Giorno per giorno – 27 Luglio 2014

Carissimi,
“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra” (Mt 13, 44-46). Stamattina, ci chiedevamo se davvero noi sperimentiamo ogni giorno la consapevolezza, e la gioia conseguente, di aver trovato nella proposta del Regno la dimensione più preziosa della nosta vita, per la quale saremmo capaci di sacrificare tutto il resto. O se, invece, come forse era successo alla comunità di Matteo, mezzo secolo dopo la Pasqua di Gesù, questa parola è diventata routine, tradizione, abitudine, rito, e ciò che ci accoglie al risveglio e che guida durante la giornata le nostre azioni non è diverso dai desideri, dalle ambizioni, dagli umori, dai risentimenti di molti altri. “Pieni di gioia” è come ci vorrebbe vedere Gesù. Pieni di “entusiasmo”, o anche immersi, calati, entrati nella (o partecipi della) vita di Dio, si potrebbe anche tradurre, rifacendoci all’etimologia del termine. Anche negli orrori, che ci stanno davanti, che ci segnalano la sua assenza, l’ostracismo a cui Lui – il Suo significato – è stato condannato, che noi ci ostiniamo a voler riportare nel mondo, come atteggiamento che si nega ostinatamente ad accontentarsi di verità prefabbricate o parziali, a fomentare odi e vendette, a non accorgersi di violenze e brutalità, a scendere a patti con l’ingiustizia immane che regge il Sistema-mondo. Entusiasmo, gioia, nel sentirsi fiduciosamente al sicuro, come tra le braccia della persona amata, sotto un bombardamento. Che, è vero, può essere ingannevole, ma non lo è, se le braccia sono le Sue. Per dirla con Etty Hillesum: “Arrivo sempre alla stessa conclusione: la vita è bella. E credo in Dio. E voglio stare proprio in mezzo ai cosiddetti ‘orrori’ e dire ugualmente che la vita è bella”. Allora, come viviamo noi il Vangelo del Regno?

I testi che la liturgia di questa XVII Domenica del Tempo Comune sono tratti da:
1° Libro dei re, cap.3, 5.7-12; Salmo 119, 57.72.76-77.127-130; Lettera ai Romani, cap.8, 28-30; Vangelo di Matteo, cap.13, 44-52.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le Comunità e Chiese cristiane.

Oggi è memoria di Titus Brandsma, martire del totalitarismo nazista a Dachau.

Anno Bjoerd Brandsma nasce a Bolsward, in Olanda, il 23 febbraio 1881, quinto di sei figli. A 17 anni entra nel Carmelo di Boxmeer, assumendo il nome di Titus. Ordinato sacerdote nel 1905 e conseguito il dottorato in filosofia all’Università Gregoriana di Roma, si dedica ad ogni tipo di apostolato, scrivendo libri e articoli su diversi periodici; tenendo conferenze e lezioni, dentro e fuori il convento; predicando e organizzando congressi, meravigliando tutti per la sua capacità di arrivare dappertutto. Riesce, tuttavia, ed è ciò che più importa, a mantenersi sempre uomo di preghiera, profondamente semplice ed umile. L’occupazione dell’Olanda da parte dei nazisti, il 10 maggio 1940, segna l’avvio di una politica di persecuzione nei confronti degli ebrei, ma anche di una coraggiosa resistenza da parte della gerarchia cattolica che, il 26 gennaio 1941, emetterà un dichiarazione con cui si negano i sacramenti ai cattolici che sostengano il movimento nazional-socialista e proibirà ogni forma di propaganda nazista sulla stampa cattolica. Tra le figure di spicco di questa resistenza c’è padre Titus. Ma non durerà a lungo. La sera del 19 gennaio 1942, infatti, è arrestato dalle famigerate SS e inviato in campo di concentramento. La colpa: i suoi articoli di denuncia contro la persecuzione che i “codardi nazisti” muovono agli ebrei e la sua difesa della fede cristiana contro il mostro del nazionalsocialismo. Saranno sei mesi di Calvario, soprattutto nell’inferno di Dachau. Fino a quando, il 26 luglio 1942, verrá ucciso con un iniezione di acido fenico. All’infermiera che gliela pratica, offre la sua corona del Rosario. Alla protesta di lei di non saper pregare, lui la rassicura: “Tranquilla, basta che tu dica: Prega per noi peccatori”. Lo testimonierà lei stessa al processo che precederá la beatificazione, avvenuta nel 1985.

È tutto. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una parola di Titus Brandsma, annotata nella sua cella, nel campo di concentramento. Non ha bisogno di commento. Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Beata solitudine. Mi sento già a casa in questa piccola cella. Non mi annoio affatto, anzi proprio il contrario. Io sono qui da solo, ma nostro Signore non mi è mai stato così vicino. Potrei gridare di gioia che Egli si è lasciato trovare di nuovo da me senza che mi sia possibile stare tra le persone o le persone con me. Egli è ora il mio unico rifugio e mi sento al sicuro e felice. Mi piacerebbe rimanere qui sempre, se Egli lo volesse. Raramente sono stato così felice e così contento. (Titus Brandsma, nella cella del campo di concentranento).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Luglio 2014ultima modifica: 2014-07-27T22:23:09+02:00da fraternidade
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