Giorno per giorno – 03 Dicembre 2019

Carissimi,
“In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto” (Lc 10, 21). È l’esultanza di Gesù davanti alle prime prove di Chiesa (dei piccoli, dei poveri), cui ha sottoposto i discepoli. Subito prima aveva detto loro: non rallegratevi per i vostri successi (dato che verranno i tempi in cui registrerete fallimento su fallimento), ma perché i vostri nomi sono scritti nella vita di Dio. I nomi di tutti lo sono, ma voi, in più, lo sapete. E potete agire di conseguenza. Altri potranno intuirlo e prima o poi ci arriveranno tutti: siamo figli dello stesso Padre e perciò fratelli tra noi. Diamoci dunque da fare per abbattere già da ora ogni barriera, sconfiggere, con la nostra testimonianza, le forze del Divisore (il diavolo), nemico del progetto di Dio. Siamo e saremo ciò che doniamo di noi stessi. Se doniamo la vita, siamo proiezione della vita stessa di Dio. Il tempo di Avvento serve anche ad aiutarci a cimentarci in questo.

Due sono le memorie che celebriamo oggi: quella di Francesco Saverio, gesuita, missionario in Asia e quella di Anatolij Žurakovskij, martire in Russia.

Nato nel castello di Xavier, in Navarra (Spagna), il 7 aprile 1506, da Juan de Jassu e Maria de Azpilcueta, il giovane Francesco si recò nel 1525 a Parigi per compiere i suoi studi universitari e, più tardi, insegnarvi filosofia. Lì conobbe e diventò amico di un certo Pietro Favre e, più tardi di uno studente basco, diciamo così, fuori corso, che si chiamava Ignazio di Loyola. Fu per lui l´inizio della fine. Nel senso buono, naturalmente. Perché i tre, con altri quattro, risolsero che la vita valesse la pena solo giocandola alla grande. E così il 15 agosto 1534, in una piccola cappella di Montmartre, i sette si consacrarono a Dio, dando origine alla Compagnia di Gesù. Dopo essere stato ordinato sacerdote a Roma, nel 1537, Francesco partì da solo per l’Oriente nel 1541. Secondo la mentalità dell’epoca, vi si recò per salvare l’Asia dalla dannazione sicura. La sua preoccupazione maggiore fu, coerentemente, quella di battezzare quanti più pagani possibile (arriverà a contare trentamila battesimi). E tuttavia questo presupposto, evidentemente errato, non gli impedì di mettersi anima e corpo al servizio dei poveri e degli oppressi che incontrò. I dieci anni trascorsi colà si dividono tra periodi di attività organizzativa e spedizioni missionarie, ciascuna della durata di circa due anni: in India (1542-44), alle Molucche (1545-47), in Giappone (1548-51). Morì solitario, il 3 dicembre 1552, sull’ isola di Sancian, da dove sognava di raggiungere l’immenso territorio della Cina, fino ad allora interdetto agli stranieri.

Anatolij Žurakovskij era nato a Mosca il 16 marzo 1897, da una famiglia di intellettuali agnostici. Nel 1915, terminato il ginnasio, si iscrisse alla facoltà di lettere e storia dell’Università di Kiev, dove conobbe padre Aleksandr Glagolev e padre Michail Edlinskij, la cui testimonianza lo convinse dell’importanza che i piccoli gruppi cristiani di base avevano in vista della rinascita della Chiesa. Decisiva fu, nello stesso tempo, la lettura di Giovanni Climaco, la cui Scala spirituale gli si offrì come sussidio concreto per giungere a quell’integrità interiore che da tempo lo attraeva. Negli anni successivi maturò la sua scelta radicale per Cristo, abbracciando un progetto di vita che, a partire dalla fede, coniugava il suo desiderio di vivere per Cristo e il suo amore per Nina Bogojavlenskaia, che sposò nel 1917. Il 18 agosto 1920, venne ordinato sacerdote nella Lavra delle Grotte di Kiev e, da subito, svolse il suo ministero con coraggio e libertà profetica. Nel 1923 fu arrestato, imprigionato e in seguito deportato nella lontana città di Krasnokokšajsk, dove la moglie lo seguì. Rilasciato nel dicembre del 1924, riprese la sua attività di pastore. A partire dal 1925, dopo la morte del patriarca Tichon, padre Žurakovskij prese a denunciare il quietismo e l’opportunismo della nuova gerarchia della Chiesa nei confronti degli abusi del potere sovietico. Il 14 ottobre 1930 venne arrestato. Il 20 settembre 1931 fu condannato alla fucilazione, ma la pena fu commutata in 10 anni di lager. Fu inviato a scontare la pena, dapprima, a Svir’lag, poi alle Isole Solovki e, infine, nei campi di concentramento cui era demandata la costruzione del canale mar Bianco-mar Baltico. Anche la moglie fu internata e condannata a tre anni di lager. Nel luglio del 1940 i parenti furono informati di un’ulteriore condanna a dieci anni di isolamento a regime duro, senza diritto di corrispondenza. In realtà padre Anatolij era già morto. Accusato, nell’agosto del 1937, di svolgere propaganda controrivoluzionaria nel lager, fu condannato, il 20 novembre, alla fucilazione. La condanna venne eseguita il 3 dicembre. Non si conobbe mai il luogo della sua sepoltura.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.11, 1-10; Salmo 96; Vangelo di Luca, cap.10, 21-24.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

Oggi si celebra la Giornata internazionale delle persone disabili, proclamata dalle Nazioni Unite nel 1992, con l’obiettivo di promuovere, nella popolazione, la comprensione dei problemi relativi alla disabiltà, e la mobilitazione perche siano sempre e in ogni situazione garantiti il rispetto per la dignità, i diritti e il benessere delle persone con qualche forma di disabilità. Nonché la valorizzazione dei contributi, spesso assolutamente preziosi, da esse apportate alla convivenza civile.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura il brano di una lettera di Anatolij Žurakovskij. Lo troviamo riportato nel testo di Sr. M. Benedetta dell’Unità, rinvenibile sotto il titolo “Anatolij Zurakovskij: Volto di Cristo e volto della Chiesa” nel sito di Cultura cattolica. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Siamo arrivati al limite estremo, all’orrore estremo, alla disperazione ultima. E quando pensavamo che tutti i fuochi si fossero spenti e che non ci fosse più speranza, abbiamo sentito dall’alto delle voci bianche che ci annunciavano che la salvezza esiste ed è vicina. Il mistero della Chiesa, il più dolce di tutti i misteri della terra, si è rivelato a noi nel segreto del cuore e noi d’un tratto abbiamo capito che la Chiesa, i Suoi doni, il Suo amore e la Sua grazia non sono per gli altri, ma per noi che l’avevamo perduta e ci eravamo smarriti. Ci siamo accostati alle alte mura della Chiesa e di là ci ha guardati il Suo Volto, e nei raggi dello sguardo divino i nostri occhi illuminati hanno potuto vedere ciò che ci sembrava perduto per sempre, irrealizzabile, irraggiungibile. Allora abbiamo capito che per tutta la vita, dagli anni della giovinezza pieni di dubbi e di ribellione, fino all’estrema vecchiaia piena di nostalgia e di dolorosa debolezza, avevamo sempre amato Lui solo. Lui solo avevamo cercato, a Lui solo anelava il nostro cuore. Abbiamo capito che vivere e servirLo sono la stessa cosa. Allontanarsi da Lui, staccarsi da Lui, significa morire. (Anatolij Žurakovskij).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Dicembre 2019ultima modifica: 2019-12-03T22:46:54+01:00da fraternidade
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