Giorno per giorno – 07 Agosto 2019

Carissimi,
“Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio. Ma egli non le rivolse neppure una parola” (Mt 15, 21-23). Doveva essere una donna, straniera, per giunta, e pagana, a ricordare a Gesù, senza averlo per altro ascoltato, la sostanza del Sermone della montagna, su come agisce Dio, e su come perciò dobbiamo necessariamente agire anche noi. Se Dio fa sorgere il sole e scendere la pioggia, indifferentemente, su buoni e cattivi, giusti e ingiusti, credenti e non credenti, va bene che ti hanno insegnato: prima i nostri, ma tu, proprio tu, concesso che voglia riservare le pagnotte ai tuoi, negherai forse anche le briciole agli altri come me? Dicono che fu l’unica volta che Gesù, preso in castagna, per un momento arrossí. Sempre che, invece, come sostiene Rafael, il suo iniziale negarsi alla richiesta della donna, non sia stato altro che un espediente per farne emergere meglio la fede, a istruzione ed edificazione degli astanti. E anche nostra. La fede – e perciò anche la morale – è quella cosa lì: prendersi cura dell’altro nella sua necessità.

Oggi è memoria di Rabindranath Thakur (anglicizzato in Tagore), filosofo, poeta e mistico indiano.

Nato a Calcutta, il 6 maggio 1861, figlio di una famiglia di riformatori religiosi e sociali, che in tutte le maniere cercava di liberare l’India dai pregiudizi millenari che opprimevano il popolo, Rabindranath fu mandato, diciassettenne, in Inghilterra, per compiervi gli studi di Diritto; vi rimase un anno e mezzo, studiando però letteratura e musica. Tornato in patria, partecipò ai movimenti per l’indipendenza della India, ma quando questi imboccarono la via della violenza, se ne allontanò. Si rivelò presto poeta, musicista, teatrologo, novelliere e filosofo, profondamente identificato con la natura, innamorato della sua gente e, soprattutto, aperto all’infinito. Una serie di lutti, assai dolorosi lo segnarono profondamente nei primi anni del nuovo secolo: nel 1902 gli morì la moglie ventinovenne, Mrnalini, che gli aveva dato cinque figli, nel 1904 fu la volta di una figlia, l’anno successivo del padre e infine, nel 1907, perse il figlio minore. Notevole fu nella sua formazione l’influsso del misticismo dei sufi islamici e dell’insegnamento di Gesù, oltre che naturalmente del pensiero upanishadico. Per lui, la via migliore all’unione completa con Dio consiste nel donarsi con gioia all’amore e al servizio degli altri. Nel suo capolavoro, Gitanjali, scrisse: “Dammi la forza, o Signore, di non rinnegare mai il povero, / di non piegare le ginocchia di fronte al l’insolenza dei potenti”: vorremmo fosse il nostro programma di vita. Premio Nobel per la letteratura nel 1913, morì il 7 agosto 1941, acclamato da Gandhi come il “grande maestro” e riconosciuto da tutti gli indiani come il “sole dell’India”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dei Numeri, cap.13, 1-2. 25 – 14, 1.26-30; Salmo 106; Vangelo di Matteo, cap.15, 21-28.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti operano in vista della pace, della giustizia e della fraternità tra i popoli, quale che sia la fede religiosa o la filosofia di vita professata.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi una poesia di Rabindranath Tagore, tratta dalla sua raccolta Gitanjali. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
A lungo durerà il mio viaggio / e lunga è la via da percorrere. / Uscii sul mio carro ai primi albori / del giorno, e proseguii il mio viaggio / attraverso i deserti del mondo / lasciai la mia traccia / su molte stelle e pianeti. / Sono le vie più remote / che portano più vicino a te stesso; / è con lo studio più arduo che si ottiene / la semplicità d’una melodia. / Il viandante deve bussare / a molte porte straniere / per arrivare alla sua, / e bisogna viaggiare / per tutti i mondi esteriori / per giungere infine al sacrario / più segreto all’interno del cuore. / I miei occhi vagarono lontano / prima che li chiudessi dicendo: / “Eccoti!” / Il grido e la domanda: “Dove?” / si sciolgono nelle lacrime / di mille fiumi e inondano il mondo / con la certezza: “Io sono!” (Rabindranath Tagore, Gitanjali 12).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Agosto 2019ultima modifica: 2019-08-07T22:17:13+02:00da fraternidade
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