Giorno per giorno – 01 Febbraio 2019

Carissimi,
“Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura” (Mc 4, 26-29). Dio stesso è quel contadino, che non cessa mai di gettare il seme della sua Parola nella terra, e che, tuttavia, in una determinata occasione, più che in ogni altra, a scanso di equivoci o fraintendimenti sempre possibili, lo ha fatto, seminando nella storia il suo stesso Figlio, la Parola eterna, consegnandolo apparentemente al destino di ogni altro seme, che è quello di annullarsi, scomparire e morire per germogliare, crescere, fruttificare e moltiplicarsi nella spiga. Che è la vita dell’umanità e del mondo. Parabola dell’agire stesso di Dio e della vocazione di ogni uomo che si voglia a sua immagine, segno, perciò, ogni volta, gravido dell’accadere, prima solo nascosto e poi manifesto del Regno, nel tempo che Lui sa. Ci sono momenti, nella storia comune e nella nostra esistenza personale – le notti che attraversiamo -, di frontei a un lutto, o ai troppi lutti, davanti al mistero della malvagità umana in tutte le sue molteplici forme, in cui arriviamo a chiederci: dov’è Dio? Che fa? Dorme? Non ci sono risposte facili e forse neanche semplicemente risposte, solo la possibilità che ci è data di testimoniare ostinatamente le ragioni della vita, attraverso il dono di noi stessi, come picccola anticipazione del Regno che attendiamo. Che sarà Cristo in tutti e in tutto.

Il martirologio latinoamericano ci porta oggi la memoria di Daniel Esquivel, operaio, martire in Argentina.

Daniel Esquivel era un giovane paraguaiano, membro della JOC (Juventud Obrera Cristiana), nel suo paese, e dell’Equipe di Pastorale dei paraguaiani a Buenos Aires, dove, dal 1970, viveva in una “Villa miseria”, cioè una baraccopoli, con migliaia di connazionali immigrati. Scomparve all’alba del 1º febbraio 1977, quando numerose automobili circondarono la sua baracca, ne scesero uomini armati che, dopo averlo picchiato brutalmente, lo portarono via. Furono inutili tutti gli sforzi fatti dal vescovo, dai preti e dai famigliari per averlo di ritorno o sapere almeno che fine avesse fatto. Nella memoria di chi lo conobbe resta un giovane che viveva il Vangelo minuto per minuto, in un servizio permanente ai fratelli, specialmente i più poveri. Avrebbe desiderato essere prete, senza smettere di fare l’operaio, ma non fu accettato per il fatto di non aver concluso neppure gli studi elementari. “Uomo semplice, trasparente, si presentava com’era. Servitore al cento per cento”, disse un suo compagno di lavoro. “Non si lamentava mai della sua situazione, anche se era stanco, affamato o malato… Al contrario, sempre con un sorriso, con una parola di incoraggiamento e molta fede in Dio”, commentava un’amica del luogo in cui abitava. “Noi sacerdoti vedevamo in lui un modello per il nostro sacerdozio”, disse un prete che lo conosceva bene. Quando sparì, Daniel aveva trentun anni.

Le letture proposte dalla liturgia odierna alla nostra riflessione sono tratte da:
Lettera agli Ebrei, cap.10, 32-39; Salmo 37; Vangelo di Marco, cap.4,26-34.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Non avendo a disposizione, di Daniel Esquivel, altri documenti che non siano la sua testimonianza di vita, scegliamo di congedarci, offrendovi in lettura una citazione di chi seppe essere a lungo voce profetica di questa nostra America Latina: Arturo Paoli. Tratta dal suo libro “Testimoni della speranza” (Morcelliana), pubblicato alla fine degli anni Ottanta, può aiutarci ancora a comprendere i sommovimenti di questi ultimi tempi nei Paesi del Subcontinente (compreso il nostro, compreso il vicino Venezuela) e la conseguente chiamata rivolta ai cristiani; ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Come i barbari scendevano verso il Sud dell’Europa depredandola, oggi predatori dell’America Latina scendono eleganti e profumati da un aereo, sono ricevuti in un aeroporto dai complici locali ai quali consegnano gli ordini delle divinità sconosciute: rovinare superfici dell’estensione di tre o più Paesi europei, tagliare interi boschi che mantengono l’equilibrio dell’atmosfera e, se necessario, sostituire governi meno docili con altri più docili. E il popolo che ignora queste misteriose discese dal cielo, il passaggio degli emissari del “dio” Pentagono o del “dio” Fondo monetario, porta su di sé la croce della povertà, della fame, della malattia, e non può percepire la relazione esistente fra l’arrivo di questi signori, che sembrano innocui turisti, e la sua propria storia di sofferenze. L’invito di Giovanni Paolo II ad aprire le porte a Cristo può restare molto astratto, se non si intende questa chiamata come una esortazione a prendere in considerazione il programma di Cristo. Di fronte alla radicale problematica della fede cristiana – scrive Walter Kasper – quello che veramente è necessario non è un teismo gracile, generico, vago ma soltanto la testimonainza chiara del Dio che vive nella storia, di quel Dio che per mezzo di Gesù nello Spirito Santo si rivelò concretamente. Rispettosamente e con tutta l’umiltà dell’ultimo dei cattolici vorrei fare pervenire al Papa, che rappresenta una tradizione secolare, un’esperienza condivisa da molte persone che ho incontrato nei vari strati della società. Sarà vero che il mondo non apre le porte a Cristo, o sarà vero il contrario? Cristo è stato allontanato dall’uomo e dall’umanità con il metodo della distanza che è la legge della cultura “occidental-cristiana”. Sulla corteccia degli alberi, dove si scrivono le dichiarazioni d’amore, sono state incise delle frasi che sembrano espressioni di una generazione che vuole aprire la porta a Cristo: “Cristo è vicino”, ma di fatto Cristo è prigioniero in un fortino costruito da una teologia più attenta a conoscere la sua essenza che il suo progetto. (Arturo Paoli, Testimoni della speranza).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Febbraio 2019ultima modifica: 2019-02-01T22:27:09+01:00da fraternidade
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