Giorno per giorno – 12 Novembre 2019

Carissimi,
“Anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. È la conclusione della parabola in cui Gesù tratteggia le relazioni comunitarie e il suo stesso agire, prendendo spunto dalle relazioni di lavoro che troviamo nel mondo. Solo apparentemente obbedienti alla stessa logica, in realtà totalmente differenti, contrarie. In queste infatti sperimentiamo l’atteggiamento di chi spadroneggia, sfrutta e mira solo al suo guadagno, in quelle verifichiamo la gratuità che deve necessariamente caratterizzare l’instancabile ministero pastorale (“arare e pascolare il gregge” del v. 7) nella vita della chiesa. Di chi deve aver sempre presente l’esempio di Gesù, che fino all’ultimo può dire di sé: “Io sono in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22, 27). Immagine dello stesso Dio, troppo spesso raffigurato nei panni del padrone. Servi, poi, non inutili, ma “senza utile”, senza lucro, senza vantaggio personale. Che fanno tutto per la maggior gloria di Dio, al servizio di fratelli.

Oggi il calendario ci porta le memorie di Nicolas Tum Quistan, martire in Guatemala, e di don Michele Do, cercatore instancabile di Dio. Per entrambi non disponiamo di molti particolari biografici, ma è comunque quanto basta.

Indigeno del villaggio di Chipaj, nel Quiché, Nicolas era catechista e ministro dell’Eucaristia. Nonostante il decreto delle autorità militari che proibiva le Celebrazioni della Parola, Nicolas ritenne importante continuare e ripeteva sempre: “In questo tempo di persecuzioni abbiamo bisogno più che mai di cibarci del Corpo di Cristo perché ci dia forza”. Per questo, ogni volta che poteva, raggiungeva la parrocchia più vicina per prendere e portare con sé il Pane eucaristico, nascosto tra il miglio e i fagioli. Un giorno l’esercito arrivò alla sua casupola per arrestarlo. Implorò: “Uccidetemi qui, non portatemi via”. I soldati gli spararono e se ne andarono. Ferito a morte, lasciò alla sposa e ai figli un ultimo messaggio: “Pregate Dio, perché avrete molto da soffrire. Non piangete per me, perché io muoio, ma risorgerò”. Era il 12 novembre 1980.

Michele Do era nato a Canale, nei pressi di Alba (Cuneo), il 13 aprile 1918. Ordinato prete il 21 dicembre 1941, dopo gli studi di teologia nel seminario di Alba e nell’Università Gregoriana, lasciò l’insegnamento in seminario, per ritirarsi in montagna, nella frazione di St. Jacques di Champoluc (Aosta), dove visse come rettore della piccola chiesa locale, ma dando nel contempo conferenze, predicando ritiri, animando incontri, finché, vecchio di anni, ma non di spirito, si trasferì nella piccola fraternità Casa Favre, che sorge sulle pendici del monte, sopra lo stesso villaggio, aperta all’accoglienza di quanti sono in ricerca. Fu, lungo la sua esistenza, compagno di cammino di David Maria Turoldo, Umberto Vivarelli, sorella Maria di Spello, Ernesto Balducci e di tanti altri, credenti e no, accomunati dalla sete di verità e di autenticità. “È stato una grande anima, uno spirito acceso dal fuoco vivo dello Spirito. Un cercatore instancabile di Dio”, come ha scritto Enrico Peyretti. Della chiesa aveva detto: “La Chiesa è cercare di avere una piccola luce dentro di noi e di metterla in comune per far nascere una ricchezza maggiore. Non è una soluzione ma una ricerca. […] Il primo ecumenismo non è la riconciliazione tra le chiese, ma con la Chiesa. Perché oggi il problema tocca la Chiesa in se stessa, come istituzione, e non solo le sue sbavature ed errori. Non discutiamo. Ne ho abbastanza delle discussioni. Invece conversiamo, mettiamo insieme le esperienze più vere, esprimiamo le cose profonde che ognuno sente. Nel discorso amico e nella preghiera emerge lo Spirito di Dio”. È morto sabato 12 novembre 2005 ad Aosta.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro della Sapienza, cap.2,23-3,9; Salmo 34; Vangelo di Luca, cap.17, 7-10.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di don Michele Do, tratta da un suo intervento dal titolo “Momenti fondamentali, essenziali dell’esperienza religiosa cristiana”, tenuto a Saint-Jacques, il 5 novembre 1985. Lo troviamo nel sito della Gioc (Gioventù operaia cristiana) ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Chi parla della fede e dell’esperienza religiosa come una facile consolazione non sa quello che dice. L’attesa di Dio è iscritta nel più profondo dell’uomo. Io sono una domanda, una tensione religiosa; essa non è sradicabile se non sradicando il più profondo di me stesso. È costitutiva di me. Ungaretti dice: “Si assopirà nel cuore dell’uomo la domanda di Dio?”. E soggiunge: “Dio è la nostra piaga celata. Il divino è iscritto dentro di me come attesa, come bisogno, come fame. Simone Weil in una pagina del libro “Attesa di Dio” dice (cito a memoria): “Non dipende dall’uomo credere nell’esistenza di Dio. L’uomo religioso è come il bambino che non sa se da qualche parte ci sia del pane che risponda alla sua fame, ma la cosa importante è che gridi la sua fame e la sua fame non è una supposizione, ma è l’assoluta certezza”. La ricerca religiosa è prendere coscienza di questa fame che è dentro di noi. Il bisogno di Dio è sufficiente a fondare la realtà di Dio? È Rossana Rossanda (facevo un cammino con questa donna con alte tensioni religiose anche se dice che non è una donna di fede) che mi ha posto questa domanda: “Il bisogno di credere è sufficiente per fondare la realtà di Dio?” Queste sono domande che vengono da animi nobili, che vorrebbero credere, ma non si riconoscono il diritto di credere. Io, dico no, però dico che il bisogno di credere è sufficiente a mettermi in cammino dietro queste segnalazioni interiori, a esplorare nella notte dietro queste chiarità stellari, è già importante che noi gridiamo la nostra fame; anche se qualcuno dice al bambino che non c’è pane, egli grida lo stesso. (Michele Do, Momenti fondamentali, essenziali dell’esperienza religiosa cristiana).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 12 Novembre 2019ultima modifica: 2019-11-12T22:34:10+01:00da fraternidade
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