Giorno per giorno – 16 Giugno 2018

Carissimi,
“Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt 5, 33-34. 37). Questo è uno di precetti che, un po’ ovunque, si continua allegramente a trasgredire. Dato che ogni occasione è buona per giurare (più spesso, per spergiurare), nelle istituzioni ecclesiastiche come in quelle civili, nonché nelle relazioni private. Anche sulla Bibbia cristiana, che esplicitamente lo proibisce. Giurare è espressione della mancanza di fiducia e segnala il venir meno dell’onestà e della trasparenza. Qui da noi si dice che c’era un tempo in cui i contratti venivano stipulati sulla parola, non c’era bisogno di metterli per iscritto né di registrarli dal notaio, ed era ovvio rispettarli. Il di più viene dal maligno, dice Gesù, e serve, come ogni simbolo religioso, sventolato o esibito fuori luogo, a illudere e illuderci meglio. Speriamo, almeno noi, di saperne fare a meno.

Oggi è memoria di Johannes Tauler, uno dei più grandi mistici del Medioevo, e dei Martiri di Soweto, in Africa del Sud.

Johannes Tauler era nato a Strasburgo all’inizio del 1300 da una famiglia facoltosa. Quindicenne entrò nell’Ordine domenicano dove, durante gli studi di teologia, ebbe modo di conoscere due tra i maggiori esponenti delle correnti mistiche di quel tempo, Enrico Suso e Meister Eckart. Era un’epoca di decadenza spirituale che interessava tanto la società come la Chiesa e perfino i movimenti sorti pochi decenni prima dal desiderio di una riforma che facesse rivivere i valori e la pratica del Vangelo di Gesù. Tauler volle fare la sua parte per porvi in qualche modo rimedio. A Basilea, dove visse dal 1339 al 1348, diede vita ai gruppi degli “amici di Dio”, un movimento che intendeva porre al centro dell’esperienza di fede, nella vita quotidiana, l’ascolto della Parola di Dio, accompagnata dalla preghiera personale. Tornato nel 1348 a Strasburgo, dove visse fino alla morte, salvo un breve periodo trascorso a Colonia, si fece apprezzare per le sue doti di predicatore. Non lasciò nulla di scritto, ma ci sono tuttavia pervenute le trascrizioni fedeli di 84 suoi sermoni, in cui addita l’umiltà e l’abbandono alla volontà di Dio come cammino per sperimentare la vita e l’unione con Dio. Tauler morì il 16 giugno 1361.

In questa stessa data ricordiamo anche i Martiri di Soweto (Africa del Sud). Soweto sembra un nome, ma era solo la sigla di una borgata destinata a ghetto nero dal regime dell’apartheid: South-west Township. Che oggi conta oltre due milioni di abitanti. Lì, durante una serie di manifestazioni contro l’obbligatorietà dell’uso della lingua afrikaneer nelle scuole, che presero il via il 16 giugno del 1976, circa 600 studenti furono massacrati dall’esercito del regime razzista. Altri 1500 furono feriti. Il primo a cadere fu il dodicenne Hector Petersen, che divenne così uno dei simboli della lotta che avrebbe portato, diciotto anni dopo, alla fine del regime segregazionista introdotto nel 1948. Nel 1991 l’Organizzazione dell’Unità africana decise di ricordare l’accaduto proclamando il 16 giugno ‘Giornata internazionale del bambino africano’.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1° Libro dei Re, cap.19, 19-21; Salmo 16; Vangelo di Matteo, cap.5, 33-37.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È tutto, anche per stasera. E noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un testo di Johannes Tauler, tratto dal suo “Sermon 77 pour la fête d’un Confesseur”. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. Queste nozze da cui il Signore ritorna avvengono nel più intimo dell’anima, nel suo fondo dove sta la nobile immagine di Dio. Quale contatto intimo ha l’anima in quel fondo con Dio e Dio con l’anima, quale opera meravigliosa Dio vi compie e che piacere e delizia Dio vi trova! Ciò è superiore ad ogni sentimento e intelligenza, quantunque in via ordinaria l’uomo non ne sappia e non ne sperimenti nulla. Ma gli uomini coi quali Dio così si compiace e celebra queste nozze, sono quelli che hanno sottratto cuore e affetti al mondo e a tutte le creature con un’eterna volontà di vivere solo per lui. Beati sono i servi che aspettano anche se non sanno quando il Signore verrà. Tornerà egli alla sera? Tornerà a mezzanotte, oppure al canto del gallo? I servi lo ignorano. Ma quando il Signore giungerà, si metterà a servirli, cioè farà loro percepire un pregustamento delle segrete delizie delle nozze. Con ciò li conforterà perché l’attesa non diventi troppo penosa. Fin da quaggiù egli concede loro di sperimentare la dolcezza del suo amore, affinché la loro carità ne sia fortificata e la loro attesa giunga a termine. San Gregorio commenta questa parola del Salterio: Mi sono allontanato fuggendo e sono rimasto nella solitudine (Sal 54,8) e fa notare che quando l’uomo interiore è rimasto a lungo nell’attesa — ho atteso e ancora atteso (Sal 39, 1) — deve allontanarsi, fuggendo da tutto, e rimanere nella solitudine. Quando l’uomo è penetrato fino nel cuore della solitudine facendone la sua dimora, lasciando cadere ogni tumulto di pensieri, immagini e forme, allora vengono Dio e il suo santo angelo; in un batter di ciglia, istantaneamente gli richiamano la carità operante, interiore all’uomo, oppure un’intenzione che gli è stata raccomandata per la santa cristianità o per i morti o per i vivi. Tutto questo, però, gli attraversa la mente in un lampo; quando sta per porsi in preghiera, Dio sembra dirgli: Tu non hai bisogno di dirmi nulla. So bene che cosa vuoi e desideri. E lo colma all’istante di ciò a cui anelava. Ciò avviene quando si aspetta in spirito come i veri adoratori. E il Signore li stringe tanto teneramente nelle sue braccia paterne e li trasporta in alto, al di sopra di tutte le cose. Qui tutte le realtà create cessano allora di attirare il cuore dell’uomo. (Tauler, Sermon 77 pour la fête d’un Confesseur).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 16 Giugno 2018ultima modifica: 2018-06-16T22:54:16+02:00da fraternidade
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