Giorno per giorno – 26 Giugno 2018

Carissimi,
“Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi” (Mt 7, 6). Stamattina, nella preghiera in monastero, ci si diceva che questa sentenza di Gesù, a prima vista così dura, irriverente e intollerante, se intesa genericamente rivolta ai pagani, acquista il valore di un avvertimento del tutto giustificato se riferita al Potere pagano che opprimeva allora la nazione e alla sua capacità di manipolazione delle cose più sante. Il che, aggiungevamo, vale anche oggi. Basta vedere l’uso blasfemo che un Potere astuto fa dei simboli del sacro, con il beneplacito di interessati cappellani di corte, al centro e alla periferia dell’Impero, negli Stati Uniti di Tramp, come in Ungheria, in Polonia, in Baviera, o da voi, nell’Italia padanizzata, o qui da noi. Come anche, nella Russia di Putin. Che poi il Potere faccia professione di fede evangelica, o cattolica o ortodossa, per illudere chi ha tutto l’interesse a lasciarsi illudere, è del tutto indifferente. Che almeno chi al Vangelo ci tiene per davvero, ne sia cosciente.

Oggi facciamo memoria di don Lorenzo Milani, prete dalla parte degli ultimi. Quello di “I care”, mi interessa, mi preoccupa, ho cura. L’esatto contrario del “Me ne frego”. Con lui ricordiamo Hans Urs von Balthasar, uno dei teologi più prolifici e prestigiosi del secolo scorso.

Lorenzo Milani era nato a Firenze il 27 maggio 1923, da una famiglia della borghesia intellettuale, di tradizione agnostica. Ebreo per parte di madre, nel 1943 si convertì al cristianesimo e decise di diventare prete, solo, come scriverà, “per spogliarsi di ogni privilegio”. Ordinato nel 1947, fu subito visto con sospetto e perseguitato dalla gerarchia ecclesiastica per il radicalismo delle sue scelte a favore dei poveri. Mandato al “confino ecclesiastico” in un paesino di montagna, organizzò una scuola per restituire la parola a quelli che chiamava i “paria” italiani. A loro, sempre severo, esigente, intollerante, ma tenerissimo, dedicherà tutto se stesso, sino alla fine. Nel 1965, con una Lettera ai Cappellani militari, prese posizione a favore dell’obiezione di coscienza. Venne denunciato e processato. Morì dopo una lunga malattia, a 44 anni, il 26 giugno 1967, poco dopo aver terminato di scrivere con i suoi studenti “Lettere a una Professoressa”, una denuncia della scuola classista che escludeva inesorabilmente i figli dei poveri. Le sue ultime parole, prima di morire, furono: “Un grande miracolo sta avvenendo in questa stanza”. Che miracolo? “Un cammello che passa nella cruna di un ago”. Ai suoi ragazzi aveva lasciato scritto: “Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto”.

Nato a Lucerna (Svizzera) il 12 agosto 1905, Hans Urs von Balthasar entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù il 28 novembre 1928 e fu ordinato prete il 26 luglio 1936. Da allora in avanti dedicherà tutta la sua vita allo studio e all’approfondimento delle questioni teologiche a stretto contatto con i maggiori teologi del tempo, ma anche con l’apporto (che il nostro considererá indispensabile per intendere la genesi e il significato complessivo della sua opera) di Adrienne von Speyr, una donna, il cui cammino di fede fu segnato da straordinarie esperienze mistiche e con cui fondò l’istituto secolare Comunità di san Giovanni. Lasciata la Compagnia di Gesù nel febbraio 1950, von Balthasar guadagnò, nei decenni successivi, crescente spazio e attenzione sulla scena teologica internazionale. Pose come obiettivo della sua produzione teologica: “dimostrare la realtà di Cristo come la cosa insuperabilmente massima, id quo majus cogitari nequit, perché precisamente è la parola umana di Dio per il mondo, è l’umilissimo servizio di Dio che adempie oltre misura ogni mira umana, è l’estremo amore di Dio nella gloria del suo morire, affinché tutti oltre se stessi vivano per lui”. Che è, appunto, l’Amore. Von Balthasar morì il 26 giugno 1988, mentre si apprestava a celebrare messa.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2° Libro dei Re, cap.19, 9b-11. 14-21.31-35a.36; Salmo 48; Vangelo di Matteo, cap.7, 6.12-14.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

Oggi è anche la Giornata mondiale di lotta alle droghe, questa forma di lento e inesorabile suicidio, diffusa, diffusissima, anche in questo nostro paese e perfino in questo sperduto angolo della periferia del mondo. Ed è anche la Giornata Internazionale di appoggio alle vittime della tortura, voluta dall’ONU, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessitá di por fine all’uso della tortura e ottenere da tutti l’applicazione della Convenzione contro i trattamenti crudeli, disumani e degradanti contro la persona. Siamo chiamati anche noi a fare la nostra parte.

Èd è tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una pagina del libro “Don Lorenzo Milani. Dal motivo occasionale al motivo profondo” (Società Editrice Fiorentina). Scritto da Edoardo Martinelli, uno dei ragazzi di Barbiana, ci dice degli ultimi giorni del priore. Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La bocca, per un paio di settimane, gli era diventata una piaga. Doveva bere molti liquidi. I ragazzi a turno lo accudivano, il giorno e la notte. Non potendo più parlare si mise a scrivere bigliettini. Alcuni li scrisse anche a don Bensi nell’unica visita, nei due mesi di malattia terminale. Così descrive tale momento il vecchio sacerdote, scosso dall’emozione: “Me li scrisse quando andai a vederlo l’ultima volta. Molto belli, almeno per me. Mi dicono tanto, perché rivivo quella scena orrenda. Per vincere la commozione, ci si difendeva un po’ tutti e due con l’ironia. Mi scrisse un biglietto: “Mi diverte l’idea che oggi parlo peggio del mio Marcello”. Cercai di ribattere nello stesso tono: “Ma si può sapere che cosa vuoi? Sei insopportabile! Hai un dottore per le ciglia, un dottore per le unghie del piede sinistro. Questa non è l’agonia d’un povero prete!”. E lui scrisse la risposta: “Perché mi prende in giro della mia morte superorganizzata? Non le piace?” e accennando ai suoi ragazzi che, come al solito, erano nella camera: “Io non ho mai fatto a nessuno quello che questi figlioli fanno a me. Passo le nottate a ammirarli”. E in un altro biglietto: “Ora comincio a essere stanco oltre i limiti della mia capacità. Ma spero che non sia una bestemmia”. E in un altro ancora, accennando all’ultima eucarestia che aveva avuto: “Era difficile indovinare meglio il giorno del Viatico, perché il giorno dopo non potevo più inghiottire”. Non tornai a trovarlo. Glielo dissi: “Abbi pazienza, ma io a vederti morire non ci sto”. Fu la sua mamma a telefonarmi la notizia della morte”. (Edoardo Martinelli, Don Lorenzo Milani. Dal motivo occasionale al motivo profondo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 26 Giugno 2018ultima modifica: 2018-06-26T22:08:28+02:00da fraternidade
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