Giorno per giorno – 24 Luglio 2011

Carissimi,

“Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra” (Mt 13, 45-46). Quando si parla del regno dei cieli è come dire Gesù. Perciò aveva ragione stamattina Valdeci a dire, durante la messa con dom Eugenio, in monastero, che il mercante è Lui, è anzi lo stesso Dio, che ha trovato in noi la perla di grande valore, per cui vale la pena di vendersi tutto. Anche il suo paradiso, persino la sua divinità. Come dice del resto l’inno cristologico della Lettera ai Filippesi (Fil 2, 6-7), anche se Valdecí non lo sa. O non  se lo ricorda. Ciò che gli interessa più di tutto siamo noi. E non importa che non si sia proprio la perla di grande valore che Lui dice. Importa che Lui ci vede così, perché ci ama. E chi ama come Lui, nella gente, è capace di vedere solo le cose belle. E se ne vede di brutte, è perché ha gli occhi sporchi. E, forse, ha bisogno del collirio di cui parla l’Apocalisse (Ap 3, 18). Perché si crede ricco, colto, intelligente, di successo, autosufficiente, comunque migliore degli altri, e invece è  “infelice, miserabile, povero, cieco e nudo” (Ap 3, 17).  Dunque, anche noi saremo della scuola di Gesù, se saremo capaci di vedere la bellezza degli altri, soprattutto dei piccoli, degli ultimi, degli esclusi, dei peccatori, di coloro che sono rifiutati da tutti. Quella che, a occhio nudo, nessuno vede, perché ci vogliono i Suoi occhi. Quella di cui neppure loro, i diretti interessati,  sospettano, perché non hanno ancora incontrato nel tuo sguardo, il Suo. Già, ma come seguirlo su una strada così difficile? Con la pazienza del pescatore della terza parabola di oggi (Mt 13, 47-48), che trascina la rete a riva, e vede che c’è del pesce buono e del pesce addirittura immangiabile. E raccoglie quello buono nel canestro e getta di nuovo in mare il cattivo. Il che, più che riferirsi alla fine del mondo, secondo l’applicazione che ne fa Matteo, dice della fatica quotidiana a cui siamo chiamati: questo mio atteggiamento è buono per il regno di Dio; quest’altro non ha proprio nulla a che vedere. E “aos poucos,  a gente chega lá!”, come si dice da noi. Pian piano ci arriveremo.

 

I testi che la liturgia di questa XVII Domenica del Tempo Comune sono tratti da:

1° Libro dei re, cap.3, 5.7-12; Salmo 119, 57.72.76-77.127-130; Lettera ai Romani, cap.8, 28-30; Vangelo di Matteo, cap.13, 44-52.  

 

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le Comunità e Chiese cristiane.

 

Il martirologio latinoamericano ci porta oggi la memoria di Ezechiele Ramin, missionario e martire in Brasile.

 

regno dei cieli, parabola della perla, parabola della rete, ezechiele ramin, comboniani, brasile, romaria dos mártires, dom pedro casaldáliga, fede e speranzaEzechiele (Lele) Ramin era nato a Padova il 9 febbraio 1953, nella famiglia di Mira e Mario Ramin, di solide radici cristiane. Durante gli studi aveva preso progressivamente coscienza dei soprusi, ingiustizie e disuguaglianze che caratterizzano l’attuale modello di sviluppo. Si era perciò avvicinato all’Associazione Mani Tese, e aveva contribuito ad organizzarne un gruppo locale nella sua città, partecipando poi a numerosi campi di lavoro per sostenerne i progetti nei paesi del sud del mondo. Alla fine del 1972, si sentì chiamato ad un impegno più radicale e scelse di entrare tra i missionari comboniani. Ordinato sacerdote il 28 settembre 1980, fu inviato, nel gennaio 1984, a Cacoal in Rondonia, Brasile. Impegnatosi nel CIMI (Consiglio Indigenista Missionario), verrà da lì a poco assassinato per il suo impegno a fianco degli indios e dei sem-terra. Era il 24 luglio 1985. Pochi mesi prima di essere ucciso aveva scritto: “La vita è bella e sono contento di donarla. Voglio che sappiate questo”.

 

Dom Pedro Casaldáliga, domenica scorsa, alla Romaria dos Mártires diceva: “C’è in giro molta amarezza, molta delusione, molta stanchezza, ma tutto questo è eresia, è peccato. Noi siamo il popolo della speranza, il popolo della Pasqua”. E concludeva: “Possono prenderci tutto, anche la vita, ma non la fede e la speranza”.  Questa è stata la storia, bella, di Ezechiele Ramin. E, in altro contesto, vogliamo pensare, quella scritta da molti giovani, il cui impegno generoso qualcuno, l’altro ieri, ha voluto soffocare nel sangue, nell’isola di Utoya. Stine Renate Håheim, una ragazza del campo labourista, intervistata ieri dalla CNN, ha dichiarato: “Se un uomo da solo è stato capace di provocare così tanto male, pensate quanto amore potremo causare noi tutti insieme”. È la meglio gioventù. Di Ezechiele Ramin vi proponiamo, nel congedarci, il brano di una lettera scritta ad un’amica quand’era ancora giovane diciannovenne, pieno di entusiasmo. Quello che non dovremmo mai perdere.  È, questo, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Se mi vorrai seguire su questa strada, i tuoi occhi incontreranno molti sorrisi e lo sai perchè? Perchè portare il Cristo è portare la gioia. Io seguo la strada del missionario, ma questo non perchè io abbia scelto Dio, ma perchè Dio mi cerca e continuamente mi chiede se lo voglio seguire. Me lo chiede quando aiuto la gente che ha dei problemi, quando mi sforzo di non considerare mai nessuno come irrecuperabile, quando credo ad una persona anche quando so che mi inganna. “Se uno ti cita in tribunale per toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello, se ti vuole costringere a fare un miglio con lui, fanne due…”.  Ora, in coscienza, se Cristo vuole servirsi anche di me, non posso rifiutarmi: mi riconosco poco nei suoi confronti… Io, Lele, credo a Cristo, non mi può ingannare! Credo alla sua giustizia anche se alle volte non la capisco, mi abbandono tra le sue braccia. Credo inoltre che le proprie convinzioni oggi si paghino con il dovuto; francamente mi sto accorgendo che la testimonianza cristiana si paga di persona. La fede in Cristo è difficile mantenerla di fronte a certe situazioni, ma se la conservi, ti dà una tale carica che ti aiuta ad essere sempre un vero uomo, capace di una dimensione umana. (Ezechiele Ramin, Lettera a Paola Trevisan, gennaio 1972).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 24 Luglio 2011ultima modifica: 2011-07-24T22:38:00+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo