Giorno per giorno – 27 Luglio 2019

Carissimi,
“Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. (Mt 13, 24-28). E la parabola continua come sappiamo: i contadini segnalano il fatto al padrone del campo, e gli suggeriscono di eliminare la zizzania, prima che faccia troppo danno. E il padrone, in risposta: calma, calma, diamo tempo al tempo. Parabola, dunque, dei nostri giudizi un po’ sommari e delle decisioni affrettate che ne seguono, a fronte dell’atteggiamento paziente di Dio. Noi, stamattina, si pensava alla situazione che viviamo qui, con un governo che continua a manifestare insofferenza o indifferenza nei confronti dei problemi dei più deboli e indifesi (sem-terra, senza tetto, piccoli agricoltori, favelados, indios, tossicodipendenti, popolazione carceraria…), e di quanti si fanno carico della difesa vuoi della loro sopravvivenza, vuoi dei loro pochi diritti, additati tutti, con linguaggio d’altre epoche, come pericolosi comunisti; governo che, oltre alle politiche che diminuiscono i salari reali e i diritti (a lavoro, casa, salute, educazione) alle fasce più basse dei ceti produttivi, viene proponendo misure legislative che mirano a liberalizzare il mercato delle armi. In un Paese come il nostro dove, sia detto per inciso, si contano già 70 mila morti ammazzati ogni anno. Destinati a moltiplicarsi a dismisura, se, con l’approvazione della legge, ci si abbandonasse, come quasi inevitabile, alla logica dei servitori della parabola: eliminiamo la zizzania (identificata sempre con gli altri, diversi da noi), finché si è in tempo. Del resto, noi si ha un presidente che, a suo tempo, affermò che i problemi non si risolvono con la democrazia, che qui ci vorrebbe una guerra civile, che facesse almeno trentamila morti e se cadrà qualche innocente, pazienza. Il che, come si vede, è il contrario della logica del Signore della parabola, per il quale è bene aspettare il tempo della mietitura, quando tutto sarà più chiaro e si distinguerà meglio cos’era frumento e cosa zizzania. Ora, nei riguardi di noi stessi, si potrebbe cercare di anticipare il tempo della mietitura al nostro esame di coscienza di ogni sera: Cosa è stato oggi il buon grano che ha mostrato in me il regnare di Dio (il servizio, il dono di sé), e cosa invece il seme del Divisore (la prepotenza, l’indifferenza)?

Oggi è memoria di Titus Brandsma, martire del totalitarismo nazista a Dachau.

Anno Bjoerd Brandsma nasce a Bolsward, in Olanda, il 23 febbraio 1881, quinto di sei figli. A 17 anni entra nel Carmelo di Boxmeer, assumendo il nome di Titus. Ordinato sacerdote nel 1905 e conseguito il dottorato in filosofia all’Università Gregoriana di Roma, si dedica ad ogni tipo di apostolato, scrivendo libri e articoli su diversi periodici; tenendo conferenze e lezioni, dentro e fuori il convento; predicando e organizzando congressi, meravigliando tutti per la sua capacità di arrivare dappertutto. Riesce, tuttavia, ed è ciò che più importa, a mantenersi sempre uomo di preghiera, profondamente semplice ed umile. L’occupazione dell’Olanda da parte dei nazisti, il 10 maggio 1940, segna l’avvio di una politica di persecuzione nei confronti degli ebrei, ma anche di una coraggiosa resistenza da parte della gerarchia cattolica che, il 26 gennaio 1941, emetterà un dichiarazione con cui si negano i sacramenti ai cattolici che sostengano il movimento nazional-socialista e proibirà ogni forma di propaganda nazista sulla stampa cattolica. Tra le figure di spicco di questa resistenza c’è padre Titus. Ma non durerà a lungo. La sera del 19 gennaio 1942, infatti, è arrestato dalle famigerate SS e inviato in campo di concentramento. La colpa: i suoi articoli di denuncia contro la persecuzione che i “codardi nazisti” muovono agli ebrei e la sua difesa della fede cristiana contro il mostro del nazionalsocialismo. Saranno sei mesi di Calvario, soprattutto nell’inferno di Dachau. Fino a quando, il 26 luglio 1942, verrá ucciso con un iniezione di acido fenico. All’infermiera che gliela pratica, offre la sua corona del Rosario. Alla protesta di lei di non saper pregare, lui la rassicura: “Tranquilla, basta che tu dica: Prega per noi peccatori”. Lo testimonierà lei stessa al processo che precederá la beatificazione, avvenuta nel 1985.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dell’Esodo, cap.24, 3-8; Salmo 50; Vangelo di Matteo, cap.13, 24-30.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Titus Brandsma, tratta da un suo discorso del 1931, che troviamo riportata nel sito del Monastero Mater Carmeli di Biella, e che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La pace va ricercata e promossa soprattutto a livello di individui. Nel commercio e nell’industria, come nella politica e in tutti gli ambiti della vita sociale, la pace viene a mancare quando non si presta attenzione alle necessità degli individui, quando pensiamo che ci siano interessi più importanti del bene reale e concreto di tutti i fratelli e le sorelle, anche di coloro che hanno una fede, una cultura, una storia diverse dalle nostre. Una società che nella politica, nell’industria, nel commercio, ma oggi soprattutto nel settore dei divertimenti, del turismo, sappia vivere i principi dell’altruismo, dell’attenzione ai più deboli fra noi, dell’onestà verso tutti, questa è una società costruttrice di pace. (Titus Brandsma, da un discorso del 1931).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Luglio 2019ultima modifica: 2019-07-27T21:57:44+02:00da fraternidade
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