Giorno per giorno – 29 Maggio 2014

Carissimi,
“Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: State indagando tra voi perché ho detto: Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia” (Gv 16, 19-20). Poco prima, aveva detto: “Vado al Padre e non mi vedrete più” (Gv 16, 10), ed ora, almeno apparentemente, smentendosi, dice: non mi vedrete, ma sarà solo per poco. E se, nella lettura che ne avrebbero fatto i discepoli, fu possibile scorgere nell’allusione lo spazio di tempo tra la morte di Gesù e la sua risurrezione, come possiamo interpretarla nel tempo della Chiesa, che viviamo anche noi? E, più ancora, nella storia del mondo, che in così larga misura sembra prescindere dalla conoscenza e dall’esperienza di Gesù? Stasera, ci dicevamo che la presenza/assenza di Gesù non si dà più sul piano della sua fisicità, ma sul piano del suo significato. È il venir meno di questo – il principio del servizio gratuito, della cura amorevole e del dono incondizionato – nella vita e nelle relazioni tra gli uomini, che genera nei discepoli, e non solo in essi, tristezza e desolazione. Ma Gesù ci avverte: dura poco, anche quando sembra non aver mai fine. E noi ricordavamo i drammi della guerre che si trascinano per anni, le violenze dei regimi dittatoriali, la crudeltà sottile delle sedicenti democrazie che decidono le sorti del mondo: chi deve vivere e chi deve morire, nell’indiffereza dei più. Dura poco, poi mi rivedrete. Quando accadrà, Signore? Forse, se e quanto più ci metteremo d’impegno a ricreare le condizioni per il suo ritorno, facendo delle nostre famiglie e comunità laboratori di relazioni nuove, basate sull’accoglienza, il rispetto, il dialogo, la solidarietà, la pace. Allora, possiamo essene certi, sarà vicino il tempo in cui la nostra tristezza si cambierà in gioa.

Oggi, il martirologio latinoamericano ricorda Raimundo Ferreira Lima, il “Gringo”, martire della Riforma Agraria. Il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria della morte/ascensione di Bahá’u’lláh, fondatore della religione Baha’i.

Raimundo Ferreira Lima era membro attivo della Commissione Pastorale della Terra, nella diocesi di Conceição do Araguia, nel sud del Pará, ed era anche leader del Sindacato dei lavoratori agricoli. Conosciuto come il “Gringo”, era nato il 27 giugno 1937. Quando fu assassinato, il 29 maggio 1980, stava tornando da São Paulo, dove si era recato per impegni legati al suo lavoro sindacale, Ripetutamente minacciato di morte da parte di alcuni latifondisti della regione, a causa della difesa di sem-terra e posseiros, attuata dal sindacato e dalla CPT, Gringo non arretrò mai di fronte al pericolo. Sequestrato nella pensione in cui aveva deciso di passare la notte, ad Araguaína (oggi nello Stato di Tocantins), per riposarsi prima di riprendere il viaggio che l’avrebbe riportato a casa, a São Geraldo do Araguaia, fu portato in una strada fuori città e fu finito a colpi di pistola. Gringo lasciava la moglie ventinovenne, Oneide, e sei figli, il minore dei quali di soli pochi mesi. Oltre tremila persone presero parte ai suoi funerali, presieduti dal Vescovo e celebrati nella piazza della cattedrale de Araguaia. Intere famiglie arrivarono in barca, navigando, sul fiume, fino a trecento chilometri, e altri arrivarono a piedi, camminando per tre giorni, solo per accompagnare un’ultima volta colui che era stato la loro autentica “voce”. Mandanti ed esecutori del delitto restarono impuniti.

Bahá’u’lláh, il cui nome alla nascita era Husain’Alí, nacque il 12 novembre 1817 a Teheran, nella famiglia di Mirzá Buzurg-i-Nurí, facoltoso ministro della corte dello Sciá. Nel 1835, il giovane Husain sposò ‘Asíyih Khánum, da cui ebbe tre figli, ‘Abdu’l-Bahá, Bahíyyih e Mihdí. Rinunciando a seguire le orme paterne, scelse di dedicare tempo ed energie a diverse attività filantropiche, tanto da venir soprannominato “Padre dei poveri”. Nel 1844 aderì alla religione predicata dal Bab, ma le persecuzioni scatenate dal clero persiano contro la nuova fede, culminate nella messa a morte del suo fondatore, portarono presto anche alla sua incarcerazione. Fu durante la detenzione nella prigione di Siyah-Chal (il Buco Nero), che Bahá’u’lláh ricevette l’insegnamento della “sapienza di tutto ciò che è stato”. Bandito dalla sua patria, dopo un breve soggiorno a Bagdad, visse per circa due anni tra le montagne del Kurdistan. Nel 1856 ritornò a Baghdad. Il 21 aprile 1863, nel giardino del Ridvan, Bahá’u’lláh rese noto ai suoi seguaci di essere il Promesso preannunciato dal Báb e dalle altre sacre scritture. Qualche settimana dopo fu costretto a lasciare Baghdad per Costantinopoli e successivamente inviato, in domicilio coatto, ad Adrianopoli (l’attuale Edirne). Da qui, negli anni seguenti, scrisse una serie di lettere ai capi del mondo della Sua epoca, esortandoli ad avviare politiche di giustizia, a procedere ad un generale disarmo e a riunirsi per formare una specie di federazione di nazioni. Nel 1868, sempre su pressione dei suoi oppositori, Bahá’u’lláh con i suoi fu inviato ad Akká, colonia penale nella Palestina Ottomana, dove avrebbe trascorso il resto della sua vita e dove scrisse la sua opera maggiore, il Kitab-i-Aqdas (Il Libro Santissimo), in cui traccia le leggi essenziali ed i principi su cui i suoi seguaci devono basarsi. Bahá’u’lláh morì il 29 maggio 1892.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.18, 1-8; Salmo 98; Vangelo di Giovanni, cap.16, 16-20.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

E, per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad una preghiera di Bahá’u’lláh. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Lodato sia il Tuo Nome, o mio Dio e Dio di tutte le cose, mia Gloria e Gloria di tutte le cose, mio Desìo e Desìo di tutte le cose, mia Forza e Forza di tutte le cose, mio Re e Re di tutte le cose, mio Possessore e Possessore di tutte le cose, mia Mèta e Mèta di tutte le cose, mio Impulso e Impulso di tutte le cose! Non permettere, T’imploro, che io sia tenuto lungi dall’oceano delle Tue tenere misericordie, o rimanga discosto dalle sponde della Tua vicinanza. Nessun altro, eccetto Te, o mio Signore, mi può giovare e la vicinanza a nessun altro fuorché Te può essermi di profitto. Ti supplico, per l’opulenza delle Tue ricchezze, per le quali facesti a meno di tutto tranne Te, di annoverarmi fra coloro che hanno volto il viso verso di Te e si sono levati per servirTi. Perdona, dunque, o mio Signore, i Tuoi servi e le Tue ancelle. Tu sei, invero, Colui Che sempre perdona, il Compassionevole. (Bahá’u’lláh, Preghiere e meditazioni, XLII).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Maggio 2014ultima modifica: 2014-05-29T22:18:57+02:00da fraternidade
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