Giorno per giorno – 07 Ottobre 2016

Carissimi,
“L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te”. L’Ave Maria è nata così. Il perché di questo vangelo differente dal vostro è presto detto: qui, in Brasile, la memoria della Madonna del Rosario prevede sue letture proprie e, per questo, la liturgia propone il racconto dell’annunciazione. Stasera, nella chiesetta dell’Aparecida, ci dicevamo che, per molti, il rosario può apparire una preghiera ripetitiva e piuttosto noiosa, ma, se intesa bene, è la maniera di riflettere sul Vangelo e sulle sue implicazioni per la nostra vita. A partire dal vangelo di oggi, che ci reca la prima di molte buone notizie: quella del concepimento di Gesù. Con il sì di Maria a farsi carico di una maternità dagli esiti imprevedibili, come ogni maternità, accompagnata da alcune parole misteriose, che alludevano alle cose grandi che sarebbero dovute accadere a quel figlio, di cui, forse, più tardi, deve aver pensato: ho sognato, ma che, nondimeno, aveva accolto con totale disponibilità. Da allora, ogni volta che nasce un/a bambino/a alla chiesa, il nome più vero, in qualche modo segreto, che riceve è Gesù, cioè Dio-salva, perché questa sará la sua missione, e nessun altra. Qualunque sia la professione che a suo tempo sceglierà, il ceto sociale, il Paese di appartenenza, tutti dovranno poterlo/a riconoscere come tale, sapere che di lui/lei, potranno fidarsi, ricevere appoggio, consolazione, cura, trovare in lui/lei un/a alleato/a nella lotta contro ogni forma di male, di schiavitù, di oppressione. Per questo, si prega anche Maria, non come una divinità, ma come una madre che sa quanto sia costato e costi mettere al mondo ogni volta Gesù nella vita di esseri fragili come noi. Prega per noi, peccatori. Amen.

Il calendario ci porta oggi la memoria della Beata vergine Maria del Rosario.

L’origine della festa non è, come si dice, delle più felici. Voluta da Pio V per celebrare la vittoria conseguita sulla flotta turca, a Lepanto, il 7 ottobre 1571, dicono che ancora oggi, più di quattrocento anni dopo, la Madonna non si dia pace. E quando le capita di vedere il papa Pio per le strade dei cieli (dato che l’hanno pure canonizzato per garantirgli il paradiso), scuote ancora la testa e gli fa: ma, a te, ti ha dato di volta il cervello? Già, perché a Lepanto, come in ogni guerra, passata, presente e futura, a combattersi c’erano, ci sono e ci saranno, solo dei diavoli. Quand’anche poveri. Dall’una e dall’altra parte.

Noi facciamo anche memoria di John Woolman, profeta quacchero, e di Manuel Antonio Reyes, prete, martire in El Salvador.

John Woolman era nato, il 19 ottobre 1720, quinto dei dodici figli di Samuel Woolman e Elizabeth Hudson Burr, una famiglia quacchera di Rancocas, nel New Jersey, non lontano da Filadelfia. Da ragazzo ebbe una prima rudimentale istruzione nella scuola quacchera del paese, ma la sua formazione fu comunque autodidatta. Dopo una malattia, seguita ad una sbandata adolescenziale, cominciò a lavorare come garzone in un panificio e a frequentare regolarmente gli incontri della Società degli Amici, sempre più attento ad ascoltare gli insegnamenti di Gesù e preoccupato di porli in pratica. Iniziatosi al mestiere di sarto, sposò ventinovenne Sarah Ellis, da cui nacquero due figli, Mary e William. Nel 1756 cominciò a redigere il suo Diario e prese a pubblicare alcuni opuscoli contro il sistema schiavista. Tale lotta sarebbe divenuto obiettivo prioritario della sua vita. Diceva che “l’unica maniera cristiana per trattare gli schiavi è liberarli”. Sempre ospitalissimo con tutti, rifiutava tuttavia di accogliere in casa chi fosse proprietario di schiavi. Durante le guerre contro i francesi e contro gli indiani, scelse l’obiezione di coscienza, rifiutando di pagare le tasse di guerra e preferendo pagare le multe salate a cui era ogni volta condannato. Visse semplicemente, delle cose essenziali, sapendo che il desiderio smodato del lusso e delle ricchezze è la radice di tutte le oppressioni e le guerre. Decise di non mangiare nulla che contenesse zucchero o melassa perché prodotto dal lavoro degli schiavi, e rifiutò gli abiti tinti per la stessa ragione. Sosteneva che non ci si può limitare ad evitare l’oppressione diretta degli altri esseri umani, ma si deve rifiutare il consumo e il godimento di ogni bene che sia frutto dello sfruttamento umano. Inviato in Inghilterra per divulgare tra le locali congregazioni quacchere le idee abolizioniste, si ammalò di vaiolo e morì il 7 Ottobre 1772, nella città di York.

Manuel Antonio Reyes era nato il 13 dicembre 1945 a San Rafael Oriente, nel dipartimento di San Miguel (El Salvador). Era parroco di Santa Marta, nella Colonia “10 Settembre”, quando la mattina del 6 ottobre 1980 la sua casa venne perquisita e lui sequestrato da individui che dichiarano di appartenere a “nuclei investigativi”. Il giorno seguente il Ministro della Difesa, a Mons. Rivera y Damas, che gli chiede conto della scomparsa, assicura il suo interessamento. Ma, il giorno stesso, il corpo senza vita del sacerdote è ritrovato per strada. Per questo prete di trentacinque anni il suo legame con la comunità cristiana di un quartiere operaio è stato motivo sufficiente per decretare la sua morte.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della memoria di Nostra Signora del Rosario e sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.1, 12-14; Salmo (da Lc 1,46-55); Vangelo di Luca, cap.1, 26-38.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Molteplici le intenzioni della nostra preghiera di oggi. In primo luogo, per le centinaia di vittime dell’uragano Matthew ad Haiti e per le altre regioni che ne sono ancora minacciate. Preghiera di rendimento di grazie, poi, per la vita di Desmond Tutu, arcivescovo anglicano del Sudafrinc, Premio Nobel per la pace, instancabile lottatore per i diritti umani, che compie oggi 85 anni. E, preghiera, infine, una volta di più, per il cammino ecumenico delle Chiese, prendendo spunto dall’incontro avvenuto l’altro ieri tra papa Francesco e l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Chiesa anglicana, a cinquantanni dall’incontro tra Paolo VI e l’Arcivescovo Michael Ramsey, che inaugurava il dialogo tra le due Chiese.

Per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una riflessione sulla preghiera del Rosario di fra Timothy Radcliffe, già Maestro generale dell’Ordine dei predicatori. Tratta da una sua confrenza tenuta a Lourdes nell’ottobre 1998, è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Può sembrare strano che una preghiera semplice come il Rosario sia associata in modo particolare ai Domenicani. Si pensa raramente ai Domenicani come a gente semplice: abbiamo la fama di scrivere opere di teologia lunghe e complesse. Tuttavia, ci siamo battuti per conservare il Rosario. […] Ma perché questa semplice preghiera è così cara ai Domenicani? Forse perché al centro della nostra tradizione teologica risiede un’aspirazione alla semplicità. San Tommaso d’Aquino diceva che noi non possiamo comprendere Dio perché Dio è perfettamente semplice. La sua semplicità supera tutte le nostre concezioni. Noi studiamo, affrontiamo problemi teologici, sperimentiamo le nostre menti, con l’obiettivo di avvicinare il mistero di Colui che è totale semplicità. Dobbiamo andare al di là della complessità per raggiungere la semplicità. Esiste una falsa semplicità, della quale dobbiamo sbarazzarci: è la semplificazione di coloro che hanno sempre troppo facilmente una risposta per tutto, che sanno tutto in anticipo. Essi sono sia troppo pigri, che incapaci di pensare. Esiste poi la vera semplicità, quella del cuore, la semplicità degli sguardi chiari. E noi, non possiamo raggiungerla se non lentamente, con la grazia di Dio, avvicinandoci all’accecante semplicità di Dio. Il Rosario è semplice, in effetti, molto semplice, ma di quella semplicità saggia e profonda alla quale noi aspiriamo, e nella quale troveremo la pace. Si dice che diventando vecchio san Giovanni evangelista diventasse completamente semplice; che egli amasse giocare con una colomba, e che tutto ciò che diceva a coloro che andavano a trovarIo fosse: “Amatevi gli uni gli altri”. Né voi né io ci accontenteremmo di questa risposta! Nessuno ci crederebbe. Solo uno come san Giovanni, che ha scritto il più ricco e il più complesso dei Vangeli, può raggiungere la vera semplicità della saggezza e non dire nulla di più di: “Amatevi gli uni gli altri”. Allo stesso modo, solo uno come san Tommaso d’Aquino, dopo aver scritto la sua grande Summa Teologica, può dire che tutto ciò che ha scritto è come paglia”. Sì, il Rosario è molto semplice. Forse è un invito a scoprire la semplicità profonda che è la vera saggezza. (Timothy Radcliffe, Prier le Rosaire).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Ottobre 2016ultima modifica: 2016-10-07T22:43:33+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo