Giorno per giorno – 02 Ottobre 2016

Carissimi,
“Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?” (Lc 17, 7-9). Gesù ci conosce fin troppo bene, perciò tratteggia con una certa ironia questo gustoso quadretto delle relazioni padroni-servi, che è poi ciò che caratterizza così spesso anche i nostri rapporti di ogni giorno, in famiglia, tra compagni, in chiesa. Con noi sempre dalla parte dei padroni (come pensiamo essere Dio), con esigenze che non finiscono mai, e senza neppure preoccuparci di ringraziare. Ora, Gesù (e perciò Dio) è proprio il contrario: egli è colui che serve senza stancarsi mai e senza sperare troppo nel nostro grazie. E vorrebbe che la sua chiesa (anche noi) fosse così. Senza rimanerci male se non ci si manifesta riconoscenza. Perché siamo solo servi, che non ricercano il loro utile (non “inutili”, come recita la traduzione), neanche sotto forma di gratificazione. Come anche Dio, appunto, lavora da sempre solo per il gusto di vederci felici. Come una mamma, il cui “salario” non è neppure l’amore dei figli, ma il suo amore per i figli. Pensate un po’ che bello, se la chiesa (noi) fosse sempre e solo così. Senza acrimonie, risentimenti, borbottii. Che non sono punto cristiani.

I testi che la liturgia di questa XXVII Domenica del Tempo Comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Abacuc, cap.1, 2-3; 2, 2-4; Salmo 95; 2ª Lettera a Timoteo, cap.1, 6-8. 13-14; Vangelo di Luca, cap.17, 5-10.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e Chiese cristiane.

Il calendario della Chiesa universale porta in questa data la Memoria degli Angeli Custodi. Il nostro calendario ci porta oggi la memoria dell’Anonimo Pellegrino russo, mistico ortodosso, e di Romano Guardini, teologo.

L’uso di una festa specifica dedicata agli Angeli Custodi si diffuse nella Spagna nel ’400, e nel secolo successivo in Portogallo, più tardi ancora in Austria. Nel 1670, il papa Clemente X ne fissò la data al 2 ottobre. Di essi il Martirologio Romano dice che “chiamati in primo luogo a contemplare il volto di Dio nel suo splendore, furono anche inviati agli uomini dal Signore, per accompagnarli e assisterli con la loro invisibile ma premurosa presenza”. Insomma, una sorta di “longa manus” del buon Dio presso ciascuno(a) di noi (ma anche nostra presso di Lui), per evitarci di pensare che Egli ci possa abbandonare anche solo un istante.

Lo starec Ambrogio, del monastero di Optina, ne parla in una sua lettera come di un semplice laico, “un contadino della provincia di Orel”, o forse “il mercante Nemyotov” discepolo dello starec Macario, predecessore di Ambrogio. Secondo l’igumeno Johann del monastero di Novy Valaam, in Finlandia, quel contadino, di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, sarebbe passato per il Monte Athos, dove avrebbe scritto per lo starec Ieronim Solomentsev, il resoconto dei suoi viaggi, decidendo poi di trattenersi lì come monaco. Di fatto, un manoscritto dei Racconti, in bellissima scrittura, è conservato ancor oggi nella biblioteca del monastero russo di S. Pantaleimone. Da quel manoscritto furono tratte le successive edizioni del libro che racconta il cammino mirabile del pellegrino che arrivò a capire e vivere il significato dell’espressione: “Pregate senza sosta”.

Romano Guardini era nato a Verona il 17 febbraio 1885. All’età di un anno fu portato a Magonza, dove suo padre era commerciante e console italiano, e rimase poi in Germania per tutta la vita. Dopo un iniziale entusiasmo per le scienze naturali, che cominciò a studiare a Tubinga, e per le scienze politiche, che prese a studiare a Monaco, inquieto e insoddisfatto, si riavvicinò gradualmente alla fede cristiana e decise poi di farsi prete. Intraprese quindi gli studi teologici a Friburgo, a Tubinga e, infine a Magonza, dove fu ordinato presbitero, nel 1910. Laureatosi in teologia a Friburgo nel 1915, e ottenuta l’abilitazione all’insegnamento della dogmatica cattolica a Bonn nel 1922, si dedicò contestualmente ad un’intensa attività pastorale parrocchiale, che lo mise a contatto con il movimento giovanile e con il nascente movimento liturgico. Tali frequentazioni maturarono in lui l’esigenza di una riflessione teologica attenta all’esistenza dell’uomo storico-concreto e intimamente animata dall’esperienza della vivente comunità cristiana. Le sue prime opere preannunciarono profeticamente, attraverso il superamento dell’individualismo religioso-borghese e del giuridismo ecclesiastico, la nascita di quella nuova coscienza della chiesa che qualche decennio più tardi avrebbe trovato espressione nello spirito e nei documenti del Concilio Vaticano II. Nel 1923 Guardini ottenne la cattedra di “Filosofia della religione e della visione cattolica del mondo” all’università di Berlino, dove, il suo insegnamento registrò un vasto consento e una crescente simpatia soprattutto negli ambienti giovanili. Accompagnò il suo impegno accademico, con un’intensa attività di conferenziere, predicatore e scrittore, che lo rese famoso anche all’estero. Nel 1939 il regime nazista gli revocò la nomina a professore, ed egli tornò ad insegnare solo alla fine della guerra, prima all’università di Tubinga e poi a quella di Monaco. Nel 1961 fu nominato membro della Commissione liturgica preparatoria del Concilio Vaticano II. Nel 1965 rifiutò la nomina a cardinale avanzatagli da Paolo VI. Morì a Monaco il 2 ottobre 1968. Di lui Hans Urs von Balthasar scrisse: “Forse al Guardini non si potrà risparmiare il rimprovero di non essersi staccato con sufficiente decisione, come cristiano, dal mondo borghese, di cui condivise la decadenza e la rovina. E, più precisamente, con una domanda: ha guardato egli in faccia l’urlante indigenza materiale delle masse umane? Ha sentito l’orrore provato dal giovane Marx davanti al mondo come esso è in realtà?”. Domanda che continua ad essere valida per gran parte delle nostre chiese.

Il 2 Ottobre, anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, è stato voluto dalle Nazioni Unite “Giornata Mondiale della Nonviolenza”. È un invito a tutti noi a conoscere e approfondire il pensiero e la pratica che caratterizzò questa Grande Anima del nostro tempo, per diventare a nostra volta testimoni di verità, giustizia, pace. In tempi difficili.

Bene, noi ci si congeda qui, lasciandovi alla lettura di un brano di Romano Guardini, tratto dal suo libro “L’essenza del cristianesimo” (Morcelliana). Che, troviamo citato in rete e che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il cristianesimo non è una teoria della Verità, o una interpretazione della vita. Esso è anche questo, ma non in questo consiste il suo nucleo essenziale. Questo è costituito da Gesù di Nazareth, dalla sua concreta esistenza, dalla sua opera, dal suo destino – cioè da una personalità storica. Una certa analogia di tale situazione avverte colui per il quale un uomo acquista un significato essenziale. Non “l’Umanità” o “l’umano” divengono in tal caso importanti, ma questa persona. Essa determina tutto il resto, e tanto più profondamente e universalmente quanto più intensa è la relazione. Ciò può avvenire in un modo cosi possente che tutto, mondo, destino, compito si attua attraverso la persona amata; essa è come contenuta in tutto, tutto la fa ricordare, a tutto essa dà un senso. Nell’esperienza di un grande amore tutto il mondo si raccoglie nel rapporto Io-Tu, e tutto ciò che accade diventa un avvenimento nel suo àmbito. L’elemento personale a cui in ultima analisi intende l’amore e che rappresenta ciò che di più alto c’è fra le realtà che il mondo abbraccia, penetra e determina ogni altra forma: spazio e paesaggio, pietre, alberi, animali… Tutto ciò è vero, ma ha una risonanza solo tra questo Io e questo Tu. A misura che l’amore si fa più illuminato, sempre meno pretenderà che ciò che costituisce per lui il centro focale del mondo debba esserlo anche per altri. Una simile pretesa potrebbe essere sincera dal punto di vista lirico, ma per il resto sarebbe stolta. Nel cristianesimo le cose stanno altrimenti. Non è fatto dipendere dal presentarsi di un incontro d’amore che la persona unica di Gesù diventi per l’uomo la realtà religiosa decisiva, ma essa è tale incondizionatamente e per se stessa. E che essa sia afferrata come tale dal singolo uomo, non è una possibilità lasciata al libero accadere, come lo svegliarsi di un’inclinazione, che viene quando viene, ma è un’esigenza posta alla coscienza. (Romano Guardini, L’essenza del cristianesimo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 02 Ottobre 2016ultima modifica: 2016-10-02T22:13:05+02:00da fraternidade
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