Giorno per giorno – 10 Aprile 2011

Carissimi,

“Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: Dove lo avete posto? Gli dissero: Signore, vieni a vedere! Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: Guarda come lo amava! Ma alcuni di loro dissero: Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?” (Gv 11, 33-37). Lazzaro, stamattina, si chiamava Karine, Rafael, Milena, Mariana, Larissa, Bianca, Luiza, Laryssa, Géssica, Samira, Ana Carolina, Igor. Le dieci ragazzine e i due ragazzi della scuola di Realengo, a Rio. E voi potreste aggiungere i duecentocinquanta senza nome – ma i nomi, ogni nome, li sa bene Lui – del Canale di Sicilia. E il pianto e l’impotenza di Dio. E la malvagità dell’uomo. Nostra. Lazzaro, e quei poco più che bambini, e quegli altri, adulti e bambini, morti, sono in realtà lo specchio della nostra morte. Su cui, varrebbe la pena di piangere più ancora che sulla loro. È a noi che Gesù deve gridare il suo: Lazzaro, vieni fuori! Vieni fuori dalle tue meschinità, dal tuo ripiegamento su te stesso, dalle tue viltà, dalla tua indifferenza, dal tuo egoismo, dalla tua smania di volere tutto per te, dalla tua arroganza, dalle tue paure, dalla tua intolleranza, dalla tua diffidenza assassina. Vieni fuori, una volta per tutte! Agli altri, alle altre, ai dodici, ai duecentocinquanta testimoni della nostra inciviltà, glielo dirà più tardi, quando finalmente, secondo la promessa dell’Apocalisse, “Egli dimorerà tra gli uomini ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il Dio-con-loro. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché tutte le cose di prima sono passate” (Ap 21, 3-4).     

 

I testi che la liturgia di questa 5ª Domenica di Quaresima propongono alla nostra riflessione sono tratti da:

 

Profezia di Ezechiele, cap.37, 12-14; Salmo 130; Lettera ai Romani, cap;.8, 8-11; Vangelo di Giovanni, cap.11, 1-45.

 

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e Chiese cristiane.

 

Oggi il calendario ci porta la memoria di Pierre Teilhard de Chardin, gesuita, scienziato e mistico.

 

10_TEILHARD.jpgPierre Teilhard de Chardin nacque il 1° maggio 1881 al Castello di Sarcenat (Auvergne), nei pressi di Clermont-Ferrand,  da Emmanuel Teilhard de Chardin e Berthe-Adèle de Dompierre d’Hornoy. Nel 1899 entrò nel noviziato dei Gesuiti a Aix-en-Provence e due anni più tardi pronunciò i suoi voti religiosi. Affascinato dall’universo scientifico, assieme agli studi di teologia, continuò ad aggiornarsi sulle nuove scoperte della fisica. Dopo che fu ordinato prete, ad Hasting nel 1911, lavorando a Parigi presso il laboratorio del paleontologo Marcelin Boule, si propose di creare nuove sintesi tra le frontiere della scienza e le visioni religiose. Scriverà a questo proposito qualche anno dopo: “Ho coscienza di avere, sempre e in tutte le cose, cercato di raggiungere un qualche Assoluto. Credo che, per un’altra meta, non avrei avuto il coraggio di agire. Scienza (cioè tutte le forme dell’attività umana) e Religione sono state sempre ai miei occhi una medesima cosa, l’una e l’altra essendo per me la ricerca di uno stesso Oggetto”. Dopo la prima guerra mondiale, laureatosi in scienze naturali, venne inviato in Cina, dove per due anni partecipò a spedizioni e scoperte paleontologiche. Rientrato nel 1925 a Parigi, scrisse sulla necessità di rileggere il dogma del peccato originale, alla luce delle nuove scoperte della paleontologia. Ottenne di essere rispedito in Cina, dove resterà 20 anni. Fu un periodo ricco di esperienze scientifiche, ma anche di momenti di profonda meditazione spirituale, in cui il contatto con scienziati e tecnici non credenti, ma di alto profilo morale, indusse Teilhard a far suo questo atteggiamento: “In ogni persona, anche non credente, non distruggere niente, ma far salire, far crescere. Tutto ciò che cresce va verso il Cristo”. Tornato dalla Cina a Parigi, nel 1947  fu colpito da infarto. Al peso della fatica fisica si aggiunse certamente lo stress psicologico per il sospetto con cui le autorità ecclesiastiche guardavano alla sua produzione. Tuttavia Teilhard sembrò  non drammatizzare. La sua posizione restava la stessa manifestata anni prima: “È lo stesso per me che non mi si permetta di pubblicare. Ciò che io vedo è smisuratamente più grande di tutte le inerzie e di tutti gli ostacoli” e concludeva: “Profondamente attaccato all’obbedienza, preferisco sacrificare tutto piuttosto che danneggiare l’integrità del Cristo”. Lasciata nuovamente Parigi, nel 1951 si stabilì a New York, dove stese i suoi ultimi grandi saggi. Il 10 aprile 1955, domenica di Pasqua, dopo aver assistito alla solenne funzione nella Cattedrale di San Patrizio, Teilhard si recò ad un concerto e, più tardi, in casa di amici per prendere un té. Colpito nuovamente da un infarto devastante, spirò poco dopo. Un anno prima aveva espresso questo desiderio: Vorrei morire nel giorno di Pasqua. Fu accontentato.

 

Noi sappiamo, per il sapere della fede, che il male non avrà l’ultima parola, né quello che raglia negli slogan di certi partiti o movimenti politici, che innesca spirali d’intolleranza, scatena la violenza, arma le mani assassine, suggerisce vendette, porta alle guerre, si chiude alle richieste di aiuto, impedisce o frena l’attivarsi della solidarietà. E neppure quello che se ne sta, più silenzioso e furtivo, accovacciato alla porta del nostro cuore. Teilhard sostiene che il male appartiene strutturalmente all’evoluzione, di cui, tuttavia, Cristo è il senso nascosto e il Punto Omega finale. I cristiani sono allora chiamati a cospirare con “l’immensa quantità di bontà e di bellezza” che esiste nel mondo “al di fuori della chiesa”, per avanzare verso di esso, nella convergenza delle tre dimensioni dell’universo: tecnica, amore, adorazione. Noi non sappiamo se tutto procederà secondo l’ottimistica visione di Teilhard. Come scrisse Danielou: “È una sfida superba! E tuttavia è magnifico che sia stata lanciata”. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di Pierre Teilhard de Chardin, tratto dal suo “Comment je crois” (Éditions du Seuil). Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

La mia fede individuale nel Mondo e la mia fede cristiana in Gesù non hanno mai cessato di svilupparsi e di approfondirsi fecondandosi inesauribilmente l’un l’altra. A questo punto, di fronte all’accordo continuo che c’è tra ciò che vi è di più spontaneo in me e ciò che vi è di più vivente nella religione cristiana, ho definitivamente riconosciuto di aver trovato in essa quel compimento di me stesso che cercavo, e a essa mi sono donato. Ma se io l’ho fatto, perché gli altri, tutti gli altri, non possono a loro volta donarsi? L’ho detto all’inizio: queste righe sono una confessione personale. Ma, nel profondo del mio spirito, mentre le scrivevo, ho sentito passare qualche cosa di più grande di me. La passione per il Mondo, da cui la mia fede scaturisce, e l’insoddisfazione stessa che provo, al primo momento, di fronte  a qualsiasi forma antica di religione, non sono forse entrambe la traccia, nel mio cuore, dell’inquietudine e dell’attesa che caratterizzano la situazione religiosa nel mondo d’oggi? Sul grande fiume dell’umanità le tre correnti (orientale, umana, cristiana) ancora si oppongono. Tuttavia, per dei segni certi, si può vedere il loro riavvicinarsi. L’oriente sembra aver quasi del tutto dimenticato la passività originaria del suo panteismo. Il culto del Progresso apre ogni giorno più largamente le sue cosmogonie alle forze dello spirito e della libertà. Il cristianesimo incomincia a riconoscere il valore dello sforzo umano. Oscuramente, in tutte e tre le correnti, opera lo stesso spirito che ha agito in me. Ma allora la soluzione che l’Umanità moderna insegue non sarà forse nella sua essenza proprio quella che ho incontrato? Io lo credo, e in questa visione si compiono le mie speranze. Una convergenza generale delle religioni verso un Cristo Universale che tutte soddisfa: questa, in fondo, mi sembra essere la sola conversione possibile del Mondo e la sola forma che si possa immaginare per una religione dell’avvenire. (Pierre Teilhard de Chardin, Comment je crois).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 10 Aprile 2011ultima modifica: 2011-04-10T23:51:00+02:00da fraternidade
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