Giorno per giorno – 21 Marzo 2011

Carissimi,

“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6, 36). Nel Primo Testamento ci era stato detto: “Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo” (Lv 19, 2) e a questa prescrizione così apparentemente (?) rigorosa, assurda, impossibile, seguiva la riproposizione in ordine sparso dei dieci comandamenti e di alcuni altri precetti. Ed i rabbini commentano che è come se Dio dicesse: “La mia santità deve essere concretizzata nelle tue azioni, nei tuoi gesti, nella tua maniera di pensare e di vivere”, o come enuncia il Pirqè Avot, “Fai la sua volontà come fosse la tua, annulla la tua volontà di fronte alla sua” (PA 2, 4). Ed è facile a dirsi. Gesù sembra voler semplificare le cose, nel senso che si rende conto della difficoltà che abbiamo ad osservare, per filo e per segno, la Legge. Per questo pone l’accento sulla misericordia e ne fa ciò che caratterizza più propriamente Dio, ciò che lo fa diverso (cioè, separato, santo, libero, trascendente). E ci dice le qualità di questa misericordia, attraverso l’esemplificazione di due comportamenti da evitare – non giudicare e non condannare – e di due disposizioni da assumere ad oltranza – perdonare e dare. E a noi, invece, da sempre, viene assai più facile adottare i primi due e rinunciare alle ultime. Solo che la misericordia è come fosse l’aria o l’acqua che fa vivere il mondo, se noi non la liberiamo, finiamo per morire noi stessi asfissiati o di sete.

 

Il 21 marzo, che segna per voi l’entrata nella primavera, e per noi l’inizio dell’autunno, ci porta la memoria del Transito di Benedetto da Norcia, padre del monachesimo occidentale. Noi, seguendo la maggior parte delle Chiese,  ne ricorderemo, tuttavia, la figura,  l’11 di Luglio. Oggi ricordiamo, con la Chiesa anglicana, Thomas Cranmer, martire della Riforma

 

21 THOMAS CRANMER BIS.jpgThomas Cranmer era nato il 2 luglio 1489 a Aslockton, nella contea inglese del Nottinghamshire. Dopo gli studi a Cambridge, nel Jesus College, il giovane ottenne, nel 1510, il titolo di Maestro d’arti liberali, divenendo professore dello stesso collegio. Eletto nel 1533 arcivescovo di Canterbury, nell’annosa diatriba che opponeva in quegli anni la casa reale inglese alla Chiesa di Roma, circa la legittimità dello scioglimento del matrimonio di Enrico VIII  e di Caterina d’Aragona, Cranmer si schierò a favore del re, sulla scia delle opinioni espresse dalla maggioranza delle principali università europee. Il papa reagì con la scomunica del re, di Anna Bolena, la sua nuova sposa, e dello stesso primate inglese. Negli anni successivi, Cranmer  continuò  a mostrare una forse eccessiva arrendevolezza nei confronti dei desideri di Enrico VIII: fu, pur con qualche titubanza, favorevole alla condanna di Anna Bolena, al divorzio da Anna di Cleves (che comportò la condanna al patibolo del Lord Cancelliere Thomas Cromwell), e al processo ed esecuzione della quarta moglie, Caterina Howard.  Dopo la morte di Enrico VIII, durante il regno di Edoardo VI, Cranmer curò la pubblicazione  del Book of Common Prayer (il Libro della Preghiera Comune), compilato per semplificare i libri di preghiere e di funzioni religiose in latino e risalenti al periodo medioevale. Coinvolto nella lotta per la successione al re Eduardo VI, Cranmer appoggiò, sia pur controvoglia, le pretese della cugina del re, Lady Jane Grey. Ma, sfortunatamente per lui, salì al trono la figlia di Enrico VIII e Caterina d’Aragona, la cattolica Maria Tudor. La cui vendetta fu pronta e dura. Accusato di tradimento, l’arcivescovo fu condannato a morte. Se la sentenza non venne eseguita subito, fu solo perché, nel frattempo, Cranmer fu raggiunto anche dall’accusa di eresia.  Durante il processo, nella speranza di salvarsi la vita, arrivò a firmare un’abiura scritta, accettando il dogma della transustanziazione e la suprema autorità del Papa sulla Chiesa Inglese, ma fu ugualmente condannato. Il 21 marzo 1556, dopo aver ritrattato la sua precedente abiura, Cranmer si diresse al rogo preparato per lui, ad Oxford, con calma e coraggio e, prima che le fiamme lo investissero, stese la mano destra, dicendo: “Giacché la mia mano ha recato offesa, scrivendo il contrario di quello che sentiva il mio cuore, sarà la mia mano la prima ad essere punita”. La Chiesa d’Inghilterra lo ricorda come martire.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro di Daniele, cap.9, 4b-10; Salmo 79; Vangelo di Luca, cap.6, 36-38.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddhista.

 

21 sharpeville.jpgOggi ricorre la Giornata internazionale contro il razzismo (promossa dall’Onu nel ricordo del massacro avvenuto a Sharpeville, in Sudafrica, il 21 marzo 1960). Siamo sollecitati a chiederci quanto il linguaggio, i discorsi, gli atteggiamenti e le categorie mentali che ci caratterizzano in casa, a scuola, sul posto di lavoro, o altrove, diano fiato a luoghi comuni, pregiudizi, diffidenza e disprezzo, contribuendo ad erigere nuovi muri di separazione, di intolleranza e di violenza. E per chiederci cosa potremmo fare per cambiare noi stessi e il brutto mondo che ci costruiamo intorno.

 

Per stasera è tutto. Il 21 marzo del 2006 ricorreva il 450° anniversario del martirio di Thomas Cranmer. Nell’occasione il primate della Chiesa anglicana, Rowan Williams, pronunciò un sermone, con cui ripercorre la sofferta vicenda del personaggio e il faticoso, umanissimo, passaggio da un certo spirito di soggezione nei confronti del potere al coraggio della libertà.  Pur nella consapevolezza che il limite invalicabile di ciò che noi siamo e professiamo è raggiunto e superato dalla Sua misericordia. Di quel sermone, vi proponiamo, nel congedarci un brano, che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Cranmer visse in mezzo a controversie dove colpire per uccidere era lo scopo di gran parte di quanti polemizzavano. Ora, certo, dobbiamo guardarci da malintesi o modernizzazioni. Egli non era affatto un uomo che non avesse a cuore la verità, uno che pensasse che ogni espressione della dottrina cristiana fosse ugualmente valida; poteva essere feroce e lucidamente intransigente nel tener testa a un avversario come il vescovo Gardiner. Eppure, anche come polemista, mostra i segni di una scrupolosa disciplina del linguaggio: sì, questo è vero, questo è ciò che esige l’obbedienza alla Parola, ma quando abbiamo chiarito ciò che non si deve assolutamente dire, dobbiamo ancora arrivare con paziente e meticolosa lentezza a elaborare ciò che diciamo. Il nostro compito non è quello di esporre una qualche formula  incontestabilmente semplice, ma suggerire e guidare, per costruire la struttura che ci porterà da questo e da quel punto di vista verso l’unica luminosa realtà. “Piena, perfetta e sufficiente” – ogni parola all’orecchio superficiale è in grado di essere sostituita da una delle altre, e tuttavia ognuna ha la sua specifica risonanza, orienta verso il mistero e, come progressivamente ci è dato di capire, nessuna di esse è di fatto superflua. Potete vedere una acuta conferma di ciò nella prosa non-liturgica di Cranmer. Quando egli scrisse a Re Enrico in una rassegnata difesa di Anna Bolena e di Thomas Cromwell, le frasi involute e i sentimenti mostrano non solo un uomo costituzionalmente timido che lotta per essere coraggioso (e tanto più coraggioso per questo), ma un uomo che riconosce pur con disappunto la possibilità di essersi ingannato e la necessità di vedere il mondo in duplice prospettiva. Ciò che ambedue le lettere dicono in effetti è: io pensavo di vedere la verità riguardo a questa persona; se ho sbagliato, sono stato ingannato più di quanto avrei ritenuto possibile. Ma come può, in questo mondo, fosse pure il Re d’Inghilterra, conoscere la verità dei cuori dei suoi servitori? Io vedo sia ciò che ho sempre visto, sia la possibilità che ciò sia stato tutto una menzogna. È questo un mondo in cui possiamo avere una certezza sufficiente per ucciderci a vicenda? (Rowan Williams, The Martyrdom of Thomas Cranmer).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro. 

Giorno per giorno – 21 Marzo 2011ultima modifica: 2011-03-21T23:56:00+01:00da fraternidade
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