Giorno per giorno – 15 Novembre 2019

Carissimi,
“Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l’uno verrà preso e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà presa e l’altra lasciata” (Lc 17, 33-35). Stamattina, ci chiedevamo: come viviamo noi la nostra vita? A riguardo di essa, ci sono due dati imprevedibili (che noi vorremmo però tanto conoscere in anticipo): il quando e il dove accadrà che ce ne dovremo andare. Gesù non soddisfa la nostra curiosità, insiste invece su “come” noi viviamo il tempo presente che dura fino a quel giorno. Dipende, infatti, da noi se scegliere, nell’illusione che la vita non ci scappi dalle mani, di accaparrare tutto ciò che è possibile a nostro vantaggio (e che dovremo inevitabilmente lasciare), o se invece siamo disposti a perderla (e perciò a salvarla, nell’ottica del Regno) nel servizio e nel dono di noi stessi agli altri. O anche, se davanti all’incombere dei piccoli o grandi diluvi che minacciano la nostra umanità, ci diamo da fare per dedicare tempo e costruire ripari per salvare quanto è alla nostra portata (come Noè), o se procediamo con leggerezza come se nulla dipendesse da noi. Davanti alla casualità delle circostanze della nostra fine (“l’uno verrà preso e l’altro lasciato”), ciò che ci è affidato è la decisione riguardo a Gesù (Dio-salva) come modalità della nostra storia e come fine della nostra vita.

Oggi facciamo memoria di Vinoba Bhave, maestro della lotta non-violenta.

Di casta braminica, Vinayak Bhave, detto Vinoba, nacque l’11 settembre 1895, nel villaggio di Gagoda, in India. L’incontro con Gandhi, il 7 giugno 1916, cambiò il corso della sua vita ed egli cominciò a partecipare con entusiasmo alle attività dell’ashram di Gandhi e del movimento di indipendenza. Dopo l’assassinio di Gandhi, i discepoli del Mahatma si riunirono, nel marzo 1948 per approfondire le forme di lotta popolare non-violenta. Fu lanciato il movimento Bhoodan (Dono della terra), che mirava alla distribuzione della terra tra gli “harijans”, i paria senza-terra dell’India. Altri movimenti vennero poi per affermare il diritto di tutti alla salute, al lavoro, alle ricchezze, alla pace, alla vita. Per tredici anni, dal 12 settembre 1951 al 10 aprile 1964, Vinoba viaggiò attraverso l’India intera, mobilitando la gente, tentando di convincerla ad abbattere ogni barriera di casta, classe, lingua e religione. Il 7 giugno 1966, cinquant’anni dopo l’incontro con Gandhi, Vinoba lasciò le attività più esteriori per dedicarsi ad una forma più nascosta di azione spirituale. Morì il 15 novembre 1982 nel suo ashram di Paunar. Di sé ebbe a dire: “Sono un uomo che appartiene a un mondo diverso da questo. Perché pretendo di essere mosso solo dall’amore. È ciò che sento ad ogni momento”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro della Sapienza, cap.13,1-9; Salmo 19A; Vangelo di Luca, cap.17,26-37.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

Oggi, da noi, è l’Anniversario della Repubblica. Il 15 novembre 1889, il maresciallo Deodoro da Fonseca la proclamò con un golpe militare che, ponendo fine ai timidi tentativi riformisti dell’Impero, consegnò il Paese ad un’alleanza tra borghesia arraffona, latifondisti che non perdonavano l’abolizione della schiavitù, e militari scontenti. Non è gran cosa da festeggiare, ma, generalmente, è pur sempre l’occasione per un giorno di riposo e quando va per un ponte che si rispetti.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Vinoba Bhave, tratta dall’ampia antologia del suo pensiero, uscita con il titolo “Selections from Vinoba” (Nacional Gandhi Museum & Gyan Publishing House). Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
I tempi sono cambiati; ora solo la scienza e la spiritualità sono rilevanti. La spiritualità è destinata ad avere la precedenza sulla religione. Cattolici e protestanti romani combattono in Irlanda, anche sciiti e sunniti si stanno combattendo. Centinaia di persone sono state uccise in questi combattimenti. Ecco perché ora parlo di spiritualità anziché di religione. Non ci può essere una sola lingua in tutto il mondo. Esistono centinaia di lingue. Anche i poteri politici differiscono da nazione a nazione. Alcuni paesi e popolazioni navigano nella ricchezza, altri paesi sono molto poveri. Dov’è, dunque, l’uguaglianza? Un essere umano dovrebbe accettare l’altro come uguale a sé. Sotto ogni aspetto, tutti i pensieri che differenziano gli esseri umani, che causano disparità, saranno messi da parte e rimarrà solo la spiritualità. Solo quando saremo in grado di superare lingua, casta, religione, disuguaglianza di genere, economia, sette, partiti politici, nazionalità, diventeremo una cosa sola e unita. Siamo già tutti una sola cosa spiritualmente. Non importa se la persona ha un alto grado di istruzione ed è molto ricca o se é povera e non istruita, udire che qualcuno si è sacrificato per il benessere dei poveri, la renderà molto felice. Sapere che qualcuno ha ucciso un’altra persona gli causerà repulsione. Questa è la coscienza e sia la persona civilizzata che quella non civilizzata la posseggono, anche se non la esprimono allo stesso modo. I loro sentimenti sono gli stessi. Credo che questa coscienza umana sia la spiritualità. Le parole come sacrificio sono positive. Il vero significato della non violenza è “amare” – la “forza dell’amore”. (Vinoba Bhave, Selections from Vinoba).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 15 Novembre 2019ultima modifica: 2019-11-15T22:37:31+01:00da fraternidade
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