Giorno per giorno – 03 Dicembre 2016

Carissimi,
“Vedendo le folle, Gesù ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!” (Mt 9, 36-38). Stasera, a casa di Antonio e Vera, ci dicevamo che in questo vangelo si sente quasi lo sgomento di Dio di fronte alle dimensioni dei bisogni umani. E ci vedevamo davanti le immagini che ci raggiungono da molte parti del mondo: dallo Yemen, dove un milione e mezzo di bambini stanno morendo di fame, e dalle altre zone in cui i conflitti continuano a seminare distruzione e morte: Siria, Sud Sudan, Congo; e da dovunque si riversano fiumane di rifugiati, destinate ad ingrossarsi sempre più. E quante altre tragedia e drammi, causati dal male che si annida nei cuori e nelle strutture che si danno per competere con successo gli egoismi organizzati dei potenti. Gesù è il volgersi dello sguardo pieno di compassione di Dio sulle tragedie umane, individuali e collettive, su chi ne è vittima e su chi ne è artefice, come anche sul dramma dell’indifferenza (quando non il dispetto) dei più. La preghiera a Dio perché mandi operai nella sua messe, non è tanto o in primo luogo la richiesta di preti, monaci o religiosi, che Gesù non doveva ancora neppure immaginare, ma è soprattutto chiedergli di converire il nostro sguardo e quello di molti altri al suo, perché egli ci possa dare il potere sugli spiriti immondi della chiusura del cuore, dell’odio, dell’intolleranza, e ci mandi a prenderci cura di ogni malattia e di ogni infermità. Perché si manifesti così il Regno che viene. Questo è l’Avvento.

Due sono le memorie che celebriamo oggi: quella di Francesco Saverio, gesuita, missionario in Asia e quella di Anatolij Žurakovskij, martire in Russia.

Nato nel castello di Xavier, in Navarra (Spagna), il 7 aprile 1506, da Juan de Jassu e Maria de Azpilcueta, il giovane Francesco si recò nel 1525 a Parigi per compiere i suoi studi universitari e, più tardi, insegnarvi filosofia. Lì conobbe e diventò amico di un certo Pietro Favre e, più tardi di uno studente basco, diciamo così, fuori corso, che si chiamava Ignazio di Loyola. Fu per lui l´inizio della fine. Nel senso buono, naturalmente. Perché i tre, con altri quattro, risolsero che la vita valesse la pena solo giocandola alla grande. E così il 15 agosto 1534, in una piccola cappella di Montmartre, i sette si consacrarono a Dio, dando origine alla Compagnia di Gesù. Dopo essere stato ordinato sacerdote a Roma, nel 1537, Francesco partì da solo per l’Oriente nel 1541. Secondo la mentalità dell’epoca, vi si recò per salvare l’Asia dalla dannazione sicura. La sua preoccupazione maggiore fu, coerentemente, quella di battezzare quanti più pagani possibile (arriverà a contare trentamila battesimi). E tuttavia questo presupposto, evidentemente errato, non gli impedì di mettersi anima e corpo al servizio dei poveri e degli oppressi che incontrò. I dieci anni trascorsi colà si dividono tra periodi di attività organizzativa e spedizioni missionarie, ciascuna della durata di circa due anni: in India (1542-44), alle Molucche (1545-47), in Giappone (1548-51). Morì solitario, il 3 dicembre 1552, sull’ isola di Sancian, da dove sognava di raggiungere l’immenso territorio della Cina, fino ad allora interdetto agli stranieri.

Anatolij Žurakovskij era nato a Mosca il 16 marzo 1897, da una famiglia di intellettuali agnostici. Nel 1915, terminato il ginnasio, si iscrisse alla facoltà di lettere e storia dell’Università di Kiev, dove conobbe padre Aleksandr Glagolev e padre Michail Edlinskij, la cui testimonianza lo convinse dell’importanza che i piccoli gruppi cristiani di base avevano in vista della rinascita della Chiesa. Decisiva fu, nello stesso tempo, la lettura di Giovanni Climaco, la cui Scala spirituale gli si offrì come sussidio concreto per giungere a quell’integrità interiore che da tempo lo attraeva. Negli anni successivi maturò la sua scelta radicale per Cristo, abbracciando un progetto di vita che, a partire dalla fede, coniugava il suo desiderio di vivere per Cristo e il suo amore per Nina Bogojavlenskaia, che sposò nel 1917. Il 18 agosto 1920, venne ordinato sacerdote nella Lavra delle Grotte di Kiev e, da subito, svolse il suo ministero con coraggio e libertà profetica. Nel 1923 fu arrestato, imprigionato e in seguito deportato nella lontana città di Krasnokokšajsk, dove la moglie lo seguì. Rilasciato nel dicembre del 1924, riprese la sua attività di pastore. A partire dal 1925, dopo la morte del patriarca Tichon, padre Žurakovskij prese a denunciare il quietismo e l’opportunismo della nuova gerarchia della Chiesa nei confronti degli abusi del potere sovietico. Il 14 ottobre 1930 venne arrestato. Il 20 settembre 1931 fu condannato alla fucilazione, ma la pena fu commutata in 10 anni di lager. Fu inviato a scontare la pena, dapprima, a Svir’lag, poi alle Isole Solovki e, infine, nei campi di concentramento cui era demandata la costruzione del canale mar Bianco-mar Baltico. Anche la moglie fu internata e condannata a tre anni di lager. Nel luglio del 1940 i parenti furono informati di un’ulteriore condanna a dieci anni di isolamento a regime duro, senza diritto di corrispondenza. In realtà padre Anatolij era già morto. Accusato, nell’agosto del 1937, di svolgere propaganda controrivoluzionaria nel lager, fu condannato, il 20 novembre, alla fucilazione. La condanna venne eseguita il 3 dicembre. Non si conobbe mai il luogo della sua sepoltura.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.30, 19-21. 23-26; Salmo 147; Vangelo di Matteo, cap.9, 35 – 10, 1. 6-8.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Oggi si celebra la Giornata internazionale delle persone disabili, proclamata dalle Nazioni Unite nel 1992. Siamo tutti invitati a farci carico e a prendere a cuore la situazione di tanti fratelli e sorelle, cui spesso è impedito di partecipare a pieno titolo alla costruzione di una “città dell’uomo”, a misura di tutti.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura il brano di una lettera scritta dal confino alla sua comunità da Anatolij Žurakovskij. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Non mi darò pace, non pronuncerò il mio “Nunc dimittis”, finché non sentirò che nel cuore di ognuno di voi saranno crollate definitivamente le barriere che separano la Chiesa e il Suo mondo dalla vita, le feste dalla quotidianità, il servizio a Dio dal lavoro di tutti i giorni. Ciò che ho sognato, che sogno e per cui prego è che la nostra comunità diventi un particolare microcosmo che abbracci, raccolga sotto un’unica cupola la vita di ognuno di voi in tutta la pienezza delle sue manifestazioni. Questo microcosmo deve essere il regno di Colui al quale ci siamo legati per sempre e che serviamo. Il sorriso dei bambini, il lavoro quotidiano, la giovinezza luminosa e la vecchiaia sazia di giorni: tutto deve essere santificato e rischiarato a partire dalla Chiesa e tramite la Chiesa. La vita nella Chiesa e la Chiesa nella vita di tutti: questo deve diventare il nostro compito. E svolgendo questo compito fondamentale, il compito del nostro lavoro e della nostra vita, ritroveremo il mistero perduto dell’unità e dell’amore reciproco. Smarriti, divisi, estranei, abbiamo perduto i sentieri che conducono alle anime gli uni degli altri, sulle strade del mondo siamo diventati reciprocamente estranei, ma ora dobbiamo mettere radici comuni. Dobbiamo diventare una Cosa sola in Cristo Gesù, nostro Signore. Ecco, carissimi, come io intendo la costruzione della “comunità”, come l’ho sempre intesa. Questa costruzione è sempre stata per me innanzitutto un’opera profondamente interiore, non l’esito di conquiste esteriori, ma il cammino di trasfigurazione interiore della vita, nella nostra unità multiforme, nella costruzione del mondo nuovo, del nuovo regno dell’amore, del mistero della Chiesa. (Anatolij Žurakovskij).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Dicembre 2016ultima modifica: 2016-12-03T22:41:59+01:00da fraternidade
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