Giorno per giorno – 30 Agosto 2019

Carissimi,
“Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi” (Mt 25, 1-4). Il “regno dei cieli”, cioè, il regno di Dio sulla terra. E le dieci vergini, alcune sagge, altre stolte, o, a volte sagge, altre volte stolte. Come succede in ogni ambiente, e come un po’ con tutti, del resto. Persino con i geni o i santi! Chiamati, in questo caso, come comunità dei credenti, ad alimentare la fede e la speranza nella venuta dello Sposo – il Regno di fraternità, pace e giustizia per tutti -, attraverso i gesti dell’amore. Il che qualche volta ci può riuscire bene, altre meno. Siamo infatti umani, e per giunta, peccatori. Importante è non ingannarci e non pretendere di ingannare Lui. Che sopraggiunge, per così dire, ogni sera, in attesa dell’ultima e definitiva, per conferire lo stato delle nostre lampade, con cui ci aveva detto di illuminare il mondo, annunciando, testimoniando, anticipando, secondo le nostre forze e a misura della sua grazia, la felicità dei poveri, dei piccoli, degli ultimi, degli esclusi (cf Mt 5, 3), che è alla base del suo progetto di umanità. E, grazie a Dio, se, in caso di inadempienza, ci farà udire il suo: “In verità vi dico: non vi conosco” (v. 12), affinché ci si dia una mossa e non ci si illuda che tutto va comunque bene, anche se ci si mette a servizio di un Sistema di morte.

Il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria di Takla Haymanot, asceta e monaco in Etiopia.

Feseha Zion (Gioia di Sion) – questo il suo nome alla nascita – era nato a Zorare, nella regione dello Shewa, in Etiopia, il 24 del mese copto di Kiahk dell’anno 1215, nella famiglia del prete Sagaz Ab (Grazia del Padre) e di Egzi’e Haraya (Dio l’ha scelta), chiamata anche Sara. Una volta maggiorenne, i genitori gli scelsero una sposa, ma egli la rifiutò e si mise in viaggio per predicare l’Evangelo. Successivamente fu ordinato prete dal vescovo Keryllos II. A trent’anni il giovane, che aveva assunto il nome di Takla Haymanot (Pianta della Fede), si recò nel nord del Paese, entrando nel monastero di Dabra Hayk, dove era abate un monaco famoso, Iyasus Mo’a, sotto la cui guida restò nove anni. Da lì si spostò nel monastero di Dabra Damo, retto dall’abate Yohanni, che era stato in precedenza maestro spirituale dell’abate Iyasus. Assieme ad un gruppo di discepoli, Takla fece ritorno nella sua terra, dove fondò, nel 1284, il monastero di Dabra Asbo (che nel secolo XV assumerà il nome di Dabra Libanos). Uomo di grande preghiera e ascesi, circondato dalla fama di taumaturgo e di molteplici esperienze mistiche, Takla Haymanot visse gli ultimi anni in rigorosa solitudine. Dicono che usava pregare in piedi solo sulla gamba destra, tanto che la sinistra gli cadde atrofizzata. Morì quasi centenario il 24 di Mesra (corrispondente al 30 di agosto) del 1313. È considerato il santo più popolare in Etiopia.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera ai Corinzi, cap.1, 1-9; Salmo 145; Vangelo di Matteo, cap.24, 42-51.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Il 30 agosto è dedicato alla Giornata Internazionale dei Desaparecidos per ricordare le vittime delle dittature militari, ma non solo. Amnesty International denuncia infatti che la sparizione di oppositori o di semplici sospetti di terrorismo è ancor oggi pratica vigente in paesi come la Colombia, il Guatemala, l’Uganda, il Sudan, gli Stati Uniti, il Pakistan, il Nepal, lo Sri Lanka e altri ancora. È un invito alla vigilanza e alla mobilitazione, con gli strumenti e nelle sedi adeguate, perché tutto questo abbia fine. Piuttosto presto, possibilmente.

E, per stasera, è tutto. Nella Chiesa è costume fare memoria dei suoi santi e santi nel giorno della loro nascita alla vita del cielo, con le uniche eccezioni di Gesù, di Maria, sua madre, e di Giovanni Battista, dei quali si celebra anche la nascita terrena. Noi, oggi, si ricorderebbe la nascita di alcuni personaggi per i quali nutriamo una certa simpatia aggiuntiva, come il nostro Filipe Leddet, Cornelius Tholens, Henry Le Saux, Zeno Saltini, Paul Gauthier, tutti impegnati nella testimonianza dell’Evangelo su posizioni di frontiera, nel dialogo tra le religioni e nell’impegno sociale. Scegliamo, allora, di congedarci, cedendo la parola ad uno di essi, Henri Le Saux, con un brano tratto dal suo libro “Risveglio a sé, risveglio a Dio” (Servitium). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Quando la fede sembra svanire, nellla maggior parte dei casi è perché non era mai stata una vera fede. Così è per la fede che sparisce in conseguenza di un trattamento di psicoanalisi, con ciò stesso dimostrando ch’essa era una semplice compensazione o un diversivo e non era radicata nel centro dell’anima. Così è anche per il surrogato (Ersatz) della fede che cade allorché l’uomo finalmente incontra un ideale che esige da lui il dono di tutte le sue forze vive, lo scuote fin nelle profondità del suo essere e gli presenta come ragione di vita la sua dedizione. Non era allora nella persona di Gesù che costui, che si diceva cristiano, veramente credeva, ma soltanto in qualche ‘nozione’ circa il Salvatore, sentimentale o metafisica, che si era forgiato lui stesso a poco a poco o che, più o meno passivamente, aveva ricevuto dal suo ambiente. E soprattutto , una simile fede non era un impegno, un dono di sé per la vita e per la morte. La fede che ha aperto allo Spirito il centro spesso dell’anima non si affievolisce mai. Non sarà certo priva di interrogativi, ma i problemi riguarderanno sempre e soltanto i ‘segni’ in cui essa si fa concreta. Quanto più diventerà profonda, tanto più esigerà che questi segni siano trasparenti; ma attraverso tutte le prove e in mezzo a tutte le “notti dello Spirito”, essa rimarrà apertura essenziale e fedeltà allo Spirito, poiché è stabilita nella verità. È fondata sulla roccia (cf Mt 7, 24). (Henri Le Saux, Risveglio a sé, risveglio a Dio).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 30 Agosto 2019ultima modifica: 2019-08-30T22:34:44+02:00da fraternidade
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