Giorno per giorno – 18 Aprile 2011

Carissimi,

“Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo” (Gv 12, 3). Matteo e Marco collocano l’episodio dopo l’entrata di Gesù in Gerusalemme, Giovanni lo pone il giorno prima. Maria è Maria di Betania, non la Maddalena, né la peccatrice anonima del racconto di Luca, che aveva compiuto un gesto analogo nella casa del fariseo Simone, durante il ministero di Gesù in Galilea (Lc 7, 36-38). Maria, Marta e Lazzaro erano gli amici di Gesù di Betania, “Casa-dei-Poveri”, appunto. E assistiamo a questo spreco enorme, al di là di ogni immaginazione. L’equivalente di dieci mesi di salario, gettato via così. Anche qui da noi, a volte, ci si scandalizza, proprio come gli apostoli o Giuda,  dell’irresponsabile prodigalità dei poveri (senza, per altro, che possano arrivare a quella di Maria). Quando, per esempio decidono di pagare una promessa ai Santi Re, con una cena di Folia. Dove però ci sono almeno altri poveri che mangiano. Invece, lì, solo spreco. E, tuttavia, Gesù interviene in sua difesa: “Lasciala fare, perché l’ha conservato per il giorno della mia sepoltura” (v.7).  Dove è giocoforza tradurre il verbo al passato, visto che il profumo è stato già tutto versato. Per l’ebreo la buona azione compiuta nei confronti di un morto vale assai più di quella fatta a un vivo, perché è espressione di una gratuità più piena, dato che non te la potrà ricambiare, né dirti anche solo grazie. Oggi ci dicevamo che Maria di Betania, l’amica di Gesù, che non sarà presente fisicamente sulla scena della crocifissione, e non potrà, perciò, partecipare alla sua imbalsamazione, è simbolo di tutte le generazioni di cristiani che, silenziosamente, lungo i secoli, sapranno investire in concreti gesti di amore per il Figlio di Dio (ogni figlio di Dio), crocifisso nuovamente nella storia, ciò che hanno custodito di più prezioso nella loro vita. Tempo, qualità, doni, carismi, averi, professionalità, e quant’altro. Dunque, per riepilogare: Maria tace ed opera. Giuda (o gli apostoli, secondo i sinottici) parla e giudica. E noi, che parte abbiamo in tutto questo?

 

Oggi facciamo memoria di Francisco Marroquín, pastore e difensore degli Indios in Guatemala, e ricordiamo il Massacro degli ebrei del ghetto di Praga.

 

18 FRANCISCO MARROQUIN.jpgNon disponiamo di molte notizie su Francisco Marroquín, che fu il primo vescovo del Guatemala. Fu egli a fondare nel paese le prime scuole e i primi ospedali. Amico di Fray Bartolomé de Las Casas e dei vescovi del Messico, Juan de Zumárraga e Juan de Zárate, si unì a loro per studiare i metodi più efficaci per proteggere gli indios dallo sfruttamento e dagli arbitri dei colonizzatori spagnoli, e per riflettere sul modo migliore per esercitare l’ufficio di pastore. Morì il 18 aprile 1537.

 

18 pogrom praga.jpgAl tramonto di un giorno come questo – il 18 aprile 1389 – le comunità ebraiche nel mondo intero entravano nel 15 Nissan 5149 ed aprivano così la grande celebrazione di Pesah. Fu una Pasqua tragica per la comunità ebraica di Praga. Al grido di “battesimo o morte” folle di cristiani fanatici invasero il ghetto, trascinando fuori dalle loro case quanti si accingevano a consumare la cena pasquale. Oltre tremila ebrei – uomini, donne e bambini – che rifiutarono di ricevere il battesimo furono massacrati e i loro cadaveri furono profanati, bruciati assieme a carcasse di animali. Inutile dire che, in nome di Cristo e da persone che si credevano cristiane, era Cristo stesso ad essere eliminato e ucciso, nel suo significato e nella persona dei suoi fratelli.

 

I testi che la liturgia odierna propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Isaia, cap.42,1-7; Salmo 27; Vangelo di Giovanni, cap.12,1-11.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del sangha buddhista.

 

Maria di Betania o dell’amore silenzioso. Qualche anno fa un’amica ci ha regalato “Lettere di un’amicizia spirituale” (Àncora), di Catherine Mectilde de Bar, una monaca benedettina francese del XVII secolo. Noi, a dire il vero, lo leggiamo solo a piccoli sorsi, perché succede che, a volte, lo stile, proprio del tempo, non ne faciliti l’approccio. Ma ci è capitato sotto gli occhi un brano che ci pare in qualche modo legarsi almeno un po’ al brano evangelico di oggi. E ve lo proponiamo allora, nel congedarci, come nostro    

 

PENSIERO DEL GIORNO

Vi sono molti motivi che devono portarvi al silenzio, ma il più urgente e che più deve toccarvi è che esso purificherà la vostra anima e la renderà più capace della presenza di Dio. Vi faciliterà il raccogliemento interiore e vi disporrà a ricevere i doni di Dio. Se la parola oziosa macchia l’anima, quanti peccati eviterete con il silenzio! Amate il silenzio. Ascoltate molto e parlate poco. Prima di impegnarvi in discorsi-fiume e di argomento importante, elevate lo spirito a Dio, supplicandolo di parlare attraverso di voi e di preservarvi dall’offenderlo con la lingua. È difficile parlare molto senza peccare! Pesate bene questa verità tratta dalla Sacra Scrittura e mettetela in pratica. Parlate senza scrupoli delle cose necessarie e dei vostri obblighi e nelle circostanze in cui la carità richiede le vostre parole; ma di superflue, ditene il meno possibile. Fate sì che tutte le vostre parole onorino Dio, come le parole di Gesù Cristo onoravano il suo divin Padre. Abbiate sempre il desiderio, attraverso di esse, di generare Gesù Cristo, di farlo conoscere, di farlo amare dalle anime con cui siete obbligata a conversare e a comunicare. Guardatevi bene, nel molto parlare, dal ferire il prossimo. È una cosa molto delicata e nella quale si cade inconsapevolmente, anche spesso, per compiacenza. Non parlate mai dei difetti altrui, e quando in compagnia se ne accenna, osservate prudentemente il silenzio o, se potete, sviate abilmente il discorso, per evitare quei peccati che si possono facilmente commettere in simili occasioni. Non contendete mai con nessuno, quando c’è di mezzo solo il vostro interesse. […] Nelle conversazioni, parlate di voi il meno possibile. È impossibile parlarne molto senza esibirsi e senza macchiarsi di parecchie altre infedeltà. L’autocompiacimento, la vanità e l’alto sentire di sé fanno il loro gioco nel moltiplicarsi dei discorsi. Siate attenta a Dio, vedrete che ciò che vi dico è importante e verissimo. Non siate mai così meschina da dispiacere a Dio per piacere alle creature. E quando vi accorgete che Dio vuole da voi una certa fedeltà, siate irremovibile di fronte a tutto ciò che può distogliervene. Dio sia sempre il primo nei vostri pensieri, nelle vostre parole e nelle vostre intenzioni; sia sempre il Dio potente che regna in voi. Non anteponete nulla al suo amore. (Catherine Mectilde de Bar, Lettere di un’amicizia spirituale).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 18 Aprile 2011ultima modifica: 2011-04-18T23:01:00+02:00da fraternidade
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