Giorno per giorno – 24 Luglio 2019

Carissimi,
“Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò” (Mt 13, 3-6). Dorvando, che da molti anni fa parte della Cammissione Pastorale della Terra, l’organismo ecumenico che accompagna le lotte dei Sem-terra, così come le rivendicazioni e l’organizzazione dei piccoli contadini, e che settimanalmente visita gli insediamenti agricoli della regione, stamattina, durante la condivisione della Parola, ci diceva dei diversi tipi di terra che è possibile trovare in ogni proprietà, e ne traeva come conclusione che questo è vero anche nella vita di ciascuno di noi, in relazione a ciò che succede del vangelo che viene seminato in noi. Così che dobbiamo guardarci bene dal pensare che terreno non produttivo sia sempre e solo quello degli altri, dato che già questo giudizio avventato mostrerebbe che il vangelo non sta dando i suoi frutti in noi. Dovremmo invece renderci più attenti a identificare le situazioni e le relative cause che ci impediscono o rendono comunque problematica una testimonianza genuina alla causa del Regno. Che non è la causa di una religione, ma la lotta in favore della vita, e vita abbondante, di tutti.

Il martirologio latinoamericano ci porta oggi la memoria di Ezechiele Ramin, missionario e martire in Brasile.

Ezechiele (Lele) Ramin era nato a Padova il 9 febbraio 1953, nella famiglia di Mira e Mario Ramin, di solide radici cristiane. Durante gli studi aveva preso progressivamente coscienza dei soprusi, ingiustizie e disuguaglianze che caratterizzano l’attuale modello di sviluppo. Si era perciò avvicinato all’Associazione Mani Tese, e aveva contribuito ad organizzarne un gruppo locale nella sua città, partecipando poi a numerosi campi di lavoro per sostenerne i progetti nei paesi del sud del mondo. Alla fine del 1972, si sentì chiamato ad un impegno più radicale e scelse di entrare tra i missionari comboniani. Ordinato sacerdote il 28 settembre 1980, fu inviato, nel gennaio 1984, a Cacoal in Rondonia, Brasile. Impegnatosi nel CIMI (Consiglio Indigenista Missionario), verrà da lì a poco assassinato per il suo impegno a fianco degli indios e dei sem-terra. Era il 24 luglio 1985. Pochi mesi prima di essere ucciso aveva scritto: “La vita è bella e sono contento di donarla. Voglio che sappiate questo”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dell’Esodo, cap.16, 1-5. 9-15; Salmo 78; Vangelo di Matteo, cap.13, 1-9.

La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace, quale ne sia il cammino spirituale o la filosofia di vita.

Ricordiamo anche, a due anni dalla scomparsa, la figura di Giovanni Bianchi, uno dei più significativi e lungimiranti leader del cattolicesimo democratico italiano. Nato a Sesto San Giovanni, il 19 agosto del 1939, fu parlamentare per diverse legislature, oltre che professore di Storia e Filosofia nei licei. Dal 1987 aveva guidato le Acli e poi, a partire dal 1994, il neonato Partito popolare italiano (Ppi). Ricca la rete dei suoi riferimenti culturali, sulla scia anche dell’amicizia con personalità come don Giuseppe Dossetti, a padre David Maria Turoldo, il teologo domenicano Marie-Dominique Chenu e il cardinale Carlo Maria Martini. Bianchi si è spento nella sua città natale, il 24 luglio del 2017.

E, nel congedarci, lasciamo la parola a Giovanni Bianchi, offrendovi in lettura un brano della relazione da lui presentata a Mosca nell’agosto 2007, nel corso di uno dei consueti incontri tra la fraternità di Sretenie (“Presentazione al Tempio”) di Mosca e San Pietroburgo e le Acli lombarde. Relazione che aveva il titolo “Conciliarità cristiana e solidarietà sociale”, sul tema della presenza cristiana nella società, in una prospettiva ecumenica. È questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Per lunghe strade cammina il credente. E con gli sguardi lunghi che lo Spirito Santo suggerisce. Sa di venire da lontano e di andare lontano. Sa di essere chiamato e di essere diverso: custode di una differenza che non soltanto a lui appartiene. Sa anche che il cristianesimo è storia, quella custodita dal passato, e quella della quale sempre lo Spirito getta indefettibilmente semi nel futuro. Sa anche che la fede, come la socialità e la politica, si pongono talvolta contro la storia. E’ sempre evidente che le parole contengono a fatica la ricchezza e le sfumature della realtà, soprattutto quando questa risulta profondamente segnata dalla spiritualità. Danno parzialmente conto del reale e malamente si lasciano tradurre in idiomi diversi. E’ il caso del termine sobornost, praticamente intraducibile nell’esperienza di chiesa italiana, e solo parzialmente approssimabile con la dizione “conciliarità cristiana”. Per cui mi sembra più agevole assumere il termine russo sobornost, così come fu fatto durante la stagione gorbacioviana con le parole perestròika e glasnost, rapidamente adottate dalla politica nel Bel Paese e dal lessico dei giornali. Sobornost dunque ci spiazza e ci interroga, con l’imbarazzo e la curiosità di chi avverte di accostarsi all’esperienza originale di fratelli nella fede, costretto a misurare insieme distanze e vicinanze. Ed ho scoperto che nel nostro caso le vicinanze sono maggiori delle distanze. Mi pare di intuire che l’ideale proposto da Khomyakov indichi un popolo di Dio che testimonia la chiamata divina praticando la carità fraterna, in ciò sostenuto, come palesemente accadeva nelle prime comunità, dallo Spirito Santo. Sintesi, ancora una volta, della Legge e dei Profeti. Invito alla paziente attenzione nella lettura dei segni dei tempi, lontana dagli estremismi delle ideologie così come dalle accelerazioni neoapocalittiche: perché a distinguere il credente non è l’impazienza, ma la perseveranza di chi sa lavorare e attendere con pazienza. (Giovanni Bianchi, Conciliarità cristiana e solidarietà sociale).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 24 Luglio 2019ultima modifica: 2019-07-24T21:56:30+02:00da fraternidade
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