, competizione, egoismo, ostilità, ricerca del proprio benessere, spesso solo illusorio, a scapito degli altri. Anche la via della droga rispecchia questa stessa tendenza. Se dunque è, capitato, come capita, che noi si sia stati in passato causa di sofferenza per noi stessi e per altri, si presenta, però, come quest’oggi, l’occasione di imboccare una strada nuova, perché la nostra vita diventi ragione di una felicità più vera e profonda per molti. I sacerdoti del Sistema e i loro succubi potranno anche chiederci con quale auorità noi ci opponiamo alla sua logica (ricordiamo che l’episodio raccontato oggi dal vangelo, avviene a ridosso della cacciata dei mercanti dal Tempio da parte di Gesù), anche noi potremo rispondere con Gesù: lo sappiamo noi. È lo Spirito del Regno di Dio. Per impetrare il quale questo tempo d’Avvento ci spinge a pensare, pregare, agire.

Il nostro calendario, benché la ricorrenza cadesse in realtà ieri, ci porta oggi la memoria di Rabbi Dov Bär di Mètzeritch, mistico ebreo, e di Isaac de Castro Tartas e compagni, martiri ebrei dell’Inquisizione.

Dov Bär nacque a Lukatch, in Volinia (Ucraina), nel 1704. All’età di cinque anni, vedendo la madre disperarsi davanti all’incendio della casa, le chiese: “Mamma, è giusto che tu soffra così per la perdita di una casa?”. Lei gli rispose: “Non è per la perdita della casa, ma perché è stato distrutto un documento che provava la nostra discendenza da Rabbi Yochanan HaSandlar, che era un discendente diretto del re David” . “Se è per questo – replicò il bambino – con l’aiuto di Dio, darò io origine per voi ad una nuova dinastia”. Completati gli studi, Dov Bär si sposò ancor giovane, guadagnandosi da vivere come maestro in un piccolo villaggio e dedicandosi sempre più allo studio della Torah e dei misteri della Kabbalah. Come molti altri maestri dei chassidim, inizialmente combattè il movimento chassidico, ma a partire dal momento in cui, gravemente malato, accettò il suggerimento di recarsi dal famoso Baal Shem Tov, che aveva fama di guaritore, ne divenna il più acceso sostenitore, fino ad assumere, alla morte di quest’ultimo, la successione alla sua guida. Stabilitosi a Metzeritch, fece di questa città il nuovo centro del Chassidismo. Da allora fu chiamato il Magghid (predicatore) di Metzeritch. Sotto la sua guida, il movimento si diffuse rapidamente, nonostante i numerosi avversari. I suoi discepoli si diedero a percorrere l’intera regione, recando a tutti il messaggio di speranza, consolazione, fede e soprattutto di gioia nel servizio di Dio e nel compimento dei precetti. Rabbi Dov Bär morì ad Hanipol il 19 di Kislev 5532 (15 dicembre 1772).

Isaac de Castro Tartas era nato nel 1626 nel sud della Francia, dove i genitori, portoghesi, si erano rifugiati. Trasferitosi ad Amsterdam, a sedici anni decise di partire con uno zio materno per il Brasile, allo scopo di convincere gli ebrei costretti a battezzarsi a far ritorno alla Legge mosaica. Giunse a Recife con un bagaglio culturale di tutto rispetto, versato in latino, ebraico, portoghese, spagnolo e in medicina. Durante un viaggio in Bahia, allora sotto controllo portoghese, fu accusato di aver rinnegato il battesimo per tornare alla pratica religiosa dei padri. Arrestato, fu trasferito a Lisbona per essere processato dal tribunale dell’Inquisizione. Invitato ad apostatare, si rifiutò. Fu perciò condannato al rogo assieme ad altri cinque ebrei, mentre altri sessanta loro compagni furono condannati alla prigione perpetua. La condanna venne eseguita il 15 dicembre 1647. Le cronache del tempo raccontano che, mentre bruciava, il ventunenne Isaac gridava a gran voce e con grande devozione le parole dello Shema‘ Israel… (Ascolta, Israele), che costituisce la professione di fede ebraica. I testimoni che, raccontando il fatto, ne riferivano le parole, preoccuparono non poco l’Inquisizione che, ossessionata, proibì ai cristiani di pronunciare la formula dello Shema‘, che riprende testualmente alcuni versetti del libro del Deuteronomio (Dt 6, 4-9).

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Numeri, cap. 24, 2-7. 15-17a.; Salmo 25; Vangelo di Matteo, cap. 21, 23-27.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

È tutto! Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad un fioretto sul Rabbi Dov Bär di Mètzeritch. Dice dell’importanza che ha ogni nostro piccolo gesto. Tratto dal libro di Martin Buber, “I racconti dei Chassidim” (Garzanti), è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Rabbi Löb , figlio di Sara, lo zaddik segreto che, seguendo il corso delle acque, vagava sulla terra per redimere le anime dei viventi e dei morti, raccontava: “Se io andai dal Magghid non fu per ascoltare insegnamenti da lui, ma solo per vedere come egli si slaccia le scarpe di feltro e come se le allaccia. (Martin Buber, I racconti dei Chassidim).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 16 Dicembre 2019ultima modifica: 2019-12-16T22:02:40+01:00da fraternidade
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