Giorno per giorno – 07 Maggio 2019

Carissimi,
A coloro che avevano chiesto a Gesù: “Quale segno tu fai perché vediamo e possiamo crederti?”, Egli rispose che il vero segno è il pane di Dio, “colui che scende dal cielo e dà la vita al mondo” (Gv 6,30. 33). È ciò che abbiamo ascoltato nel Vangelo di stamattina, quando sapevamo già della Pasqua di colui che è anche il nostro patriarca, Jean Vanier. E non poteva esserci un testo più appropriato per tracciare la sua parabola esistenziale. Credere in Gesù di Nazareth come la parola di Dio, come il pane di Dio, come lo stesso Dio, significa, di fatto, accettare di entrare nel suo progetto di vita, di liberazione, di salvezza per il mondo, a partire dagli ultimi e più esclusi. Questo è ciò che Jean ha fatto, concretamente, nella sua testimonianza personale, e con la creazione delle comunità dell’Arca e di Fede e Luce, a loro volta, tempio della presenza sacramentale del Dio Povero nei poveri, realizzazione della promessa contenuta nelle Beatitudini. Con la sua partenza, Jean non si allontana da noi, ma è, al contrario, ancora più vicino, con la sua ispirazione e intercessione, a tutte le comunità, sparse nel mondo, anche a quelle che non avrebbe potuto più visitare. Noi possiamo solo lodare, ringraziare, adorare il Signore per segno e per il dono del pane, che ci ha fatto nella vita di Jean.

Oggi il martirologio latinoamericano fa memoria di Elvira Hernández e Idalia López, catechiste e martiri in El Salvador.

Elvira e Idalia erano due ragazze della stessa età che abitavano in un quartiere della periferia povera di San Salvador, chiamato La Fosa. Entrambe facevano parte della locale comunità cristiana. Elvira, dopo aver fatto la prima comunione, si inserì in un gruppo di adolescenti fortemente motivati e interessati ai problemi della realtà sociale. A 13 anni fece il suo primo discorso in pubblico sul tema: “Alla scoperta dell’ideale cristiano”. Più tardi, entrò in un’organizzazione che operava tra gli abitanti delle zone maggiormente emarginate, come maniera concreta di promuovere solidarietà. Un giorno, mentre si stava preparando per una celebrazione, venne raggiunta da una raffica di mitra partita da un veicolo in corsa e cadde morta, assieme ad un altro compagno della comunità. Era il 18 aprile 1980. Aveva 14 anni. Idalia López, era nata in una famiglia molto povera. Prendendo parte alla vita della comunità aveva imparato che il Vangelo non è solo Parola, ma è anche Vita. A tredici anni, nel giorno della sua prima comunione, si impegnò pubblicamente a lavorare in favore della sua gente. Quando nella comunità maturò l’idea di costruire un centro di salute, Idalia decise di fare un corso di pronto soccorso per lavorarvi come infermiera. A quindici anni si integrò in un gruppo giovanile della parrocchia di San Francisco Mejicanos. Nello stesso tempo si preparò per diventare catechista. Gli amici dicono che Idalia si distingueva per la profondità della sua riflessione, oltre che per la sua dedizione e la sua solidarietà con i più poveri. Uscendo da una riunione, il 7 maggio 1984, Idalia fu aggredita dai componenti di una ronda della difesa civile, che la ferirono ad una gamba. Quando già era a terra, furono su di lei e le spararono un colpo di grazia al volto.

I testi che la liturgia del giorno propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.7, 51 – 8, 1a; Salmo 31; Vangelo di Giovanni, cap.6, 30-35.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

È tutto, per stasera. E, ovviamente, noi ci congeda lasciando la parola a Jean Vanier, con la testimonianza proposta in coda ad una sua riflessione sul Vangelo giovanneo della Samaritana, durante un incontro a Roma. Il testo è riportato nel sito del Centro culturale Gli scritti, ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La nostra fede cristiana è semplicemente incentrata sull’amore. Se Gesù è venuto sulla terra è per rivelare che noi siamo amati È Gesù che ci chiama ad amare a nostra volta. Allora, cosa vuol dire amare? Amare innanzitutto non è fare qualcosa per qualcuno, ma è rivelare qualche cosa. Amare è rivelare. E cosa io rivelo quando amo qualcuno? Rivelo che tu sei importante, che tu sei prezioso, che la tua vita ha un senso. Tu sei importante per la società, per Dio, per la chiesa. Tu sei prezioso. È questo che è importante: di rivelare a qualcuno che ha un valore. Allora, come si rivela questo? Con tutto il nostro atteggiamento dinanzi a lui, con il modo con cui lo ascoltiamo, per il modo con cui ascoltiamo le sue difficoltà, le sue sofferenze, per il tono della voce, per tutto il nostro atteggiamento davanti a qualcuno. Voi sapete che c’è un modo di ascoltare che vuol dire: “Quello che tu dici è importante”. E c’è anche un modo di ascoltare con cui io dico che tu non dici niente di importante. Si rivela l’amore attraverso la tenerezza, l’ascolto, con tutto il nostro corpo. Il profeta Isaia quando parla dell’amore di Dio per il popolo – che non è solo per il popolo, ma per ognuno di noi – dice: “Non aver paura, io ti ho liberato, ti ho chiamato per nome, proprio tu, e tu mi appartieni. C’è un legame fra me e te. Se tu passerai attraverso i fiumi io sarò con te. Se tu passerai fra le acque, tu non sarai sommerso. Se passerai per il fuoco non sarai bruciato. Se tu passerai per la fiamma, non sarai consumato. Io sarò sempre, sempre vicino a te, per proteggerti”. Poi continua: “Perché tu sei prezioso ai miei occhi ed io ti amo. Io voglio che tu sappia che tu sei importante”. Amare è rivelare. Certo rivelando attraverso le cose che si fanno, con la nostra vicinanza, con la nostra tenerezza. Amare è anche comprendere. È molto importante che noi ci comprendiamo gli uni gli altri. Non giudicare, non condannare, ma comprendere. Il nostro pericolo è spesso quello di giudicare e di condannare le persone, al posto di comprendere. […] Bisogna comprendere le persone, bisogna comprendere la sofferenza delle persone, bisogna comprendere l’angoscia delle persone. C’è così tanta gente che si sente sola, che ha il cuore ferito. Molto spesso si giudica e si condanna: “Tu non sei adatto, tu sei cattivo”. Non è vero, tu non sei cattivo, tu sei un essere sofferente, tu hai sofferto, tu hai bisogno di un amico. (Jean Vanier, Meditazione sul brano della Samaritana).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Maggio 2019ultima modifica: 2019-05-07T22:49:43+02:00da fraternidade
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