Giorno per giorno – 16 Settembre 2017

Carissimi,
“L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. (Lc 6, 45). Che cosa sia il bene, Gesù l’aveva spiegato poco prima, quando aveva detto: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6, 36). E siatelo con tutti, anche con i nemici, perché Dio è così. In questo consiste la perfezione e la santità di Dio, che la Parola ci invita ad imitare. E da cui noi siamo inesorabilmente lontani. Ma a cui egli, con la sua grazia, ci può lentamente convertire. Facendo di noi, da roveti spinosi e sterili che siamo, alberi buoni, capaci di produrre quei frutti dello Spirito, che sono tutte forme della misericordia: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé” (Gal 5, 22). Procedendo, quando è il caso, controcorrente. Negli spazi reali e virtuali, dove aggressività e violenza sembrano spesso avere la meglio.

Il calendario, oggi, ci porta le memorie di Cornelio, papa di Roma, e Cipriano, vescovo di Cartagine, martiri; di Pavel Evdokimov, mistico e teologo ortodosso; e di François Xavier Nguyên Van Thuân, vescovo e testimone; i Martiri della Notte delle matite spezzate, in Argentina.

Presbitero romano, Cornelio, fu eletto papa nel 251. Durante il suo pontificato dovette occuparsi della situazione in cui si trovavano i cristiani che avevano apostatato durante la persecuzione. Nella Chiesa erano venute affermandosi due posizioni estreme: quella lassista di chi riteneva non doversi imporre nessun tipo di penitenza ai “lapsi” (i caduti) e quella intransigente di chi, come Novaziano (il primo antipapa della storia), sosteneva l’impossibilità del perdono. Cornelio dichiarò che la Chiesa può perdonare i caduti pentiti, può riammetterli ai sacramenti e reinserirli nella comunione piena, dopo opportune penitenze. Quando la persecuzione contro i cristiani ricominciò nel 253, sotto l’imperatore Gallieno, Cornelio fu esiliato a Centum Cellae (Civitavecchia), dove morì martire in seguito alle privazioni che dovette affrontare.

Cipriano nacque all’incirca nell’anno 200 in Africa del Nord. Avvocato famoso, divenne cristiano nel 246 e due anni più tardi fu scelto come vescovo di Cartagine. Per ciò che riguarda il problema dei “lapsi”, Cipriano assunse la stessa attitudine del vescovo di Roma. Durante la persecuzione di Valeriano, fu arrestato, processato e decapitato, il 14 settembre 258. Lasciò numerose lettere e trattati di teologia. Gli “atti” del suo martirio sono stati conservati fino ai nostri giorni.

Pavel Nicolaievic Evdokimov, considerato uno dei maggiori maestri della teologia e della spiritualità ortodossa del sec. XX, nacque a San Pietroburgo (Russia) il 2 agosto 1901. Suo padre morì assassinato quando Pavel aveva solo sei anni. Di famiglia aristocratica, allo scoppio della rivoluzione, si recò a Kiev, dove nel 1918 iniziò gli studi di teologia. Nel 1921, costretto all’esilio, si recò prima a Istanbul, dove si mantenne facendo il tassista, e, due anni più tardi, a Parigi, dove lavorando di notte come aiuto-cuoco, riuscì a portare a termine gli studi teologici, frequentando l’Istituto San Sergio, dove conobbe Serghei Bulgakov e Nicolai Berdiaev e dove, in seguito, insegnò teologia morale. Sposato nel 1927 a Natascia Brunel, ebbe da lei due figli. Durante la seconda guerra mondiale si prestò attivamente a salvare numerosi ebrei dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti. Direttore del Centro di Studi Ortodossi di Parigi, promosse un’intensa attività ecumenica e, durante l’ultima sessione del Concilio Vaticano II, fu invitato a parteciparvi come osservatore dal Segretariato per l’Unità dei Cristiani. Morì a a Meudon, in Francia, il 16 settembre 1970.

François Xavier Nguyên Van Thuân era nato il 17 aprile 1928 a Huê (Viêt Nam). Discendeva da una famiglia di lunga tradizone cristiana, che annoverava nel suo albo genealogico numerosi martiri. Entrato in seminario, vi compì gli studi di filosofia e teologia fino alla sua ordinazione a prete, l’11 giugno 1953. Di ritorno da Roma, dove si era recato per laurearsi in Diritto Canonico, fu prima professore poi rettore del seminario e, dal 1967, vescovo do Nha Trang. Il 24 aprile 1975, Van Thuân venne nominato da Paolo VI Arcivescovo Coadiutore di Saigon (oggi Thành phố Hồ Chí Minh), ma pochi mesi dopo la sua nomina, il 15 agosto 1975, venne arrestato e inviato, senza processo né sentenza, in un “campo di rieducazione”, dove rimase per tredici anni, nove dei quali in isolamento assoluto. Non avendo potuto portare nulla con sé, né libri, né effetti personali, cominciò a raccogliere pezzetti di carta in cui annotava le frasi del Vangelo che ricordava. Furono circa trecento i biglietti che costituirono così la sua personalissima Bibbia, che l’accompagnò in quegli anni. Seppe conquistarsi l’amicizia di due guardie, che gli permisero di tagliare un pezzetto di legno per farsi una croce, e gli diedero un filo elettrico per intrecciare una catenina. Dirà: “Questa Croce è una continua chiamata: amare sempre! Perdonare sempre! Vivere il presente per l’evangelizzazione! Ogni minuto deve essere per l’amore verso Dio”. Scarcerato il 21 novembre 1988 ed espulso dal suo paese, Nguyên Van Thuân si recò in Italia, dove fu nominato Presidente del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”. Nel Concistoro del 21 febbraio 2001 fu creato cardinale da Giovanni Paolo II. Morì il 16 settembre 2002, all’età di 74 anni.

Quella che è ricordata come la “Notte delle matite spezzate” rappresenta uno degli episodi più crudeli ed emblematici del terrorismo di Stato, inaugurato in Argentina nel 1976. Ebbe luogo a La Plata (Argentina), nella notte del 16 settembre 1976, quando vennero sequestrati sei studenti della Union Estudiantil Secundaria (UES), “colpevoli”, secondo le autorità, della partecipazione alle manifestazioni contro l’abolizione del tesserino che consentiva agli studenti liceali sconti sul prezzo dei libri di testo ed una riduzione del biglietto per l’utilizzo dell’autobus. I sei giovani erano: Francisco López Muntaner, María Claudia Falcone, Claudio de Acha, Horacio Angel Ungaro, Daniel Roberto Racero e María Clara Ciocchini, tutti di un’età compresa tra i sedici e i diciotto anni. Grazie alla testimonianza di un altro giovane sequestrato che sopravvisse, Pablo Diaz, si potè ricostruire, nel processo che seguì la fine della dittatura, le torture subite da loro e da molti altri nelle settimane che precedettero la loro eliminazione violenta: scosse elettriche in tutto il corpo, le unghie strappate, manette ai polsi, una corda al collo, senza possibilità di lavarsi. Le ragazze violentate ogni notte. Senza però disanimare, per l’ansia di vivere, la certezza della libertà, le canzoni e le preghiere. Poi, solo il silenzio.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera a Timoteo, cap. 1, 15-17; Salmo 113; Vangelo di Luca, cap.6, 43-49.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Stamattina, Serena e Davide, due nostri amici di lì, hanno deciso di dirsi e dire a Lui e far sapere a tutti, quel sì che li vedrà gioiosamente e avventurosamente insieme per gli anni a venire, senza stancarsi mai. Noi abbiamo loro scritto: “Sapere che il Mistero Ultimo ha voluto disegnare Se stesso e il segreto del mondo attraverso l’immagine degli sposi del Cantico, e avere il coraggio di celebrare e assumere pubblicamente l’impegno di testimoniare, ogni giorno, e ogni giorno di più, l’amore, specialmente in tempi come questi, di intolleranza, egoismo e disamore: già questo è un miracolo! Congratulazioni agli Sposi”.

E, prendendo spunto anche da questo, nel congedarci, vi offriamo in lettura un brano di Pavel Evdokimov, tratto dal suo libro “Sacramento dell’Amore” (Edizioni C.E.N.S.). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il matrimonio dovrebbe cominciare nella gioia; ma, come alle nozze di Cana, “l’ora non è ancora giunta”. Il rito del matrimonio riassume simbolicamente tutta la vita coniugale. I fidanzati sono già inanellati, già sono incoronati e bevono insieme alla coppa unica della vita. Ma questa coppa, simbolo di pienezza, essi la riceveranno la sera della loro vita, quando su questa si poserà l’ombra delle corone. È una nascita lenta e progressiva. Léon Bloy parlerebbe qui di quegli angoli del cuore che non esistono ancora, ma che sono creati dalla sofferenza. Per lasciarsi amare dall’altro bisogna rinunziare interamente a sé. Si tratta di una profonda e costante ascesi. Le corone dei fidanzati alludono al martirio. Ora, secondo Tauler, “alcuni subiscono il martirio di spada una volta per sempre; altri conoscono il martirio dell’amore, che li incorona dall’interno”, in maniera invisibile per il mondo. È la kenosi propria alla vita coniugale, il cui eroismo resta celato sotto il manto della quotidianità. Al tempo della maturità ci sono delle comunità coniugali simili, secondo l’immagine di Rilke, a degli alberi i cui rami sono “radici che succhiano i cieli”; la comune coppa della tenerezza del sacrificium vespertinum (sacrificio della sera), permette di vedere in trasparenza “i poli della vita nuziale sui quali ruotano le sfere celesti” (Coventry Patmore). L’eros spogliato delle sovrastrutture di cui la gente l’aveva ricoperto, lascia apparire l’immagine della Sulamita che chiama con lo Spirito: “Vieni, Signore!”. (Pavel Evdokimov, Sacramento dell’Amore).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 16 Settembre 2017ultima modifica: 2017-09-16T22:04:16+02:00da fraternidade
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