Giorno per giorno – 15 Dicembre 2019

Carissimi,
“Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te. In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” (Mt 11, 10-11). A volte sembra che Gesù faccia di tutto per confonderci. Come in questo caso: sta tessendo l’elogio di Giovanni Battista che, pure, in prigione, all’udire del procedere di Gesù, è preso da qualche dubbio circa la sua messianicità, tanto è diverso dalle sue attese, e, per farlo, non risparmia immagini e richiami, arrivando a dichiararlo il più grande di tutti tra i nati di donna. Ma, subito, aggiunge: eppure, il più piccolo nell’orizzonte del regno è più grande di lui. Sì, non c’è dubbio: Giovanni è un gigante, pur venuto su dal nulla, povero, rozzo, selvatico e che tuttavia esercita un’indubbia attrattiva sulle folle. Non è questo, però che lo fa grande, è il fatto che lui, ultimo dei profeti, si sporge ad additare l’apparire della novità di Dio, cioè della sua verità, in un altro fino ad allora anonimo personaggio, figlio di un carpentiere, imparentato con lui e forse per qualche tempo suo discepolo. E lo vede già pronto a ristabilire l’ordine di Dio, da troppo tempo violato. Non considerava però, il focoso precursore, il fatto che Dio è di altra stoffa, da quella con cui, in ogni tempo, lo rivestono i suoi volonterosi difensori. Il più piccolo del Regno, e più grande del più grande di tutti, senza che Gesù pensi di autocelebrarsi, è comunque il Povero, ogni povero e tutti i poveri, con cui il Figlio di Dio, e perciò Dio stesso, svuotato di ogni potere, si identifica, resi titolari del Regno. Il cui trono è la Croce. In attesa di risurrezione. Per tutti.

I testi che la liturgia di questa 3ª Domenica di Avvento propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.35, 1-6a.10; Salmo 146; Lettera di Giacomo, cap.5,7-10; Vangelo di Matteo, cap.11, 2-11.

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

Oggi noi si fa memoria di Giuseppe Dossetti, monaco e sentinella del buon Dio; e di Ronaldo Muñoz Gibbs, prete povero tra i poveri.

Giuseppe Dossetti era nato a Genova il 13 febbraio 1913. Dopo la laurea in giurisprudenza, insegnò alla Cattolica di Milano. Antifascista e presidente del CLN di Reggio Emilia, nel 1945 divenne vice segretario nazionale della Democrazia Cristiana e l’anno seguente fu eletto all’Assemblea Costituente. Lasciata nel 1952 la politica attiva a causa dei dissensi insorti con la leadership del partito, accettò tuttavia la candidatura a sindaco di Bologna nel 1954, rimanendo in consiglio comunale fino al 1958. Il 6 gennaio 1956, emise la sua professione monastica e tre anni più tardi ricevette l’ordinazione sacerdotale dal card. Lercaro, scegliendo di vivere in silenzio, preghiera, lavoro e povertà, nella Piccola Famiglia dell’Annunziata, la comunità monastica che aveva fondato a Monteveglio, un paesino sulle colline del bolognese. Lercaro lo volle con lui al Concilio come suo perito personale. Insieme daranno voce al desiderio di quanti nella Chiesa vogliono una Chiesa povera e dei poveri. A partire dal 1968 tornò a dedicarsi a tempo pieno alla cura della sua comunità, che intanto si era diffusa in altre regioni italiane e, all’estero, in Palestina e Giordania. Nel 1994, dopo la vittoria elettorale del centro-destra, uscì dal suo ritiro monastico per denunciare i pericoli di un’evoluzione a destra nella vita politica nazionale, facendo udire ripetutamente, negli ultimi anni di vita, la sua voce in difesa della Costituzione. Morì in seguito ad una malattia, la mattina di domenica 15 dicembre 1996 e fu sepolto, per sua espressa volontà, nel cimitero di Monte Sole, nei pressi di Marzabotto, che era stato teatro durante la guerra di un efferato massacro di civili ad opera dei nazifascisti.

Ronaldo Muñoz Gibbs era nato a Santiago del Cile il 7 marzo 1933. Dopo gli studi di architettura, sentendosi chiamato alla vita religiosa, entrò nella Congregazione dei Sacri Cuori, dove emise i suoi primi voti il 27 marzo 1955 e, dove, al termine degli studi di teologia, fu ordinato presbitero, il 23 luglio 1961. Studiò in seguito nell’Università Gregoriana di Roma, nell’Istituto Cattolico di Parigi, e , nel 1972, conseguì il dottorato in Teologia, in Germania, all’Università di Ratisbona. Sin dall’inizio del suo ministero divise il suo tempo tra l’accompagnamento pastorale dei quartieri popolari di Santiago Sud, dove abitò per gran parte della sua vita, e il servizio teologico prestato alla Chiesa cilena e latinoamericana, nella linea della teologia della liberazione. Pubblicò numerosi libri in Cile e all’estero. Il suo lavoro più conosciuto è “Dios de los cristianos”, che fu tradotto in portoghese, inglese, francese, italiano e tedesco. A partire dal 2005 si trasferì a vivere con i suoi confratelli nel quartiere popolare Nueva Lo Espejo, sempre a Santiago, profondendo il suo impegno nelle comunità di base e dedicandosi soprattutto alla formazione dei laici. Nel maggio 2008 gli fu diagnosticato un tumore, che non fu possibile curare. Morì il 15 dicembre 2009. Poco prima di morire disse: “Credere nella vita e nella pienezza della vita oltre la morte non è qualcosa di scontato, di evidente, di logico. Molti cristiani si lasciano sedurre dal progetto di Gesù di umanizzare la terra, ma sospendono il giudizio sul senso ultimo della vita”. “Ronaldo Muñoz fu un prete che sempre volle vivere povero tra i poveri e lo fece. In loro potè incontrare con maggior trasparenza il volto di Gesù; da loro apprese la semplicità, la solidarietà, l’impegno. A loro volta, i poveri lo accompagnarono con il loro affetto fraterno, soprattutto nell’approssimarsi del traguardo definitivo”: così lo ricordano i suoi confratelli ed amici.

Ed anche per stasera è tutto. Noi ci congediamo qui con una citazione di don Giuseppe Dossetti, tratta da una conversazione con i monaci di Camaldoli, svoltasi il 3 settembre 1993. La troviamo in rete ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Questo è il proprio della Parola di Dio di cui sapete bene, certamente anche voi, quel che dice un midrash e cioè che dando una martellata su una pietra si sprigionano tante scintille, tante possibili interpretazioni, sempre oggettive ma sempre diverse l’una dall’altra. O l’altro midrash che dice che la Parola di Dio va usata sette volte al giorno e poi non sette volte ma sette volte sette e poi, per un’altra ragione che il midrash insinua per un’applicazione di un luogo della scrittura, sette volte sette per sette. Quindi sempre una novità imprevista e impressionante e sempre un’omogeneità con quello che si è detto prima. Ecco, in questo modo noi cerchiamo che la Parola di Dio diventi, non vorrei dire ossessiva, ma veramente spiritualmente dominante nella nostra vita quotidiana. È sempre possibile un riferimento durante la giornata a quella frase della Scrittura e specialmente dell’Evangelo che ritorni per ciascuno come un’eco lontana anche se disattesa da tante molteplicità di sentimenti e di impegni nella vita del giorno ma capace di rinascere spontaneamente al cuore mentre non ci si pensa nemmeno, quasi improvviso richiamo a quella realtà che stiamo vivendo. In questo senso la nostra preghiera è sempre più una preghiera oggettivante e implicante per il singolo e per l’intera comunità un ritorno continuo alla storia della Salvezza, agli eventi tutti che hanno o preparato o culminato nel Cristo: è sempre il mistero del Cristo, della sua persona divina, della sua realtà umana, perfettamente pneumatizzata, riempita di Spirito Santo e gloriosamente attesa da tutti i suoi fedeli. (d. Giuseppe Dossetti, Camaldoli, 3 settembre 1993).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 15 Dicembre 2019ultima modifica: 2019-12-15T22:01:16+01:00da fraternidade
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