Giorno per giorno – 10 Novembre 2018

Carissimi,
“Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona” (Lc 16, 9. 13). Ogni ricchezza, finché c’è un povero, è disonesta, perché ci ha portato ad accumulare i beni, sacrificando il fratello. Questo può anche non piacere, ma è la verità del Vangelo. Lo scandalo della miseria devastante che attanaglia gran parte della popolazione del mondo rappresenta la più evidente sconfessione di una società che si pretende cristiana, popolata forse di dèi, che le hanno permesso di arricchirsi a spese dei più, ma orfana dell’Abba di Gesù. Ai cristiani che si vogliano davvero tali non resta che, per quanto è possibile, praticare una radicale obiezione di coscienza, per poter già adesso abitare in quelle “dimore eterne”, che sono la stessa presenza di Dio tornato dall’esilio, e non udire così pronunciata su di loro la sentenza di Gesù con cui si chiudeva il vangelo di oggi: “Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio” (v. 15).

Oggi la comunità fa memoria di Leone Magno, pastore e maestro della Chiesa, di Odette Prévost, contemplativa e martire in Algeria, e di Ken Saro-Wiwa, martire per i diritti del suo popolo.

Nato in Toscana, nell’anno 400 circa, Leone fu consigliere dei papi Celestino I e Sisto III e dovette certo avere buone qualità diplomatiche se, semplice diacono, fu inviato nelle Gallie, nel 440, per sanare il conflitto – sfociato in guerra civile – tra il generale Ezio e il prefetto del pretorio Albino. Durante questa missione fu raggiunto dalla notizia della morte del papa e della sua elezione a vescovo di Roma. Assunse la guida della Chiesa in un’epoca di grandi difficoltà politiche e religiose. Di fatto, nei ventuno anni del suo pontificato si succedettero quattro imperatori, uno cacciato appena eletto e gli altri assassinati. La giovane Chiesa era attraversata da diatribe e discordie. E Leone si diede da fare, con azione energica e capacità di persuasione, per preservare l’integrità della fede, difendendo l’unità della Chiesa. Teologo eccellente, approfondì soprattutto il mistero dell’incarnazione di Cristo e difese la funzione primaziale del pontefice romano. Di lui ci restano 96 discorsi e 173 lettere, oltre a numerose omelie. Per salvare la città di Roma dai saccheggi dei barbari, non esitò ad affrontare Attila e Genserico, allontanando così un pericolo che sembrava irriversibile. Morì il 10 novembre del 461.

Odette Prévost, era nata il 17 luglio 1932 a Oger, Marne (Francia), ed era Piccola Sorella del Sacro Cuore, una delle congregazioni della famiglia di Charles de Foucauld. Con altre due religiose, Chantal e Anne-Marie, viveva a Apreval, in una povera casa, uguale a tutte le altre, alla periferia di Algeri. La mattina del 10 novembre 1995, mentre Odette e Chantal si recavano alla chiesa parrocchiale per partecipare alla messa, un uomo, sceso da un’automobile, sparò ripetutamente su di loro. Colpita in piena fronte, Odette morì sul colpo, mentre Chantal, pur gravemente ferità, sopravviverà. Su un foglietto che si portava addosso, al momento della morte, c’era scritto: Vivi il giorno d’oggi, / Dio te lo dona, è tuo, / Vivilo in Lui. // Il giorno di domani è in mano a Dio, / non t’appartiene ancora. / Affidalo a Lui. // Il momento presente è una fragile passerella, / se tu la carichi dei rimpianti di ieri, / dell’inquietudine del domani, / la passerella cede e tu precipiti. // Il passato? Dio lo perdona. /L’avvenire ? Dio te lo dona. /Vivi, dunque, il giorno d’oggi / in comunione con Lui.

Ken Saro-Wiwa, il cui vero nome era Kenule Benson Tsaro-Wiwa, era nato a Boré (Nigeria), il 10 ottobre 1941). Già negli anni degli studi universitari si scoprì drammaturgo e scrittore. In seguito affiancò alla produzione artistica l’impegno attivo nella vita pubblica. A partire dagli anni ottanta si fece portavoce delle denunce e delle rivendicazioni delle popolazioni del delta del Niger nei confronti delle multinazionali petrolifere, responsabili del massiccio inquinamento che poneva in serio pericolo le culture di sussistenza e l’intero ecosistema della regione. Nel 1990 fondò il MOSOP (Movement for the Survival of the Ogoni People). Tale movimento ottenne risonanza internazionale con una manifestazione di 300.000 persone che lo stesso Saro-Wiwa guidò dopo essere stato rilasciato da una detenzione di alcuni mesi comminata senza processo. Il 21 maggio 1994 venne nuovamente arrestato nel 1994, con l’accusa di aver incitato all’omicidio di quattro presunti oppositori del MOSOP. Nel febbraio 1995, dopo averlo sottoposto a dieci mesi di regime carcerario duro e a ripetute torture, il regime militare decise di processarlo. Scrivendo, nel maggio 1995 all’Associazione mondiale degli scrittori, affermò: “Che io viva o muoia è insignificante. È sufficiente sapere che ci sono persone che impiegano tempo, denaro ed energia per combattere questo male tra i tanti che predominano nel mondo. Se non hanno successo oggi, avranno successo domani. Dobbiamo continuare a lottare per rendere il mondo un luogo migliore per tutta l’umanità. Ognuno con il suo piccolo contributo, a modo suo. Vi saluto tutti”. Il 31 ottobre, al termine di un processo-farsa che suscitò le più vive rimostranze da parte dell’opinione pubblica internazionale e le proteste di numerose organizzazioni per i diritti umani, Ken Saro-Wiwa, con altri otto imputati fu condannato a morte. L’impiccagione venne eseguita il 10 novembre 1995, a Port Harcourt. Nel 2009, la Shell accettò di patteggiare il pagamento di 15 milioni e mezzo di dollari, per evitare di essere trascinata nel processo intentato contro di essa per complicità con l’ex regime militare nigeriano in tali condanne a morte.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Filippesi, cap.4, 10-19; Salmo 112; Vangelo di Luca, cap.16, 9-15.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Odette Prévost, che troviamo nel sito di “Eglise catholique d’Algérie” e che è, per oggi, il nostrol nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Partecipo sempre al gruppo del Ribat: cristiani e musulmani, vogliamo reciprocamente che il cammino dell’altro sia per lui un vero percorso verso Dio – e insieme vogliamo stare davanti a Lui nell’incontro, nella fiducia e nella preghiera. Il gruppo è cresciuto molto in profondità e veri legami di amicizia si sono creati tra di noi (ci incontriamo due volte all’anno nel monastero trappista di Tibhirine). Naturalmente queste esperienze profonde sono rare, ma che fonte di gioia: una sorta di presenza di Dio resa tangibile! Il più delle volte viviamo i nostri incontri quotidiani in modo molto semplice, condividendo una cipolla, prestando un uovo, è condividere l’amicizia nel rispetto e nella verità – e molto spesso nella scoperta meravigliata di ricchezze umane insospettate, nascoste, la generosità dei poveri che ci supera sempre e ci interpella. È, senza dubbio, al centro di questa vita semplice e condivisa che rispondiamo a questa chiamata permanente di Dio a cercarlo, a scoprirlo, “nascosto nel cuore del mondo come un fuoco” (piccola sorella Odette Prévost).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 10 Novembre 2018ultima modifica: 2018-11-10T22:30:53+01:00da fraternidade
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