Giorno per giorno – 26 Luglio 2014

Carissimi,
“Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono!” (Mt 13, 16-17). Questi due versetti sono tutto il vangelo di oggi. Sono le parole che Gesù aveva rivolto un giorno ai suoi discepoli, e che la liturgia della memoria odierna ha scelto di applicare ai genitori della madre di Gesù, immaginando che essi abbiano avuto la grazia e la fortuna di conoscerlo e forse persino di vivere vicini a lui almeno nei primi anni della sua infanzia. Come che sia stato, queste stesse parole vorremmo poterle vedere realizzate anche nelle nostre vite, dato che, l’evento di Gesù, non l’abbiamo semplicmente alle spalle, ma può ripresentarsi ad ogni momento. È quando il regno, cioè le relazioni basate sull’amore reciproco, sul servizio mutuo, sulla dedizione generosa, sul dono della vita, sul perdono rinnovato ogni volta, invade la vita delle nostre famiglie, delle nostre società, delle nostre chiese. Allora, come per magia, vediamo il significato di Gesù prendere nuovamente corpo e divenire capace di operare in profondità la trasformazione della storia e dele nostre storie. Forse, constatando i risultati ottenuti fino ad oggi, sarà meglio moltiplicare le preghiere.

Oggi, anglicani, cattolici e veterocattolici celebrano la memoria di Gioacchino e Anna, genitori della beata vergine Maria. Altre chiese li ricordano in date differenti. Da noi, S. Anna è anche patrona dello Stato e della città di Goiás, oltre che della nostra diocesi e della nostra parrocchia. Inoltre, lei e il marito, sono protettori e modello dei “nonni” nel generare figli e figlie, che generino a loro volta Gesù (e il suo significato) nelle loro vite.

A dire il vero, che i genitori della madre di Gesù si chiamassero proprio Gioacchino e Anna, ce lo dice solo l’apocrifo Protoevangelo di Giacomo. I Vangeli canonici, infatti, non li menzionano e non ne sanno nulla. Secondo quel racconto, la sposa di Gioacchino, dopo una lunga sterilità, avrebbe impetrato dal Signore la nascita di Maria, che sarebbe divenuta la madre di Gesù, con la promessa di consacrarla a Lui. E tutto si realizzò. A noi piace pensarli come una coppia di semplici contadini, laboriosi e devoti come si conviene, cui la giovane figlia dev’essere costata qualche grattacapo. Ma, anche per lei, visti i risultati, ne valse la pena. Come si vorrebbe per noi tutti.

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono, da noi, propri della memoria odierna e sono tratti da:
Libro del Siracide, cap. 44,1.10-15; Salmo 132; Vangelo di Matteo, cap. 13,16-17.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Non sappiamo se sia così anche da voi, ma, qui in Brasile, oggi si celebra la festa dei nonni. Tra l’altra, qui in comunità, ce n’è almeno uno di più, rispetto all’anno scorso. In questo variegato istituto famigliare, i nonni, ma soprattutto le nonne, rappresentano spesso un elemento di fondamentale importanza. Come già ci è capitato di ricordare in passato, proprio quando raggiungono l’età in cui potrebbero e, più ancora, dovrebbero, riposare, gli tocca invece riconciare da capo, passando, senza soluzione di continuità, dalla cura dei figli a quella di nipoti e pronipoti. Perché un figlio, o una figlia, hanno deciso di metterne al mondo uno anche loro, forse troppo presto (o, se non l’hanno deciso, è comunque successo), o si sono separati e, qualche volta, riaccasati, o si sono rimessi a studiare, o sono andati altrove a cercare lavoro, o hanno preso la strada dell’alcool o della droga, o sono in prigione, o sono stati ammazzati. Forse, qualcosa di simile, accade anche lì. Nel senso di nonni che, giorno per giorno, si perdono, come ne sono capaci, nello star dietro ai piccoli che sono stati loro affidati. Con la speranza stretta tra i denti che possano conoscere un futuro migliore di quello che l’oggi lascia intravedere. E, anzi, che loro siano questo futuro migliore. Come, neppure Gioachino e Anna, avrebbero immaginato per il piccolo figlio della loro Maria.

E, per restare in tema, o, almeno nella terra, di questi santi vecchi, oggi che è, se non sbagliamo il calcolo, il diciannovesimo giorno di quella guerra assurda che, fomentata dall’odio delle due parti, si riversa e colpisce soprattutto i più inermi e innocenti della popolazione di Gaza, nel congedarci vi proponiamo, una volta di più, una preghiera. È di Sayad Kashua, uno scrittore arabo (dicono che attualmente sia il migliore di lingua ebraica), israeliano, ateo. Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Salve, dio Elohim, improvvisamente mi sono ritrovato a pregare per la prima volta stanotte. Per favore, dio. Ti imploro che non ci siano più morti. Per favore, Elohim, fa’ che tutto questo finisca immediatamente. Per favore, ti supplico. Fa’ che gli ebrei pensino ai bambini di Gaza che ricevono razzi veri sulle loro teste. Per favore, che in Israele capiscano che a Gaza abitano persone senza speranza, le cui vite quasi non possono essere chiamate con questo nome. Per favore, che in Israele sappiano che lì abita un popolo oppresso che vede Israele come la causa delle sue sofferenze. Elohim, fa’, per favore, che i palestinesi di Gaza smettano di lanciare razzi, desistano dai loro slogan vittoriosi, vuoti, senza contenuto. Io so che la strada di adesso non porta da nessuna parte, che da anni la si tenta e il risultato è sempre stato il contrario. Fa’, dio Elohim, che entrambe le parti capiscano che l’altra parte non capisce soltanto parole di guerra. Fa’ tacere, per favore, tutti i provocatori di conflitti e di guerre che aprono le loro bocche per dichiarare che non non perseguono la guerra. Fa’, per favore, che le voci che credono nella giustizia, nell’uguaglianza e nella pace siano qui ascoltate. Fa’, per favore, che le persone capaci di chiedere scusa, di ammettere i loro sbagli e di confessare le loro debolezze siano i leader. Persone di entrambe le parti disposte a fare di tutto, tentare qualsiasi cosa, per proteggere la vita degli esseri umani. Per favore, dio Elohim, fa’ che le persone sappiano che non esiste nessun popolo migliore di un altro, e che non esiste nessun modo di paragonare dominatori e dominati. Fa’, dio Elohim, che ci sia silenzio, che ci sia pace tra ebrei e arabi. Che i bambini di tutti i luoghi del mondo non siano costretti a udire il rumore dei bombardamenti. Che conoscano solo l’allegria, i luna park invece dei rifugi e i giochi invece degli strumenti di guerra. Per favore, dio Elohim, non ho altri a chi ricorrere se non a te, per favore, custodisci i miei bambini e e i bambini di tutto il mondo. (Sayad Kashua, Por favor, deus Elohim).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 26 Luglio 2014ultima modifica: 2014-07-26T22:21:50+02:00da fraternidade
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