Giorno per giorno – 01 Novembre 2016

Carissimi,
“Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia” (Lc 14, 16-18. 23). Il Regno di Dio è spesso rappresentato come un grande banchetto, per il quale sono distribuiti molti inviti. Perché non a tutti? Stasera, durante la messa che abbiamo celebrato con il parroco, padre Denis, a casa di Divina, Divino e Letícia, ci siamo detti che forse è per una regola della progressione. Mica può il Signore affacciarsi dalle nuvole e gridare ai quattro venti: è l’ora del banchetto, consideratevi tutti invitati! Il Regno di Dio non è un teatro, è una proposta che Dio manda attraverso i suoi emissari, i profeti, gli apostoli, i discepoli, le chiese, gli uomini di buona volontà. Proposta a cui si può scegliere di prestar fede o no. Poi, proprio come succede nella parabola, molti di coloro che avevano ricevuto l’invito, inventano delle scuse, per declinarlo. Scuse tutte umanamente comprensibili: le molte cose da fare, il lavoro, gli studi, la famiglia, la mancanza di tempo, insomma. Altre, magari meno confessabili, la telenovela, il passatempo preferito, la partita al bigliardo, navigare in internet, spettegolare su WhatsApp. Ora, il Regno di Dio non è esattamente la riunione in Chiesa, e neppure la messa di stasera (anche se quella e questa ci hanno in qualche modo a che fare): è qualcosa di festoso, di condiviso e coinvolgente, che ci prende però tutta la vita, di cui gli incontri di comunità e le celebrazioni dovrebbero costituire semmai una specie di assaggio e anticipazione. Comunque quello che sperimentiamo è che un certo numero dei primi destinatari dell’invito (che magari era sottinteso lo estendessero ad altri, vicini, amici, conoscenti), rifiutano. Ritengono più utile prendersi cura dei loro affari. Nel disinteresse per i bisogni altru. E questo può avvenire a livello personale, o delegando le istituzioni e le loro politiche. Così, il Signore, che soffre di solitudine, anche se manca solo uno dei suoi figli al convivio che egli sogna per noi, manda nuovamente i suoi a moltiplicare gli inviti, perché la casa si riempia. Disposto, viene da pensare, ad abbatterne le pareti, se non fosse sufficientemente grande (come invece lo è) per accogliere tutti. L’esatto contrario di ciò che, per impedire l’accesso di altri, fanno coloro che erigono muri e reti di filo spinato. Che noi credevamo (e che forse loro si credono ancora) invitati alla festa. Ma la loro festa è un’altra cosa, allestita sulla fame e lo sfruttamento dei più. Niente a che vedere con il banchetto del Regno di Dio.

La festa di Ognissanti (che per voi è oggi, per noi, invece, cade sempre la prima domenica di Novembre) ci riporta alla mente tutti i santi che, in vario modo, hanno accompagnato le nostre esistenze fino ad oggi. Quelli, forse, contemplati solo da lontano, che ci eravamo presi come impossibili modelli. O, più semplicemente, coloro accanto ai quali abbiamo camminato, gioito, sofferto. Coloro che ci hanno amati e che abbiamo amato; quanti erano angeli sotto sembianze umane, e coloro che avevano così tanti difetti che non ne ricordiamo più nemmeno uno e perciò vuol dire che il buon Dio (che è meno cavilloso di santa madre Chiesa), li ha già canonizzati in proprio. Ognissanti sono tutti loro. Anche quelli che si muovono ancora oggi intorno a noi, le donne di qui, silenziose (mica sempre!) e forti. E gli uomini, duri, cocciuti, resistenti, che se si concedono qualche peccato, è per restare umili e senza difese nell’amore. Di quelle e di questi, oggi non si può fare il nome, perché si farebbe comunque torto a qualcuno. E oggi invece è Ognissanti. Tutti santi, per Dio. Tutti belli e buoni. Come per mamma.

Assieme a questa festa, il calendario ci porta la memoria di Rupert Mayer, gesuita, martire del totalitarismo nazista.

Rupert Mayer nacque a Stuttgart il 23 gennaio 1876, ed entrò nella Compagnia di Gesù, già sacerdote, nel 1900. Per alcuni anni si dedicò a predicare le missioni popolari in Germani, Austria e Svizzera, poi, a partire dal 1912, assunse la cura pastorale degli immigrati a Monaco. Cappellano militare durante la Prima Guerra Mondiale, fu ferito ed abbe la gamba sinistra amputata. Nel 1917 riprese la sua attività pastorale, dedicandosi soprattutto ai più poveri. Attento all’evoluzione politica del suo paese, avvertì subito la vera natura e il pericolo del nascente movimento nazista e affermò ripetutamente che un cattolico non poteva in nessun caso aderirvi. Quando Hitler salì al potere, il coraggioso prete continuò a difendere e diffondere pubblicamente le sue idee, il che gli costò numerosi arresti, fino all’internamento, nel 1939, nel campo ci concentramento di Sachsenhausen. Le sue gravi condizioni di salute convinsero i nazisti, l’anno successivo, a trasferirlo in domicilio coatto nel monastero benedettino di Ettal, nella Baviera settentrionale. Morì di un colpo apoplettico mentre teneva l’omelia della festa di Ognissanti, a Monaco, il 1° Novembre 1945. La sua preghiera preferita era: “Signore, come tu vuoi, quando tu vuoi, ciò che tu vuoi, perché tu lo vuoi”. Come ricordava il P. Peter-Hans Kolvenbach, preposito generale della Compagnia di Gesù, in occasione della sua beatificazione: “In tutto quello che faceva, la proclamazione della Buona Notizia era intimamente legata all’impegno a favore dei poveri e degli oppressi. In molte maniere viveva l’opzione preferenziale per i poveri, riconoscendo sempre in essi il Signore in persona […] Formò, altresì, dei laici responsabili che divennero compagni d’apostolato nella proclamazione del messaggio della Fede, nella difesa dei perseguitati, nella cura dei poveri”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Filippesi, cap.2, 5-11; Salmo 22; Vangelo di Luca, cap.14, 15-24.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

È tutto, per stasera. E noi ci si congeda qui con un testo di David Maria Turoldo, dal titolo “Sono questi i tuoi santi”. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
E dunque, Signore, / non guardare ai nostri peccati, / ai nostri quotidiani tradimenti, / a tutte queste viltà segrete e palesi, / ma guarda alla fede di tutti i giusti della terra: / ai giusti di qualunque religione e fede, / ai giusti senza nome, silenziosi e umili, / uomini e donne di cui nessuno / ha mai avvertito che neppure esistessero / e invece il loro nome era scritto sul tuo Libro: / gente che incontravamo per via / e neppure salutavamo, / e loro invece ti salutavano / e pregavano per te e tu non sapevi: / qualcuno che abitava in periferia, / altri, nei campi, gente del deserto: / il portinaio di qualche monastero, / una madre, la quale ha solamente dato, / e un altro che è riuscito a perdonare. / Signore, sono costoro che ti rendono gloria / a nome dell’intero creato, / a nome di tutto il genere umano: / moltitudine che mai nessuno riesce a numerare: / Signore, guarda a tutti coloro / che non sanno neppure se esisti / e chi sia il tuo Cristo (forse per causa nostra) / e invece sono vissuti per la giustizia / e la verità e la libertà e l’amore… / per queste cose hanno attraversato / il mare della grande tribolazione: / hanno subito chi la deportazione e l’esilio, / chi le feroci torture e il lungo carcere; / e altri sono stati fatti sparire / come se non fossero mai esistiti / sulla faccia della terra: / bambini, donne e sacerdoti, / e molti, moltissimi uomini del sindacato; / e altri che hanno sopportato / ogni avvilimento e disprezzo / e oblio perfino dalle proprie chiese: / sono essi i tuoi santi / che ora compongono la “mistica rosa” / del tuo paradiso, / uomini e donne a te carissimi / fra gli stessi santi dei nostri calendari: / sono loro a comporre anche la tua gioia, / la grande festa nei cieli. / Amen. (David Maria Turoldo, Sono questi i tuoi santi).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Novembre 2016ultima modifica: 2016-11-01T22:25:45+01:00da fraternidade
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