Giorno per giorno – 02 Ottobre 2019

Carissimi,
“Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli” (Mt 18, 10). Questi “piccoli” cui Gesù si riferisce e di cui costituiva l’immagine viva il bimbo che egli aveva posto nel mezzo, nel rispondere alla domanda dei discepoli su chi fosse il più grande nel progetto del Padre, sono in realtà tutti coloro che, nella chiesa, come anche nella società, condividono col bambino lo stato di inferiorità, subordinazione, insignificanza, non autosufficienza, e coi quali lo stesso Gesù si identifica. Come, di fatto, aveva detto poco prima: “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” (v. 5). Più avanti, poi, in questo stesso discorso, che detta le regole della Chiesa, dirà: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (v. 20). Proprio come quel bambino. Assieme ai piccoli, gli ultimi, i senza-voce-in-capitolo di ogni tempo. Che, guai, se qualcuno nella chesa, arrivasse a disprezzarli – nei versetti che la liturgia di oggi tralascia, Gesù denuncia la terribile responsabilità di quanti, con il loro comportamento, ne ostacolano il cammino di fede – Dio infatti li considera come la pupilla dei suoi occhi. Sono i “loro angeli” che vedono costantemente Dio faccia a faccia: Dio non ne trascura un battito di ciglia. E noi?

Il calendario della Chiesa universale porta in questa data la Memoria degli Angeli Custodi. Il nostro calendario ci porta oggi la memoria dell’Anonimo Pellegrino russo, mistico ortodosso, e di Romano Guardini, teologo.

L’uso di una festa specifica dedicata agli Angeli Custodi si diffuse nella Spagna nel ’400, e nel secolo successivo in Portogallo, più tardi ancora in Austria. Nel 1670, il papa Clemente X ne fissò la data al 2 ottobre. Di essi il Martirologio Romano dice che “chiamati in primo luogo a contemplare il volto di Dio nel suo splendore, furono anche inviati agli uomini dal Signore, per accompagnarli e assisterli con la loro invisibile ma premurosa presenza”. Insomma, una sorta di “longa manus” del buon Dio presso ciascuno(a) di noi (ma anche nostra presso di Lui), per evitarci di pensare che Egli ci possa abbandonare anche solo un istante.

Lo starec Ambrogio, del monastero di Optina, ne parla in una sua lettera come di un semplice laico, “un contadino della provincia di Orel”, o forse “il mercante Nemyotov” discepolo dello starec Macario, predecessore di Ambrogio. Secondo l’igumeno Johann del monastero di Novy Valaam, in Finlandia, quel contadino, di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, sarebbe passato per il Monte Athos, dove avrebbe scritto per lo starec Ieronim Solomentsev, il resoconto dei suoi viaggi, decidendo poi di trattenersi lì come monaco. Di fatto, un manoscritto dei Racconti, in bellissima scrittura, è conservato ancor oggi nella biblioteca del monastero russo di S. Pantaleimone. Da quel manoscritto furono tratte le successive edizioni del libro che racconta il cammino mirabile del pellegrino che arrivò a capire e vivere il significato dell’espressione: “Pregate senza sosta”.

Romano Guardini era nato a Verona il 17 febbraio 1885. All’età di un anno fu portato a Magonza, dove suo padre era commerciante e console italiano, e rimase poi in Germania per tutta la vita. Dopo un iniziale entusiasmo per le scienze naturali, che cominciò a studiare a Tubinga, e per le scienze politiche, che prese a studiare a Monaco, inquieto e insoddisfatto, si riavvicinò gradualmente alla fede cristiana e decise poi di farsi prete. Intraprese quindi gli studi teologici a Friburgo, a Tubinga e, infine a Magonza, dove fu ordinato presbitero, nel 1910. Laureatosi in teologia a Friburgo nel 1915, e ottenuta l’abilitazione all’insegnamento della dogmatica cattolica a Bonn nel 1922, si dedicò contestualmente ad un’intensa attività pastorale parrocchiale, che lo mise a contatto con il movimento giovanile e con il nascente movimento liturgico. Tali frequentazioni maturarono in lui l’esigenza di una riflessione teologica attenta all’esistenza dell’uomo storico-concreto e intimamente animata dall’esperienza della vivente comunità cristiana. Le sue prime opere preannunciarono profeticamente, attraverso il superamento dell’individualismo religioso-borghese e del giuridismo ecclesiastico, la nascita di quella nuova coscienza della chiesa che qualche decennio più tardi avrebbe trovato espressione nello spirito e nei documenti del Concilio Vaticano II. Nel 1923 Guardini ottenne la cattedra di “Filosofia della religione e della visione cattolica del mondo” all’università di Berlino, dove, il suo insegnamento registrò un vasto consento e una crescente simpatia soprattutto negli ambienti giovanili. Accompagnò il suo impegno accademico, con un’intensa attività di conferenziere, predicatore e scrittore, che lo rese famoso anche all’estero. Nel 1939 il regime nazista gli revocò la nomina a professore, ed egli tornò ad insegnare solo alla fine della guerra, prima all’università di Tubinga e poi a quella di Monaco. Nel 1961 fu nominato membro della Commissione liturgica preparatoria del Concilio Vaticano II. Nel 1965 rifiutò la nomina a cardinale avanzatagli da Paolo VI. Morì a Monaco il 2 ottobre 1968. Di lui Hans Urs von Balthasar scrisse: “Forse al Guardini non si potrà risparmiare il rimprovero di non essersi staccato con sufficiente decisione, come cristiano, dal mondo borghese, di cui condivise la decadenza e la rovina. E, più precisamente, con una domanda: ha guardato egli in faccia l’urlante indigenza materiale delle masse umane? Ha sentito l’orrore provato dal giovane Marx davanti al mondo come esso è in realtà?”. Domanda che continua ad essere valida per gran parte delle nostre chiese.

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono propri della memoria odierna dei Santi Angeli Custodi e sono tratti da:
Libro dell’Esodo, cap. 23, 20-23; Salmo 91; Vangelo di Matteo, cap. 18, 1-5.10.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti, lungo i cammini più diversi, perseguono un mondo di giustizia, fraternità e pace.

Il 2 Ottobre, anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, è stato voluto dalle Nazioni Unite “Giornata Mondiale della Nonviolenza”. È un invito a tutti noi a conoscere e approfondire il pensiero e la pratica che caratterizzò questa Grande Anima del nostro tempo, per diventare a nostra volta testimoni di verità, giustizia, pace. In tempi difficili.

Bene, prendendo spunto dalla Giornata Mondiale della Nonviolenza, ci congediamo, lasciandovi ad una pagina di Mohandas Karamchand Gandhi, tratta da “Antiche come le montagne” (Edizioni di Comunità), una scelta dei suoi scritti e discorsi a cura di Sarvepalli Radhakrishnan. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
L’uomo e le sue azioni sono due cose distinte. Mentre una buona azione dovrebbe suscitare l’approvazione e un’azione cattiva la disapprovazione, colui che compie l’azione, sia essa buona o cattiva, merita sempre rispetto o compassione secondo i casi. “Odia il peccato e non il peccatore”, è un precetto che, benché abbastanza facile da comprendere, è messo in pratica raramente, e questa è la ragione per la quale il veleno dell’odio si diffonde nel mondo. Questa ahimsā è la base della ricerca della verità. Mi rendo conto ogni giorno che la ricerca della verità è vana, se non si fonda sulla ahimsā. È assolutamente giusto avversare e combattere un sistema, ma avversare e combattere l’autore equivale ad avversare e combattere se stessi. Infatti abbiamo tutti le stesse deficienze e siamo figli dello stesso e unico Creatore e, in quanto tali, la potenza divina in noi è infinita. Disprezzare un singolo essere umano è disprezzare questa potenza divina e quindi far torto non solo a quell’essere umano, ma, con lui, al mondo intiero. (M. K. Gandhi, Antiche come le montagne).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 02 Ottobre 2019ultima modifica: 2019-10-02T22:34:02+02:00da fraternidade
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