Giorno per giorno – 13 Gennaio 2019

Carissimi,
“Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Lc 3, 21-22). Noi, questo vangelo, lo si era già meditato giovedì sera, a casa di Laura e Rafael e di Anna Luisa e João Gabriel, riprendendo così, dopo la pausa natalizia, gli incontri della comunità. E la prima cosa che ci eravamo detti è che quella voce discesa dal cielo su Gesù, era fin da allora diretta a tutti noi. E neppure solo a noi cristiani, come si sarebbe portati a pensare (noi, al massimo siamo coloro che ne dovrebbero essere consapevoli), ma proprio a tutti. Questo, del resto, era già il significato dell’incarnazione del figlio di Dio, che però poteva ancora lasciare spazio a diverse interpretazioni. La voce udita nel battesimo, di Gesù, prima ancora che nostro, è la voce del Padre, che riconosce nel comportamento del Figlio che si fa solidale con i peccatori, l’immagine del padre che egli è, non più distinguibile da tutti gli altri figli. Nei quali non si vede più il peccato, ma solo l’amore che si nutre per Lui/loro. Noi si conosce qualche genitore che ha rinnegato il proprio figlio per le scelte sbagliate da lui compiute. Dio non potrebbe mai essere così. La sua scelta di amarci è irrevocabile, buoni o cattivi che si sia. Nel chiedere il battesimo per noi, per i nostri figli, noi gli chiediamo di farci un po’ somiglianti a Lui, in questa vocazione all’amore. Smetteremo così di vivere servendo il dio del nostro io e del sistema-mondo, per vivere, dopo aver annegato il nostro io e i valori del sistema, servendo Dio nei fratelli e sorelle, alla sequela di Cristo Gesù.

Oggi, Festa del Battesimo del Signore, i testi che la liturgia porpone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.40, 1-5. 9-11; Salmo 103; Lettera a Tito, 2,11-14; 3,4-7; Vangelo di Luca, cap.3, 15-16. 21-22.

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

Oggi il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria di George Fox, mistico e fondatore della Società degli Amici (Quaccheri).

Nato in una famiglia poverissima, nel luglio del 1624, a Drayton-in-the-Clay, nel Leichestershire (Inghilterra), Fox cominciò giovanissimo a lavorare in una bottega di calzolaio, ma, nel 1643, risolse di lasciare ogni cosa per dedicarsi, in una vita itinerante, alla lettura e alla meditazione della Bibbia. Ebbe esperienze mistiche che gli diedero la certezza che ogni credente, qualunque fede professi, può ricevere l’illuminazione spirituale, in forza della Presenza divina nascosta in ogni essere umano. Fox iniziò la sua predicazione pubblica a Leicester, nel 1647; tuttavia prendeva la parola solo quando si sentiva animato dall’ispirazione divina. È questa un’usanza che continua ancora oggi tra i quaccheri, le cui riunioni sono caratterizzate da lunghi silenzi, volti a favorire quel raccoglimento che permette di raggiungere una profonda comunione con Dio. Fox fondò un vasto movimento tra le classi diseredate, che prenderà il nome di Società degli Amici, richiamandosi all’espressione di Gesù: “Voi siete miei amici, se farete ciò che vi comando” (Gv 15,14). Il movimento si sparse presto in tutta l’Inghilterra. Persecuzioni, condanne, arresti non valsero a fermare Fox né i suoi seguaci: a tutto essi reagivano con serenità e senza mai opporre violenza, nella coscienza di dover “rispondere a ciò che v’è di Dio” in ogni uomo, perfino nei loro persecutori. Fox sentì con grande chiarezza la problematica sociale del suo tempo. Sostenne la riforma giudiziaria e carceraria, l’abolizione della schiavitù, la diffusione dell’istruzione elementare. Nel 1670-73 si recò a predicare in America. Anche lì, nonostante le persecuzioni, si videro presto i frutti della sua attività missionaria. Tornato in patria, morì a Londra il 13 gennaio 1691.

Noi di don Primo Mazzolari facciamo memoria il 12 aprile, che è la data della sua pasqua. Oggi, comunque, ne ricordiamo la nascita e, nel congedarci, scegliamo di rendergli omaggio, cedendo a lui la parola, con un brano tratto dal suo libro “Tempo di passione” (Paoline). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Chi mi ha condotto in chiesa questa sera? Chi m’ha gettato contro codesto crocifisso enorme proprio in questo Venerdì santo? Tutti e nessuno. Bisognava pure che quel “resto” senza nome, che nessuno vuole, che nessuno capisce, lo mostrassi a qualcuno: bisognava trovargli un nome (c’è troppa orfanezza nel mio cuore!), un rifugio. E adesso che ne so il nome, che ne vedo il volto, cos’ho guadagnato? Quando troverò uno che ha fame… non gli potrò più dire (era così spiccio e comodo!): “Non so chi tu sia”, perché ti ho visto. Davanti allo sguardo mortificato del mio operaio, al quale nego l’aumento del salario, adesso che tutto cresce, non potrò più voltargli le spalle dignitoso e sdegnato, perché io non ti posso più licenziare, o Cristo. Se vedrò piangere, non potrò più scantonare, perché sei tu che piangi. Quando leggerò dei morti che la guerra ammucchia, non potrò pensare che i miei dividendi crescono per la sola ragione che gli altri muoiono, perché tu mi obbligheresti a guardarmi le mani. E chi può guardare delle mani, le proprie mani che grondano sangue? Questo ho guadagnato stasera. Il “resto” che da anni e anni, con sforzi disumani ero riuscito a serrare in un angolo morto della mia anima, ha rotto gli argini, m’inonda e mi sommerge. Per la prima volta, a faccia aperta, ho fissato in volto il mio male. Crocifissi come te. Ma tu, dall’alto della tua croce, invochi perdono: noi, dalla nostra croce, odiamo; tu doni il Paradiso a un ladrone, noi togliamo il pane anche all’orfano. Tu sulla croce, sei nudo, sei l’uomo. Noi siamo obbligati a portare la maschera dell’uomo forte, dell’uomo grande, dell’uomo implacabile… fin sulla croce. Signore, toglimi questa maschera, fammi vedere come sono, come siamo per avere almeno pietà gli uni degli altri. Tu ci hai comandato di amarci gli uni gli altri come tu ci ami. Ho paura che quel giorno sia ancora molto lontano, troppo lontano. Almeno potessimo arrivare ad aver pietà gli uni degli altri! A vivere e a morire da uomini, da poveri uomini come siamo, in pace con noi stessi! (Primo Mazzolari, Tempo di passione).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 13 Gennaio 2019ultima modifica: 2019-01-13T22:34:20+01:00da fraternidade
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