Giorno per giorno – 01 Ottobre 2016

Carissimi,
“Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc 10, 18-20). Il vangelo di oggi raccontava la gioia di Gesù per la gioia dei discepoli. Anche se egli, notavamo stasera, non manca di correggerla. Dato che non sempre si otterranno da subito quei risultati che l’avevano motivata: l’eliminazione del male, dell’ingiustizia, il riscatto degli oppressi, l’affermazione della logica del dono e del perdono, il trionfo della pace. Ciò che ci deve rendere felici è il fatto che, comunque, i nostri nomi sono inscritti nella prassi di Dio. Che, per prima ci ha coinvolti, facendoci sperimentare la sua misericordia, e poi ci ha fatto suoi strumenti. È quanto basta.

Oggi facciamo memoria di Teresa del Bambino Gesù, “piccola” sulla strada dell’Evangelo, e Jacques Fesch, convertito, contemplativo.

Teresa Martin, nacque ad Alençon, in Francia, il 2 gennaio 1873, in una famiglia profondamente religiosa. A 14 anni, manifestò l’intenzione di seguire le sue due sorelle, Paolina e Maria, nella vita del Carmelo. Superando tutti gli ostacoli che si opponevano alla sua precoce vocazione, riuscì ad entrare nel Carmelo di Lisieux l’anno seguente (1888), dove prese il nome di Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo. Come spesso, tuttavia, accade, la realtà che incontrò era lontana da essere quella idealizzata. Vi circolavano meschinità, tiepidezza, sgarbi e storture, ma la giovanissima monaca riescì a tenersi fuori dal gioco del risentimento e della sterile polemica. Intuì che non è criticando le consorelle che sarebbe riuscita a migliorare l’atmosfera del monastero, ma accettando la scommessa di farsi santa, esigendo da sé niente meno che tutto. Con semplicità e una buona carica di auto-ironia. La “via” è quella dell’infanzia spirituale: riconoscere la propria piccolezza, abbandonandosi con fiducia alla bontà di Dio, come un bambino tra le braccia della madre. Le prove spirituali che Teresa affrontò durante la sua vita nascosta – la “notte della fede”, il vuoto spirituale, la tentazione dell’incredulità – la rendono vicina a quanti conoscono l’angoscia del dubbio e della mancanza di fede. La sua fragile salute non gli permise di resistere ai rigori della vita di clausura. La sera del 30 settembre 1897, a 24 anni, Teresa morì di tubercolosi, unendo le sue sofferenze a quelle di Cristo sulla croce.

Jacques Fesch era nato a Saint-Germain-en-Laye, il 6 aprile 1930, figlio, come si dice, di buona famiglia. Ma, anche, una testa calda. Irrequieto, indisciplinato, ribelle, finì con l’essere espulso da scuola. A diciassette anni incontrò Pierrette Polack, dalla relazione con la quale nascerà una figlia, Veronica, e che, raggiunta la maggior età, deciderà, piuttosto riluttante, di sposare, nel giugno del 1951. Terminato il servizio militare, Fesch scoprì che lavorare non era proprio la sua vocazione. In compenso amava spendere. Un giorno, un amico gli prospettò l’idea di un’avventura per mare, in una vita libera da impegni, doveri, convenzioni. Ma, ci voleva una barca e la barca costava tanto. Si poteva comunque rimediare con una rapina. Fu così che il 18 febbraio 1954, a Parigi, prese quella che gli sembrava la decisione giusta: assaltare l’agenzia di cambio di un tale Sylberstein. Senza troppo successo, però, perché, questi fece a tempo a chiamare la polizia. Fesch fuggì, ma, per fermare l’agente che lo inseguiva, gli sparò e lo uccise. Senza che questo gli evitasse di essere arrestato, subito dopo. Il carcere fu, in ogni caso, la sua via di Damasco. Fu lì, infatti, che incontrò, improvvisamente e imprevistamente, Dio. Della ricchezza di questo incontro ci lasciò testimonianza nel diario steso negli ultimi mesi di vita. Fu condannato a morte il 6 aprile 1957. Pochi giorni prima dell’esecuzione, dopo aver letto “Storia di un’anima” di Teresa di Lisieux, aveva scritto: “Che graziosa piccola santa, come ci è vicina! Attraverso la ‘piccola via’, bisogna che giunga ad elevarmi. Offrire le più piccole cose che non sono troppo dure. Come il mio tabacco”. Ricordando poi che la santa aveva pregato intensamente per la conversione di un tal Pronzini, condannato a morte, scrisse ancora: “Ha salvato l’anima di un condannato a morte. Il mio caso è troppo simile al suo perché non se ne occupi”. Avrebbe voluto morire il 3 ottobre, giorno in cui allora si celebrava la memoria di Teresa di Lisieux. Fu ghigliottinato invece il 1º Ottobre 1957. Qualche anno più tardi, però, con la riforma del calendario, la memoria della santa fu fatta coincidere con la data liturgica della sua morte, sicché i due finirono per ritrovarsi accomunati. Con reciproca soddisfazione, presumibilmente.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Giobbe, cap.42, 1-3.5-6.12-17; Salmo 119; Vangelo di Luca, cap.10, 17-24.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Per il Sanatana Dharma (quello che impropriamente è chiamato Induismo) comincia oggi, primo giorno del mese lunare di Asvina, Navaratri, la festa di “nove notti” (tale è il significato del nome) che celebra la Madre divina, sotto i nomi di Durga (che distrugge le tendenze negative), Lakshmi (che propizia l’acquisizione di ogni sorta di virtù) e di Sarasvati (che instilla sapienza e conoscenza spirituale). La novena culminerà, il 21 di ottobre nella festa di Dussehra, che celebra la sconfitta del re dei demoni Ravana da parte del Signore Rama. Beh, che oltre ogni simbolismo, questo possa essere vero per tutti noi!

Oggi, se ci fosse il vecchio Pedro (ma, a suo modo, c’è), avremmo ricordato la sua professione monastica, avvenuta nel 1945, il giorno della memoria della piccola Teresa (che a quel tempo era celebrata il 3 di ottobre): i due, nonostante le apparenze che li facevano così irrimediabilmente diversi, avevano tutto a che vedere l’uno con l’altra. E soprattutto con Quello che li aveva sedotti. Complimenti, Pedro! Se, per il mistero della comunione dei santi, ti resta del tempo libero, dai un’occhiata giù alla tua gente di Goiás. E ai suoi amici.

Noi si accompagna nella preghiera il breve viaggio apostolico di papa Francesco che, da ieri, l’ha portato in Georgia e lo vedrà poi in Azerbaijan. Che esso possa aiutare a superare tutte le difficoltà nel cammino ecumenico tra le Chiese e a incentivare il dialogo interreligioso.

Per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di Teresa di Lisieux., tratto dallo Scritto autobiografico C. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Quando il Signore aveva comandato al suo popolo di amare il prossimo come se stesso, non era venuto ancora sulla terra; così, sapendo bene a qual punto si ami la propria persona, non poteva chiedere alle sue creature un amore più grande per il prossimo. Ma quando Gesù dà ai suoi apostoli un comandamento nuovo, il comandamento proprio suo, come dirà altrove, non parla di amare il prossimo come se stessi, bensì di amarlo come lui, Gesù, l’ha amato, come l’amerà fino alla consumazione dei secoli. Signore, so che voi non comandate alcunché d’impossibile, conoscete meglio di me la mia debolezza, la mia imperfezione, voi sapete bene che mai potrei amare le mie sorelle come le amate voi, se voi stesso, o mio Gesù, non le amaste ancora in me. E perché voi volevate concedermi questa grazia, che avete fatto un comandamento nuovo. Oh, come l’amo, il vostro comandamento, poiché mi dà la sicurezza che la volontà vostra è di amare in me tutti coloro che voi mi comandate di amare. Sì, lo sento, quando sono caritatevole è Gesù solo che agisce in me, più sono unita con lui, più amo anche tutte le mie sorelle. Quando voglio aumentare in me quest’amore, soprattutto quando il demonio cerca di mettermi davanti agli occhi dell’anima i difetti di quella o quell’altra sorella che mi è meno simpatica, mi affretto a cercare le sue virtù, i suoi buoni desideri; mi dico che, se l’ho vista cadere una volta, ella può bene avere riportato un gran numero di vittorie che nasconde per umiltà, e perfino ciò che mi pareva un errore può benissimo essere, a causa dell’intenzione, un atto di virtù. (Teresa di Lisieux, Scritto autobiografico C, 290).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Ottobre 2016ultima modifica: 2016-10-01T22:10:14+02:00da fraternidade
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