Giorno per giorno – 23 Luglio 2011

Carissimi,

“Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo” (Mt 13, 27-28). Su questa parabola noi avevamo riflettuto anche giovedì pomeriggio con i ragazzi della Chácara di recupero. Ci eravamo detti che la prima volta che il buon Dio aveva fatto  l’esperienza di qualcosa che non andava per il verso giusto, era stato nell’Eden. In quell’Eden che è la storia dell’uomo, da quando è uomo. E la storia di ogni uomo. E di ogni donna, naturalmente. Quale è nei sogni di Dio: il dispiegarsi in libertà della cura, del dono e del servizio reciproco. A immagine dell’Origine. E invece. Invece tutti avvertiamo, prima o poi, dentro di noi il sospetto che Dio sia altra cosa. Per esempio, un potere oscuro, geloso delle sue prerogative e privilegi, in grado di manipolare e ingannare, per dominare meglio e arricchirsi sempre di più. Così, la vita costruita sulla falsariga di quell’immagine, se e quando questa prende il sopravvento in noi, diventa una lotta forsennata per conseguire quel potere, che noi immaginiamo essere Dio. Ed è invece il suo contrario.  La storia dell’affacciarsi e affermarsi (o retrocedere) del regno dei cieli dentro e intorno a noi si gioca, allora, forse, tutta in questa tensione tra la logica del dono e quella del geloso possesso e della rapina. Che durerà, ahinoi, sino alla fine dei tempi. Quando egli ce ne libererà definitivamente.

 

Oggi il calendario ci porta le memorie di Giovanni Cassiano, monaco, e di  Antonio delle Grotte di Kiev, fondatore del monachesimo russo.

 

23 GIOVANNI CASSIANO.jpgDi Giovanni Cassiano non si sa bene dove sia nato. Qualcuno suggerisce Dobrugia, nell’attuale Romania, verso il 360. Da famiglia altolocata, che potè garantirgli un’istruzione di tutto rispetto.  Senza che questo lo legasse più di tanto. Che anzi, ventenne, partì con un amico, Germano,  per il Medio Oriente. Entrambi cercavano di saperne di più, sulla vita dei monaci che avevano preso a popolare quella regione, optando per una radicale contestazione della logica e dei valori mondani. Dei quasi vent’anni che trascorse nel deserto sono frutto le Conferenze Spirituali e le Istituzioni Cenobitiche, due opere  che completerà più tardi e che alimenteranno la spiritualità di molte generazioni di monaci.  Verso il 400 Cassiano si recò a Costantinopoli, dove divenne presto amico e collaboratore del santo patriarca di quella che era la capitale dell’Impero romano d’Oriente, Giovanni Crisostomo. Dopo che, nel 404, questi cadde in disgrazia presso l’imperatrice Eudosia e fu mandato in esilio, troveremo Giovanni Cassiano a Roma, per alcuni anni e, successivamente, in Gallia, dove nel 415 fondò, a Marsiglia,  il monastero di San Vittore, alla cui guida resterà fino alla morte avvenuta nel 435.

 

23 ANTONIO DI KIEV.jpgAntip  era nato nel 983 a Lubec, nei pressi di Tchernigov. Recatosi in pellegrinaggio al Monte Athos, rimase affascinato dalla vita che i monaci vi conducevano e scelse di entrare nel monastero di Esphigmenon, assumendo il nome di Antonio. Qualche anno più tardi, il suo igumeno, Teotisto, lo convinse a ritornare in patria, per piantarvi il fermento della vita monastica. Tornato dunque a Kiev, Antonio si stabilì in una grotta sul monte Berestov, sulle rive del Dnjepr, nei pressi della città, presto seguito da altri giovani della zona, tra cui Nicon, che era già sacerdote, Teodoro e Barlaam. Quando i suoi seguaci giunsero a dodici, Antonio, designò  come loro igumeno Barlaam e, successivamente, Teodosio, e si ritirò a vivere in solitudine in un luogo più appartato. Nel frattempo, ricevuto in dono dal principe Isiaslav la proprietà delle terre intorno alle grotte, i monaci cominciarono a costruirvi la Pecerskaja Lavra, il Monastero delle Grotte. L’igumeno Teodosio, convinto che il monastero non potesse vivere solo in funzione di se stesso, lo dotò di un ospedale, per accogliervi i malati della regione, una foresteria per i pellegrini e una mensa, dove potessero saziarsi coloro che avevano fame. Lui stesso poi, guidò i suoi monaci più con l’esempio che con le parole, continuando a prestare il suo servizio in cucina e nei campi, così come nella cura dei malati. Antonio morì novantenne il 10 luglio 1073 (data del calendario giuliano, corrispondente al 23 luglio del nostro calendario). Teodosio morì un anno più tardi, il 3 maggio 1074. Della Lavra di Kiev, un’antica cronaca dice: “Molti monasteri furono costruiti con la ricchezza di principi e nobili, ma questo fu il primo ad essere costruito con lacrime, digiuni e preghiere”.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro dell’Esodo, cap.24, 3-8; Salmo 50; Vangelo di Matteo, cap.13, 24-30.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

Superfluo dire che, stasera, durante la Veglia per la Pace, un pensiero e una preghiera particolare è stata per il vostro Continente (che celebra oggi S. Brigida come una delle sue patrone), per il terribile attentato che, nella Norvegia, ha colpito ieri la sua nazione forse più pacifica. Un attentato che sembra essere maturato sì, certo, nella mante malata di qualcuno, agita però da una cultura, che si va facendo presente da tempo, qua e là (anche nel vostro Paese e in forze ben identificate), in cui si mescolano strumentali (o anche, chissà, convinte) rivendicazioni di radici cristiane, odio anti-islamico, neo-paganesimo, xenofobia, livori anti-socialisti e quant’altro.            

 

Per stasera è tutto. Noi ci congediamo qui, offrendovi in lettura un passo delle “Istituzioni” di Giovanni Cassiano. Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Se vogliamo raggiungere le altezze della perfezione che piace a Dio, occorre gettare le fondamenta non secondo il nostro capriccio, ma seguendo la stretta disciplina evangelica. Essa altro non è se non timore di Dio e umiltà che procede dalla mansuetudine e dalla mitezza di cuore. L’umiltà poi non si può acquisire senza il distacco dalle cose. E senza di essa non possiamo acquistare né il bene dell’obbedienza né la fortezza della pazienza, né la tranquillità della mente né la perfetta carità; se poi mancano tali virtù, il nostro cuore non può essere dimora dello Spirito Santo, poiché il Signore ha affermato che volge lo sguardo soltanto sull’umile e su chi ha lo spirito contrito (Is 66,2). Quando ci saremo consolidati in questi pensieri, avremo la certezza di essere nella pace e nella tranquillità che procede dall’umiltà. Ritenendoci inferiori agli altri, sopporteremo con pazienza tutto ciò che ci verrà fatto, tutto ciò che potrebbe offenderci, rattristarci o nuocerci; lo riceveremo come se provenisse da chi ci è superiore. E non solo sopporteremo queste prove con pazienza, ma esse ci sembreranno ben poca cosa, se mediteremo incessantemente le sofferenze di Nostro Signore  e quelle di tutti i santi. Ci renderemo conto che le offese da cui siamo provati sono del tutto inferiori alle loro, almeno tanto quanto noi siamo distanti dai loro meriti e dalle loro vite. Rifletteremo anche sul fatto che presto lasceremo il mondo per andare, dopo questa breve esistenza, a condividere la loro felicità. Questo pensiero trionferà non solo dell’orgoglio, ma anche di tutti gli altri vizi. Oltre a ciò, dovremo mantenere una salda e chiara comprensione di cosa comporti questa stessa umiltà nei confronti di Dio, e ci riusciremo, riconoscendo che senza l’aiuto della sua grazia, non possiamo fare nulla per raggiungere la perfezione nella virtù,  e credendo davvero che persino il fatto di arrivare a capire tutto questo è un dono della sua bontà. (Giovanni Cassiano, Istituzioni  XII, 31.33).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 23 Luglio 2011ultima modifica: 2011-07-23T23:14:00+02:00da fraternidade
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