Giorno per giorno – 31 Ottobre 2016

Carissimi,
“Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti” (Lc 14, 12-14). Il contesto è ancora quello del pranzo a casa del fariseo, che poi è anche quello delle nostre eucaristie (e di ciò che esse comportano concretamente per la nostra vita). L’opzione della chiesa per i poveri, nasce (anche) qui. Gli altri, sono comunque benvenuti e si possono liberamente aggiungere a tavola, sempre che riconoscano la priorità dei poveri, tanto dentro la chiesa, quanto fuori. Stasera, a casa di dona Nady, ci dicevamo che a noi capita proprio di rado di essere in condizione di offrire benchetti, a meno che non si tratti di un pranzo di “folias”, o di un rinfresco per la festa di un santo della propria devozione, quasi sempre per sciogliere un voto: allora, tutti, per davvero, si sentono invitati senza che nessuno si preoccupi di essere ricambiato o si si senta in dovere di ricambiare. Fuori di questo, a un povero che si affaccia alla porta, non si nega mai un piatto di cibo. Però, il vangelo di oggi ci chiede più di questo. Esige che gli “ultimi” della società, a casa nostra, nei nostri circoli e nelle nostre chiese, con noi, insomma, si sentano a casa loro. Se no, anche Dio rimane con loro fuori della parta. Mentre noi si resta al chiuso ad adorare e coltivare noi stessi e i nostri egoismi.

Oggi ricordiamo Louis Massignon, profeta del dialogo tra le civiltà, Abba Roweis, egiziano, folle di Cristo, nonché l’inizio della Riforma protestante.

Louis Massignon nacque a Nogent-Sur-Marne (Francia), il 25 luglio 1883. Quand’era ancora incredulo, si appassionò per la cultura e la mistica islamica. Nel 1905 conobbe Charles de Foucauld, la cui testimonianza marcherà indelebilmente il cammino spirituale di Massignon. Nel 1908, accusato dalle autorità turche di spianoggio a favore del movimento nazionalista arabo, fu arrestato e incarcerato nelle prigioni di Bagdad. Qui, con una “visione” del patriarca Abramo, iniziò il processo della sua conversione, che Massignon fece coincidere con la data della sua prima confessione sacramentale, nella chiesa di san Giuseppe a Beirut, il 25 giugno 1908. Sposato con Marcelle Dansaert, ebbe tre figli. Trovò in Francesco d’Assisi il modello del dialogo con l’Islam e fece della non-violenza gandhiana la sua opzione di vita. Nel 1934, fondò con Maria Kahil, una cristiana egiziana, la Badaliya, una comunità che vuole contribuire alla fratellanza cristiano-musulmana, attraverso la preghiera, la carità e la santificazione personale. Nel 1949, Pio XII, ricevendolo in udienza, gli concesse di passare al rito cattolico greco-melchita, perché potesse essere ordinato sacerdote, nonostante il matrimonio. Solidale con la lotta di indipendenza dell’Algeria, non si stancò di pregare, digiunare, denunciare ripetutamente le violenze delle autorità coloniali francesi contro quel popolo. Morì improvvisamente d’infarto la notte del 31 ottobre 1962. Aveva scritto: “Esiste un popolo che nessuno veramente ama, perché nessuno veramente conosce, e che nessuno veramente conosce, perché nessuno veramente ama, e questo popolo è il popolo musulmano. Sento il dovere di dedicare tutta la mia vita per farlo conoscere e amare dai cristiani”.

Freig (questo il nome che gli diedero i genitori) nacque nel 1334 nel villaggio di Miniet Yameen, sul delta del Nilo, da una famiglia di contadini così poveri che il nostro, fin da bambino, dovette aiutare il padre a guadagnarsi da vivere. Nonostante la miseria, essi possedevano un cammello, chiamato Roweis (“piccola testa”), che aveva l’abitudine, quando il ragazzino non si alzava per tempo, di accovacciarglisi vicino e passargli la testa sui piedi per svegliarlo. Quando Freig ebbe vent’anni, scoppiò una dura persecuzione contro i cristiani. Temendo che questi arrivassero al punto di rinnegare la fede, decise di recarsi al Cairo, per consolare e incoraggiare i cuori pavidi. Fu allora che assunse il nome del suo vecchio cammello, Roweis, e cominciò a percorrere le regioni dell’Alto Egitto. Nulla possedendo, lavorava con le sue mani, digiunava e passava le notti vegliando e pregando. Girando nudo, con solo una cintola di cuoio in vita, passava nelle case, insegnava a pregare, benediceva le famiglie, curava i malati. Aggredito e percosso da malfattori, non si lasciava sfuggire un lamento. Spesso Cristo gli apparve, dialogando a lungo con lui. Indebolito dai digiuni e dalle privazioni, Roweis visse gli ultimi nove anni di vita , disteso sulla nuda terra. La gente continuava a recarsi presso di lui per chiedergli preghiere e consiglio. Quando presentì la fine, chiamò i suoi discepoli, lasciò loro il mandato dell’amore reciproco e li benedisse uno ad uno. Per la devozione che nutriva alla Vergine Maria, la pregò di farlo morire il giorno della sua festa. E, di fatto, egli morì il 21 babah del 1121 dell’era dei martiri (corrispondente al 18 ottobre 1404, nel calendario giuliano e, nel nostro calendario gregoriano, al 31 ottobre).

Risale al 31 ottobre 1510 la prima visita del monaco agostiniano Martin Lutero (1483-1546) a Roma e il suo incontro ravvicinato con la corte papale, che lo marcò dolorosamente per la frivolezza, il nepotismo e la corruzione che vi regnavano. Sette anni più tardi, il 31 ottobre 1517, Lutero avrebbe reso pubbliche le 95 tesi contro la predicazione delle indulgenze, così com’era praticata dal domenicano Johannes Tetzel. Egli non pensava ancora ad una riforma della Chiesa, né, tanto meno, sognava di provocare una divisione. Fu, infatti, solo a partire dalla sua condanna da parte del papa Leone X (1520), che Lutero, portato per una sorta di reazione a catena a posizioni ogni volta più radicali, elaborò una dottrina che mirava, nelle sue intenzioni, a restaurare i dati autentici della fede cristiana, così come sono proposti nella Sacra Scrittura. Tale dottrina chiariva con energia rinnovata i grandi principi dell’autorità della Bibbia (sola scriptura), della giustificazione per fede (sola fides), del perdono universale (sola gratia); dell’unico mediatore (solo Christo). Al di là di ogni intenzione soggettiva, il 31 ottobre divenne la data convenzionale che segna l’inizio della Riforma protestante.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Filippesi, cap.2, 1-4; Salmo 131; Vangelo di Luca, cap.14, 12-14.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

Grande giornata, questa, per il cammino ecumenico, su cui lo Spirito guida le Chiese verso il ristabilimento di una piena unità, in un’ottica che valorizzi i reciproci carismi, guardando alle rispettive caratteristiche come doni che ci sono dati per la crescita dell’unico corpo di Cristo presente nella storia, al servizio e per la vita di tutti e dell’intero creato. Un gesto profetico, che ha voluto anticipare nella celebrazione, il suo traguardo, quello vissuto a Lund, in Svezia, dalla chiesa luterana e da quella cattolica, nella persona di papa Francesco, nell’aprire la commemorazione del quinto centenario della Riforma e il conquantesimo anniversario del dialogo tra le due Chiese. Che questo fruttifichi e si moltiplichi, a livello locale, in gesti di pentimento, perdono, riconciliazione, collaborazione, testimonianza all’unico vangelo di Gesù.

Ed è tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura uno stralcio della Dichiarazione congiunta emessa in occasione della Commemorazione cattolico-luterana della Riforma. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La nostra comune fede in Gesù Cristo e il nostro battesimo esigono da noi una conversione quotidiana, grazie alla quale ripudiamo i dissensi e i conflitti storici che ostacolano il ministero della riconciliazione. Mentre il passato non può essere cambiato, la memoria e il modo di fare memoria possono essere trasformati. Preghiamo per la guarigione delle nostre ferite e delle memorie che oscurano la nostra visione gli uni degli altri. Rifiutiamo categoricamente ogni odio e ogni violenza, passati e presenti, specialmente quelli attuati in nome della religione. Oggi ascoltiamo il comando di Dio di mettere da parte ogni conflitto. Riconosciamo che siamo liberati per grazia per camminare verso la comunione a cui Dio continuamente ci chiama. Mentre superiamo quegli episodi della storia che pesano su di noi, ci impegniamo a testimoniare insieme la grazia misericordiosa di Dio, rivelata in Cristo crocifisso e risorto. Consapevoli che il modo di relazionarci tra di noi incide sulla nostra testimonianza del Vangelo, ci impegniamo a crescere ulteriormente nella comunione radicata nel Battesimo, cercando di rimuovere i rimanenti ostacoli che ci impediscono di raggiungere la piena unità. Cristo desidera che siamo uno, così che il mondo possa credere (cfr Gv 17,21). […] Preghiamo Dio che cattolici e luterani sappiano testimoniare insieme il Vangelo di Gesù Cristo, invitando l’umanità ad ascoltare e accogliere la buona notizia dell’azione redentrice di Dio. Chiediamo a Dio ispirazione, incoraggiamento e forza affinché possiamo andare avanti insieme nel servizio, difendendo la dignità e i diritti umani, specialmente dei poveri, lavorando per la giustizia e rigettando ogni forma di violenza. Dio ci chiama ad essere vicini a coloro che aspirano alla dignità, alla giustizia, alla pace e alla riconciliazione. Oggi, in particolare, noi alziamo le nostre voci per la fine della violenza e dell’estremismo che colpiscono tanti Paesi e comunità, e innumerevoli sorelle e fratelli in Cristo. Esortiamo luterani e cattolici a lavorare insieme per accogliere chi è straniero, per venire in aiuto di quanti sono costretti a fuggire a causa della guerra e della persecuzione, e a difendere i diritti dei rifugiati e di quanti cercano asilo. (dalla Dichiarazione congiunta in occasione della Commemorazione cattolico-luterana della Riforma).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 31 Ottobre 2016ultima modifica: 2016-10-31T22:18:47+01:00da fraternidade
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