Giorno per giorno – 20 Marzo 2014

Carissimi,
“C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe” (Lc 16, 19-21). Sappiamo com’è finita. Un giorno morirono entrambi. È come finiremo tutti noi. Il dialogo, che Gesù fa seguire, tra il ricco nei tormenti e il povero, beato, in seno ad Abramo, non vuole istruirci sull’aldilà, vuole richiamarci sull’aldiqua. Noi, rispetto alla parabola, siamo nelle condizioni dei cinque fratelli del ricco, ancora vivi, e per i quali, perciò, i giochi sono ancora aperti. Rispetto a loro abbiamo però un duplice vantaggio, per uscire dall’immobilismo di una situazione che ci condannerebbe irrimediabilmente. Quello di avere davanti agli occhi, l’esempio di chi “da ricco che era si è fatto povero” (2Cor 8,9), perché noi apprendessimo la lezione. Per la quale “non si tratta di mettere in ristrettezze gli uni per sollevare gli altri, ma di fare uguaglianza” (2 Cor 8, 13). E l’altro è che il padre Abramo ha finito per cedere alla richiesta del ricco della parabola, troppo tardivamente pentito: ha infatti concesso che, oltre a disporre della Bibbia (Mosè e i Profeti), noi, i fratelli superstiti, potessimo fare l’esperienza del Risorto. In entrambi i casi, è Gesù che ci si fa incontro. Da duemila anni. E, forse senza troppa fortuna, come sembrava del resto presagire il dichiarato pessimismo di Abramo: “Se non ascoltano Mosé e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi” (Lc 16, 31). E, difatti, noi si continua a vivere e a organizzarci in sistemi, che pianificano, nella generale indifferenza, la morte del Povero. Che, ogni volta, insistentemente, risorge. Perché ci convertiamo ad una economia di vita e di vita piena. Per tutti.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Serapione di Thmuis, monaco e pastore.

Della vita di Serapione, figura di grande rilievo nella chiesa copta del IV secolo, abbiamo solo poche notizie certe. Dopo essere stato responsabile della scuola catechetica di Alessandria, si fece monaco al seguito di Antonio il Grande, “padre di tutti i monaci”, di cui conquistò l’amicizia e la confidenza, e che, morendo, gli lasciò in dono una delle sue tuniche di pelle. Chiamato nel 339 al ministero episcopale, accettò di abbandonare il deserto per contribuire a difendere la fede della chiesa, minacciata dalle eresie ariana e manichea. Per contrastare la quale ultima, scrisse il trattato “Contro i manichei”. Sozomeno nella sua Storia ecclesiastica, riferisce che egli fece parte di una commissione di cinque vescovi egiziani inviati all’imperatore Costanzo II per difendere la causa di Atanasio: la missione fallì e lo stesso Serapione venne cacciato dagli ariani dalla sua sede. Tra le opere che gli sono attribuite, quella che attirò maggior attenzione degli studiosi contemporanei è l’Eucologio, una raccolta di trenta preghiere, scoperta nel Monastero di Monte Athos sul finire del secolo XIX. Serapione morì poco dopo il 362.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Geremia, cap. 17,5-10; Salmo 1; Vangelo di Luca, cap. 16,19-31.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Benché gli studiosi ritengano piuttosto improbabile che l’Eucologio che va sotto il suo nome, sia realmente opera di Serapione, almeno nella redazione che ci è pervenuta, scegliamo ugualmente di congedarci, offrendovi una Preghiera per i malati, tratta da esso. Forse ce n’è bisogno per tanti. Ed è, comunque, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Noi ti preghiamo, Maestro e Signore, / Tu hai modellato il corpo, creato l’anima e composto la nostra umanità. / Tu dirigi, conduci e salvi tutto il genere umano; / Tu riconcili e calmi, perché ami gli uomini. / Sii favorevole, Signore ! / Soccorri e guarisci tutti i malati. / Elimina le malattie. / Conforta gli afflitti. / Rendi gloria al tuo santo nome / attraverso il tuo unico Figlio Gesù Cristo, / dal quale ti sono rese / la gloria e la potenza nello Spirito Santo, / oggi e nei secoli dei secoli. / Amen. (Sérapion de Thmuis, Une prière pour les malades).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 20 Marzo 2014ultima modifica: 2014-03-20T22:35:30+01:00da fraternidade
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