Giorno per giorno – 14 Luglio 2018

Carissimi,
“È sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari! Non li temete dunque, poiché non v’è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce” (Mt 10, 25-27). Volesse il cielo che noi si giunga un giorno ad essere almeno un po’ come il Maestro! Per altri, certo, questo è stato ed è vero. È l’esperienza e la storia vissura dai santi, riconosciuti come tali che siano, o, più spesso, anonimi. Credenti o, paradossalmente, ritenuti non credenti. Magari vicinissimi a noi. Che, conoscendo o no, la verità del Padre, lo hanno, in ogni caso, confessato nel loro vivere la fraternità fino alle estreme conseguenze. Sfidando le potenze che dominano il Sistema, offrendo la loro vita, giorno per giorno, a tutela della vita altrui. Che è l’unica maniera di riconoscere il Cristo, il quale, a sua volta, promette ci riconoscerà come suoi davanti all’Abba. Non c’è vita che non sia preziosa agli occhi del Padre, al quale importa persino la morte di un qualunque passerotto (cf v.29). E, a noi, quanto importa la morte degli altri?

Il nostro calendario ecumenico ci propone oggi le memorie di Nersēs di Lambron, pastore e testimone di ecumenismo, e di Ahmad al-Alawi, mistico islamico.

Battezzato con il nome di Smbat, Nersēs era nato nel 1153 a Lambron in Cilicia, figlio di Oshin II, signore del luogo, e di Shahandukht, discendente di Gregorio l’Illuminatore. Adolescente, fu dai genitori inviato presso lo zio Nersēs Šnorhali, catholicos degli Armeni, che lo ordinò sacerdote. Il giovane si dimostrò presto versato nelle scienze sacre e profane e acquisì una profonda conoscenza di greco, latino, siriaco e copto, al punto che il nuovo catholicos armeno, Grigori Tlay, decise di nominarlo e consacrarlo vescovo di Tarso, quando era solo ventitreenne. Da allora e fino alla morte si dedicò con passione alla causa dell’unità tra la chiesa greca e quella armena, separate dall’epoca del Concilio di Calcedonia, scontando opposizioni, calunnie e umiliazioni da parte di entrambe le chiese. Morì il 14 luglio 1198 ed è dottore della Chiesa armena.

Abul Abbas Ahmad ibn Mustafa al-Alawi al-Mostaganimi, questo il suo nome completo, nacque a Mostaganem, nell’estremo nord dell’Algeria, vicino alla frontiera col Marocco, nel 1869. Di famiglia umile e rispettata, apprese il mestiere di calzolaio e visse per molti anni esercitando questa professione. Già da ragazzo manifestava un grande interesse per la vita dei mistici, ma la sua vita mutò radicalmente quando incontrò colui che sarebbe diventato il suo maestro, lo sceicco al-Buzidi, della Tariqah Darqawiya. A partire da allora il suo negozio venne trasformandosi in un vero e proprio centro di spiritualità, in cui era più il tempo dedicato alla preghiera che alla riparazione delle scarpe. Quando nel 1909 al-Buzidi morì, al-Alawi fu scelto come suo successore alla guida della Confraternita. Si dedicò allora a tempo pieno alla Tariqah, cominciando a percorrere la regione del Magreb e altri paesi per insegnare la sua dottrina e soprattutto la pratica del dhikr (l’invocazione dei nomi di Dio). Nel 1914 diede vita ad una Tariqah indipendente. Conoscitore degli altri cammini religiosi, lettore appassionato degli evangeli, soprattutto di quello giovanneo, visse e annunciò il cammino della contemplazione, in modo da affascinare poveri contadini, pastori, artigiani, guardato invece con sospetto da teologi, eruditi e giuristi islamici del suo tempo. Gli ultimi anni della sua vita videro al-Alawi consumarsi lentamente; le condizioni di salute precipitarono, l’alimento quotidiano si ridusse a un po’ di latte e a qualche dattero e lo sceicco, sempre più immerso nel nome di Dio, dedicava i momenti in cui gli era consentito a istruire i discepoli, nella sua zawia, nella città natale. La mattina del 14 luglio 1934, mandò a chiamare il medico e gli disse: “È per oggi. Promettetemi di non far nulla e di lasciare che le cose accadano”. Il dottore gli rispose che non vedeva peggioramenti nel suo stato di salute. Ma egli insistette: “So che è per oggi. Bisogna lasciarmi tornare nel grembo di Dio”. Due ore dopo si spense.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.6, 1-8; Salmo 93; Vangelo di Matteo, cap.10, 24-33.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È tutto, per stasera. Nersēs di Lambron, durante il Sinodo pan-armeno di Hromklay, svoltosi nell’aprile del 1179, tenne un importante discorso volto a favorire la ricerca dell’unità tra gli armeni e gli ortodossi. Di esso, pubblicato con il titolo “Il primato della carità” (Qiqajon), vi proponiamo, nel congedarci, un brano come nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Per la nostra ostinata inimicizia noi commettiamo peccati che conducono alla morte, poiché ci siamo sottratti al comando che ci insegna a ottenere il perdono perdonando; infatti non solo si bestemmia lo Spirito santo, ma una chiesa insulta un’altra chiesa. È una trasgressione che non è rimessa dal perdono poiché è indurimento nel male. Noi infatti abbiamo abbandonato la carità che è il primo dei comandamenti e la fonte del bene, e abbiamo aderito all’inimicizia facendoci inventori di ogni male. E mentre la carità non è invidiosa, noi che ci siamo formati alla legge dell’inimicizia ci siamo invidiati a vicenda. La carità non è aggressiva, e noi incessantemente abbiamo tramato e tramiamo il male gli uni contro gli altri. La carità non è gelosa, e noi, per gelosia, denigriamo gli altri. La carità non cerca il proprio interesse, e noi non ci limitiamo a cercare il nostro, ma in modo ingiusto rigettiamo reciprocamente il diritto altrui e stabiliamo il nostro, e così ci allontaniamo dalla pace. (Nerses di Lambron, Il primato della carità).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle dela Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 14 Luglio 2018ultima modifica: 2018-07-14T22:24:52+02:00da fraternidade
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