Giorno per giorno – 10 Aprile 2018

Carissimi,
“Nessuno è mai salito al cielo, fuorchè il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna’ (Gv 3, 13-15). Se non ne fosse disceso Lui, mai avremmo potuto anche solo immaginare come è la vita di Dio, il contrario di ciò che, da sempre, le religioni ci insegnano di Lui, padrone arbitrario di tutto, custode geloso di ogni sapere, legislatore inflessibile, giudice implacabile. Scende direttamente dal cuore di Dio la sua Parola vera ed eterna e si fa vita pulsante nell’esistenza dell’uomo Gesù, e, più ancora, energia di vita, salvezza e redenzione per tutti, nella sua morte in croce, in cui più che in ogni altro miracolo della natura ci è manifestato l’amore senza fine che il Padre di tutti riserva a noi. Rinascere dall’alto è lasciarsi raggiungere e convertire dallo sguardo che ci egli dirige dall’albero della croce e disporci a viverlo, quello stesso sguardo, fatto di dono di sé e di perdono, nel nostro giorno per giorno.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Pierre Teilhard de Chardin, gesuita, scienziato e mistico.

Pierre Teilhard de Chardin nacque il 1° maggio 1881 al Castello di Sarcenat (Auvergne), nei pressi di Clermont-Ferrand, da Emmanuel Teilhard de Chardin e Berthe-Adèle de Dompierre d’Hornoy. Nel 1899 entrò nel noviziato dei Gesuiti a Aix-en-Provence e due anni più tardi pronunciò i suoi voti religiosi. Affascinato dall’universo scientifico, assieme agli studi di teologia, continuò ad aggiornarsi sulle nuove scoperte della fisica. Dopo che fu ordinato prete, ad Hasting nel 1911, lavorando a Parigi presso il laboratorio del paleontologo Marcelin Boule, si propose di creare nuove sintesi tra le frontiere della scienza e le visioni religiose. Scriverà a questo proposito qualche anno dopo: “Ho coscienza di avere, sempre e in tutte le cose, cercato di raggiungere un qualche Assoluto. Credo che, per un’altra meta, non avrei avuto il coraggio di agire. Scienza (cioè tutte le forme dell’attività umana) e Religione sono state sempre ai miei occhi una medesima cosa, l’una e l’altra essendo per me la ricerca di uno stesso Oggetto”. Dopo la prima guerra mondiale, laureatosi in scienze naturali, venne inviato in Cina, dove per due anni partecipò a spedizioni e scoperte paleontologiche. Rientrato nel 1925 a Parigi, scrisse sulla necessità di rileggere il dogma del peccato originale, alla luce delle nuove scoperte della paleontologia. Ottenne di essere rispedito in Cina, dove resterà 20 anni. Fu un periodo ricco di esperienze scientifiche, ma anche di momenti di profonda meditazione spirituale, in cui il contatto con scienziati e tecnici non credenti, ma di alto profilo morale, indusse Teilhard a far suo questo atteggiamento: “In ogni persona, anche non credente, non distruggere niente, ma far salire, far crescere. Tutto ciò che cresce va verso il Cristo”. Tornato dalla Cina a Parigi, nel 1947 fu colpito da infarto. Al peso della fatica fisica si aggiunse certamente lo stress psicologico per il sospetto con cui le autorità ecclesiastiche guardavano alla sua produzione. Tuttavia Teilhard sembrò non drammatizzare. La sua posizione restava la stessa manifestata anni prima: “È lo stesso per me che non mi si permetta di pubblicare. Ciò che io vedo è smisuratamente più grande di tutte le inerzie e di tutti gli ostacoli” e concludeva: “Profondamente attaccato all’obbedienza, preferisco sacrificare tutto piuttosto che danneggiare l’integrità del Cristo”. Lasciata nuovamente Parigi, nel 1951 si stabilì a New York, dove stese i suoi ultimi grandi saggi. Il 10 aprile 1955, domenica di Pasqua, dopo aver assistito alla solenne funzione nella Cattedrale di San Patrizio, Teilhard si recò ad un concerto e, più tardi, in casa di amici per prendere un té. Colpito nuovamente da un infarto devastante, spirò poco dopo. Un anno prima aveva espresso questo desiderio: Vorrei morire nel giorno di Pasqua. Fu accontentato.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.4, 32-37; Salmo 93; Vangelo di Giovanni, cap.3, 7b-15.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di Pierre Teilhard de Chardin, tratto dal suo “La messa sul mondo” (Queriniana), da lui composta nel 1923 in Cina, nella solitudine del deserto dell’Ordos. Impossibilitato a ‘dire’ la Messa, il gesuita ne celebrò il contenuto cosmico prendendo come dimensione della sua patena il “cerchio infinito delle Cose”. È questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Noi creature siamo per natura Oscurità e Vuoto. Tu, o Signore, sei lo stesso fondamento e la stabilità dell’Ambiente eterno, senza tempo né spazio, nel quale gradualmente il nostro Universo emerge e si compie, perdendo i limiti che lo fanno apparire così vasto al nostri occhi. Tutto è “essere”, vi è solo “essere” ovunque, fuorché nella frammentazione delle creature e nell’opposizione dei loro atomi. Spirito ardente, Fuoco fondamentale e personale, Termine reale di un’unione mille volte più bella e desiderabile della fusione distruttrice ideata da un qualsiasi panteismo, degnaTi di scendere, ancora questa volta, sulla fragile pellicola di materia nuova in cui oggi si avvolgerà il Mondo, per darle un’anima. Lo so bene: noi non potremmo dettarTi e neppure anticipare il minimo tuo gesto. Da Te provengono tutte le iniziative, a cominciare da quella della mia preghiera. Verbo sfavillante, Potenza ardente, o Tu che plasmi il Molteplice per infondergli la tua Vita, abbassa su di noi, Te ne supplico, le tue Mani potenti, le tue Mani premurose, le tue Mani onnipresenti, quelle Mani che non toccano qua o là (come farebbe una mano umana), ma che, immerse nella profondità e nell’universalità presente e passata delle Cose, ci raggiungono al Tempo stesso attraverso tutto ciò che vi è di più vasto e di più intimo in noi ed attorno a noi. Con quelle mani invincibili, prepara, per la grande opera che mediti, mediante un supremo adattamento, lo sforzo terrestre di cui io ti presento in questo momento la totalità raccolta nel mio cuore. Rimaneggialo, questo sforzo, rettificalo, rifondilo sin nelle sue origini, o Tu che sai perché è impossibile alla creatura nascere altrimenti che sorretta dallo stelo di un’interminabile evoluzione. Ed ora, su di esso, mediante la mia bocca, pronuncia la doppia ed efficace parola, quella senza la quale tutto vacilla, tutto si sfacela, nella nostra sapienza e nella nostra esperienza, – con la quale invece tutto si congiunge e tutto si consolida, a perdita d’occhio, nelle nostre speculazioni e nella nostra pratica dell’Universo. – Su ogni vita che, in questo giorno, germinerà, crescerà, fiorirà, maturerà, ripeti: “Questo è il mio Corpo”. – E su ogni morte che si prepara a rodere, a guastare, a stroncare, ordina (mistero della Fede per eccellenza!): “Questo è il mio Sangue!”. (Pierre Teilhard de Chardin, La messa sul mondo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 10 Aprile 2018ultima modifica: 2018-04-10T22:04:21+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo