Giorno per giorno – 09 Aprile 2011

Carissimi,

“All’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: Costui è davvero il profeta! Altri dicevano: Costui è il Cristo! Altri invece dicevano: Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo? E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui” (Gv 7, 40-43). Gesù aveva appena finito di dire, anzi, di gridare: “Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (v. 37). Era la settima mattina della festa delle Capanne, il coro aveva finito di cantare “Attingete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza” (Is 12, 3), e il sacerdote aveva appena versato a terra, attraverso un grande imbuto d’argento, l’acqua contenuta in una brocca d’oro, precedentemente  attinta alla fonte del Gihon e portata in processione fino all’altare degli olocausti. Ed ecco che Gesù si alza e grida quelle parole. Che suscitano le reazioni più disparate tra i presenti: lui è un profeta, lui è il messia, lui è un matto qualunque. Qualcuno avrà anche pensato: lui bestemmia, se, come annota l’evangelista: “Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui” (v. 44). Il brano di oggi è, forse, solo un doppione di quello che abbiamo ascoltato ieri. Ma non è messo lì per caso. Intende forse ribadire che la pretesa forte di Gesù circa ciò che Lui è non si impone a nessuno con i caratteri dell’evidenza incontrovertibile, ma si propone ogni volta alla libera scelta della nostra volontà: semplice profeta, Messia, un matto, alla fine lo decidiamo noi. E secondo i casi, non sempre né necessariamente, riusciremo a farlo tacere, ma può anche darsi di sí. Nella nostra vita, nella storia che, con le nostre scelte, andiamo costruendo, nel mondo in cui ci muoviamo. 

 

Il nostro calendario ecumenico ci porta oggi la memoria di Dietrich Bonhoeffer, pastore, teologo e martire nella Germania nazista.

 

09 Bonhoeffer bis.jpgDietrich Bonhoeffer era nato a Breslavia il 4 febbraio 1906, sesto di otto figli di Karl Bonhoeffer e Paula von Hase. Nel 1912 la famiglia si trasferì a Berlino, dove il padre occupò una delle più importanti cattedre tedesche di psichiatria e neurologia. A 17 anni, il giovane Dietrich iniziò a Tubinga  gli studi di teologia, conseguendo nel 1927 il dottorato. Quando i parenti, critici per la sua decisione di diventare pastore, gli fecero presente che la chiesa era ormai debole e fallimentare, egli rispose: “Se la chiesa è realmente ciò che voi dite, allora dovrò darmi da fare per riformarla”.  A partire dal 1 agosto 1931 fu libero docente alla Facoltà di Teologia di Berlino. Venne ordinato pastore l’11 novembre dello stesso anno. Dopo l’ascesa al potere di Hitler, nel 1933, alternò periodi in Inghilterra, in patria e negli Stati Uniti, dove nel 1939 arrivò a progettare di stabilirsi. Era mosso a questo dall’oggettiva impossibilità di lavorare in Germania, a causa dei provvedimenti di polizia che l’avevano colpito, per il suo impegno nella Chiesa confessante, caposaldo della resistenza protestante al nazismo. Ma, bastarono poche settimane a fargli cambiare idea. Ritornato in patria, prese contatto con altri ambienti contrari al regime, impegnandosi in operazioni di salvataggio di gruppi di ebrei e contribuendo a tessere le fila dell’opposizione al regime. Finché, il 5 aprile  1943 venne arrestato e internato nel carcere militare di Tegel. Da lì, in ottobre, passò nel carcere della Gestapo in Prinz-Albrecht-Strasse; nel febbraio del 1945, al campo di concentramento di Buchenwald, poi, all’inizio di aprile, in sequenza ravvicinata, a Regensburg, Schönberg, e infine a Flossenbürg, dove la corte marziale, riunitasi nella notte dell’8 aprile, lo condannò a morte assieme all’ammiraglio Canaris, al generale Oster, al giudice militare Sack, al capitano Ludwig Gehre ed all’avvocato Theodor Strunck. Furono tutti impiccati la mattina del 9 aprile 1945. 

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Geremia, cap.11, 18-20; Salmo 7; Vangelo di Giovanni, cap.7, 40-53.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

Noi abbiamo l’età delle nostre amichette Paola e Giulia, di Verderio. Beh, qualche mese in più, a dire il vero, ma gli anni sono gli stessi. Si è nati, come oggi, nel 2002. Con la memoria di Bonhoeffer. E questa sua citazione: “È un sacrificio gravoso – forse il più gravoso – questo che Cristo ci chiede, di rinunciare alla nostra vendetta, perché è la natura umana stessa, tutta intera, che grida vendetta contro i nemici. Il desiderio di vendetta è cosí connaturale da superare ogni altro desiderio. Ma, lo sappiamo, noi non possiamo più vendicarci. Se il nemico è lá, davanti ai miei occhi, e vengo sopraffatto dal desiderio di poter finalmente compiere la mia vendetta su di lui, ecco, in quel momento stesso, Gesù Cristo è lá, dietro al mio nemico, e prega: “Non levare la tua mano su di lui, lascia a me la vendetta, sarò io a compierla”. (…) Ma, miracolo dei miracoli – Dio ha già compiuto la sua vendetta, in maniera incomprensibile. (…) È questa la vendetta di Dio: prende su di sé la sofferenza e perdona ai suoi nemici”. Quel giorno, noi non si sapeva quanto si sarebbe durati, né ci si è mai preoccupati di programmare la cosa. “Giorno per giorno” è stato, lungo questi anni, la nostra amicizia messa per iscritto. Con uno zoccolo duro – gli amici e amiche della prima ora – che ha retto finora e ha sopportato il fatto che da nove anni scriviamo sempre ogni giorno quasi le stesse cose. Ma non ci se ne accorge, o un po’ si fa finta, perché ci si vuole bene. Di qui e di lì qualcuno(a) ci ha lasciato, altri(e) se ne sono aggiunti. Per condividere un sogno di fondo, oltre le legittime differenze. E continueremo a farlo. Cercando di guardare il mondo e la storia dal basso. Come, sempre Dietrich Bonhoeffer insegna in questo passo di “Resistenza e Resa (Paoline), che vi proponiamo come nostro   

 

PENSIERO DEL GIORNO

Resta un’esperienza di eccezionale valore l’aver imparato infine a guardare i grandi eventi della storia universale dal basso, dalla prospettiva degli esclusi, dei sospetti, dei maltrattati, degli impotenti, degli oppressi e dei derisi, in una parola, dei sofferenti. Se in questi tempi l’amarezza e l’astio non ci hanno corroso il cuore; se dunque vediamo con occhi nuovi le grandi e le piccole cose, la felicità e l’infelicità, la forza e la debolezza; e se la nostra capacità di vedere la grandezza, l’umanità, il diritto e la misericordia è diventata più chiara, più libera, più incorruttibile; se, anzi, la sofferenza personale è diventata una buona chiave, un principio fecondo nel rendere il mondo accessibile attraverso la contemplazione e l’azione: tutto questo è una fortuna personale. Tutto sta nel non far diventare questa prospettiva dal basso un prendere partito per gli eterni insoddisfatti, ma nel rispondere alle esigenze della vita in tutte le sue dimensioni; e nell’accettarla nella prospettiva di una soddisfazione più alta, il cui fondamento sta veramente al di là del basso e dell’alto.  (Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e Resa).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 09 Aprile 2011ultima modifica: 2011-04-09T23:16:00+02:00da fraternidade
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