Giorno per giorno – 06 Novembre 2016

Carissimi,
“Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 1-3. 10). Strano, ci dicevamo stamattina, che la Chiesa abbia scelto il vangelo delle beatitudini per la festa di tutti i santi e poi non si uniformi ad esso nelle procedure di canonizzazione, come avrebbe invece dovuto fare per avere la certezza di una coincidenza tra le due liste di santi (o anche solo di beati): quella di Dio e quella sua. Chi sono dunque coloro che Dio dichiara santi (o anche solo beati), senza bisogno di processi o di miracoli che ne comprovino la perfezione raggiunta? A Dio basta che siano poveri, per stare dalla loro parte e addirittura identificarsi con essi. Tanto è vero che l’unico giudizio con cui giudica quanti poveri non sono è proprio su come si comportano con chi invece lo è. Se, cioè, ne hanno saziato la fame o la sete, l’hanno accolto come migrante, rivestito, quando non aveva di che coprirsi, visitato quando era malato o prigioniero. Dunque, beati lo si può essere in due modi: d’ufficio quando si è poveri (cf Mt 5, 3), o con il proprio comportamento, quando si contribuisce a rimuovere le cause e gli effetti della povertà (cf Mt 25, 35-36). Il che equivale, secondo il messaggio delle beatitudini ascoltato oggi, a consolare gli afflitti, ad agire senza violenza, a perseguire la giustizia, a prendersi a cuore la miseria altrui, senza secondi fini, a costruire condizioni di benessere, di armonia e di pace, accettando di subire per questo persecuzioni. I miracoli veri sono questi. Gli altri sono un optional. Quello di Dio è, perciò, per bocca del suo stesso Figlio, un manifesto programmatico e un Regno “laico”, in cui, volendo si possono riconoscere tutti, che credano o meno in Lui. Quel che importa è che Lui non cesserà di credere in quanti, di buona volontà, non si arrenderanno al male presente nella Storia e faranno di tutto perché il sogno di una “terra dove scorre latte e miele”, secondo l’immagine dell’antica promessa, si realizzi per tutti.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della festa di Tutti i Santi (che per noi è trasferita alla prima domenica di novembre) e sono tratti da:
Libro dell’Apocalisse, cap.7, 2-4. 9-14; Salmo 24; 1ª Lettera di Giovanni, cap.3, 1-3; Vangelo di Matteo, cap.5, 1-12a.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le Comunità e Chiese cristiane.

Oggi il calendario ci porta le memorie di Piccola sorella Magdeleine de Jésus, contemplativa tra i poveri, e di Marcel Légaut, cristiano libero e appassionato di Gesù.

Magdeleine Hutin era nata a Parigi, il 26 aprile 1898, in una famiglia originaria della Lorena, a pochi chilometri dalla frontiera con la Germania. La Guerra del 15-18 aveva avuto pesanti conseguenze sulla sua famiglia: la nonna uccisa, due fratelli morti al fronte, la sorella uccisa dall’epidemia di spagnola, lei stessa colpita da una pleurite tubercolosa. Restata sola con i genitori, nonostante tutte le sofferenze che avrebbero potuto schiacciarla, scelse di vivere, coraggiosamente e alla grande. Cioè, secondo il Vangelo, da piccola, piccolissima. Sognava di recarsi in Africa, quando s’imbattè in una vita di Charles de Foucauld, pubblicata nel 1921. Di quella lettura dirà poi: “Mi resi conto che tutte le idee che avevo da così tanto tempo, qualcuno le aveva avute prima di me, e ho pensato che non dovevo far altro che seguire le sue tracce, lasciandomi condurre da lui”. La salute malferma tuttavia non le lasciava troppe speranze, finché il medico un giorno le disse che solo un clima secco poteva darle qualche speranza di guarire. Fu così che con una compagna, Anna, decise di partire per l’Algeria. Nel 1938 incontrò per la prima volta il p. René Voillaume, che pochi anni prima aveva fondato, nel Sahara, la fraternità dei piccoli fratelli di Gesù, che si rifanno alla spiritualità foucauldiana. E, di lì a poco, l’8 settembre 1939, Magdeleine fonderà la Fraternità delle piccole sorelle di Gesù, a Touggourt (Algeria), seguendo la stessa ispirazione. Ciò che maggiormente colpiva in Magdeleine era l’amore ardente che la spingeva instancabilmente all’incontro con i più poveri, i più abbandonati del mondo, per comunicar loro, attraverso la sua amicizia, qualcosa della tenerezza di Dio. Lasciò scritto: “Dio mi ha preso per mano ed io l’ho seguito ciecamente…. Sempre, fin dal primo istante, il Signore mi ha dato una fede pazza, quella fede che Lui aveva promesso di ricompensare spostando montagne”. Magdeleine morì il 6 novembre 1989.

Marcel Légaut nacque a Parigi nel 1900. Professore associato all’Ecole Normale supérieure e dottore in matematica, insegnò alle università di Rennes e di Lyon, animando nello stesso tempo numerosi gruppi di spiritualità nell’ambiente universitario, in un periodo segnato da incontri decisivi per la sua vita, quelli con padre Portal, Gabriel Marcel, Teilhard de Chardin… Segnato profondamente dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, a quarant’anni, decise di abbandonare l’università, per trasferirisi con la moglie appena sposata a vivere un’esistenza da contadini e allevatori in in una località isolata dello Haut-Diois. Questo isolamento gli permise, durante il periodo bellico, di prestare soccorso a rifugiati, ebrei, disertori e renitenti. Associando il lavoro manuale all’ufficio di padre di famiglia (dalla coppia nacquero sei figli), continuò lungo gli anni una ricerca spirituale esigente e profonda, a cui spesso si affiancarono alcuni amici che raggiungevano la famiglia in estate nella frazione in cui abitava e che si ritroveranno con lui, una volta pensionato, a Mirmande, nella sede dell’Associazione culturale che porta oggi il suo nome. A vent’anni da quella scelta, Marcel Légaut sentì l’esigenza di raccontare e testimoniare ciò che viveva. Nacquero così i libri, una ventina di titoli, che vennero via via descrivendo il suo itinerario di uomo libero. Tra essi: “Lavoro della fede” (1962), “La realizzazione umana”, diviso poi in due volumi “L’uomo alla ricerca della sua umanità” (1971) e “Introduzione all’intelligenza del passato e dell’avvenire del cristianesimo” (1970). E poi ancora: “Cambiamento della Chiesa e conversione personale” (1975), “Pazienza e passione di un credente” (1978), “Divenire se stessi” (1980), “Preghiere d’uomo” (1978). Confessò: “Tutta la mia vita, ho cercato di conoscere Gesù, di raggiungerlo. Mi avevano parlato di lui ed io ho cercato di comprenderlo con la mia intelligenza. Ero commosso e attratto dall’immagine che avevo di lui. È così che sono stato condotto a una conoscenza di Gesù che è la comunione del mio essere con il suo essere”. Chiamò la Chiesa: “Mia madre e mia croce”. Morì il 6 Novembre 1990.

È tutto, per stasera. Nel congedarci, scegliamo di proporvi una citazione di Marcel Légaut, che troviamo riportata nel sito dell’Association Culturelle Marcel Légaut e che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
L’uomo è parte di una società, ma questa società è per lui una tomba se, in un modo o nell’altro, egli non la trasforma. L’uomo è più grande della società da cui nasce, dove vive e di cui ha bisogno per vivere. Egli trascende il sociale. Se questa terra ha un senso, essa non l’ha che attraverso l’uomo che ha trovato il suo proprio senso. Ciò che dobbiamo sperare è che ci siano abbastanza uomini che trovano il senso della propria realtà perché questa terra non sia stata gettata invano nello spazio. Sì, questa terra è affidata a noi, per usare un linguaggio religioso. Potremmo anche dire che noi siamo in qualche modo i frutti di questa terra. Ne siamo i frutti a condizione che questa singolare opportunità che abbiamo di essere coscienti ci permetta di portarli. Sotto molti aspetti, bisogna essere degni, vale a dire in grado di sposare il mondo esterno senza esserne schiacciati correndo il rischio di perdere la propria vita. (Marcel Légaut, Transformer la société).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 06 Novembre 2016ultima modifica: 2016-11-06T22:20:19+01:00da fraternidade
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