Giorno per giorno – 20 Marzo 2011

Carissimi,

“Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui” (Mt 17, 1-3). Cosa davvero accadde quel giorno lo sapremo, se mai ci interessasse ancora scoprirlo, un minuto dopo la risurrezione. Per il momento, sarebbe già sufficiente capire cosa potrebbe voler dire il racconto oggi, per noi. E un primo segnale c’è forse già in quel “sei giorni dopo”, in cui l’evangelista situa il racconto, e che la liturgia, con una scelta infelice, invece omette, sostituendolo con un generico “In quel tempo”. Ma è proprio il sesto giorno che conta. Sei giorni dopo l’annuncio della passione. Il sesto giorno, quando l’uomo nuovo, quello fallito in Adamo (che si sognava come espressione di un dio faraone), è ricreato in Gesù (un Dio che si sogna come amante e servitore dell’uomo, sino al punto di dare per lui la vita). Per ricreare questo uomo nuovo era stata data la Legge (Mosè) ed erano stati inviati i profeti (Elia), non a caso presenti con Gesù sul monte. Quell’uomo è il Figlio amato – immagine, cioè, adeguata di Dio – perché ama tutti. Perché è disposto a soccombere alla maledizione degli uomini, per essere, nell’ostinazione del per-dono,  benedizione di Dio su tutte le famiglie della terra, secondo la promessa ricevuta da Abramo (con qualche non indifferente correzione). Questa è anche la vocazione santa della chiesa e dell’umanità che accetta di essere Sua, dimora del Dio-con-noi, che cura, libera, salva e redime il suo popolo. Cioè, ogni popolo.     

 

I testi che la liturgia di questa 2ª Domenica di Quaresima propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro di Genesi, cap. 12,1-4; Salmo 33; 2ª Lettera a Timoteo, cap.1,8-10; Vangelo di Matteo, cap. 17,1-9.

 

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le chiese e comunità cristiane.

 

Oggi il calendario ci porta la memoria di Serapione di Thmuis, monaco e pastore.

 

20 SERAPIONE.jpgDella vita di Serapione, figura di grande rilievo nella chiesa copta del IV secolo, abbiamo solo poche notizie certe. Dopo essere stato responsabile della scuola catechetica di Alessandria, si fece monaco al seguito di Antonio il Grande, “padre di tutti i monaci”, di cui conquistò l’amicizia e la confidenza, e che, morendo, gli lasciò in dono una delle sue tuniche di pelle. Chiamato nel 339 al ministero episcopale, accettò di abbandonare il deserto per contribuire a difendere la fede della chiesa, minacciata dalle eresie ariana e manichea. Per contrastare la quale ultima, scrisse il trattato “Contro i manichei”. Sozomeno nella sua Storia ecclesiastica, riferisce che egli fece parte di una commissione di cinque vescovi egiziani inviati all’imperatore Costanzo II per difendere la causa di Atanasio: la missione fallì e lo stesso Serapione venne cacciato dagli ariani dalla sua sede. Morì poco dopo il 362.

 

Con ieri sera, al termine di una giornata di digiuno – il digiuno di Ester – i nostri fratelli ebrei sono entrati nella festa di Purim, che si prolungherà fino a domani.

 

PURIM_ESTHER.JPGL’origine della Festa di Purim (o delle Sorti) è raccontata nel Libro di Ester. Assuero, re di Persia e di Media, dopo aver ripudiato la moglie Vasti, che aveva osato disobbedirgli, aveva sposato Ester, una ragazza ebrea “di bella presenza e di aspetto avvenente”, che era diventata la nuova regina. Ora proprio in quei giorni Amán che era primo ministro aveva chiesto e ottenuto dal re che tutti gli ebrei del regno fossero uccisi, in un giorno che sarebbe stato tirato a sorte (pur). Fu così tirato a sorte il 13 di Adar. Quando Mardocheo, zio della regina lo seppe, si rivolse ad Ester perché intercedesse presso il re in favore del suo popolo. Dopo aver digiunato un giorno intero, Ester parlò con il re delle macchinazioni del malvagio Amán. E Assuero cambiò le sorti (purim) degli ebrei e fece impiccare il primo ministro. Da allora è comandato agli ebrei “di festeggiare ogni anno il quattordici e il quindici del mese di Adar, come giorni in cui gli Ebrei avevano avuto quiete dai loro nemici, nel mese che si era mutato per loro da angoscia in allegria, da lutto in giorno di festa, per far di quei giorni, giorni di banchetto e di allegria, di scambio di doni l’uno con l’altro, e di regali per i poveri”(Est 9, 21-22).

 

Solo cinque giorni fa cercavamo di esprimere la nostra sofferenza per la mancata solidarietà internazionale al popolo libico in rivolta. Poi,  è arrivata la risoluzione dell’Onu con l’imposizione della No-Fly zone e le altre misure a tutela delle popolazioni civili. Non sappiamo se quanto sta avvenendo rispecchi la lettera e lo spirito di quel provvedimento, né i costi che – Dio non voglia – potrebbe significare in un maggior numero di vittime civili.  Inutilmente ci chiediamo se non sarebbe stato più logico adottare drastiche misure a carattere economico, schierare una forza di interposizione tra le parti, favorire l’iniziativa di un negoziato per un sollecito passaggio dei poteri dal vecchio dittatore (“colega de farra” del vostro premier, era stato definito qualche settimana fa in un dibattito televisivo qui da noi) alle forze che rivendicano libertà e democrazia. Certo, i soggetti a cui l’applicazione della risoluzione è stata delegata non paiono essere tra i più affidabili. Meno ancora le loro reali intenzioni.  Purim, le “sorti”. Chissà che possa avvenire qualcosa che cambi le sorti anche del popolo libico.

 

Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad una riflessione sul significato della festa di Purim, apparsa con il titolo “Miracles masked”, nel sito del movimento chassidico di Chabad. L’autore è Arnie Gotfryd, uno scienziato ambientalista canadese che fa parte dello stesso movimento. È questo, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Per me, il messaggio di Purim è: Non c’è nulla di naturale della natura. I processi casuali sono in realtà tutt’altro, e la natura è semplicemente la maniera con cui Dio gestisce i dettagli senza ostentazione. Viviamo le nostre vite come se gli eventi fossero scollegati, come se Dio osservasse solo passivamente, segnando magari il punteggio da qualche parte lassù al settimo cielo, mentre noi rimbalziamo in giro per il mondo ‘reale’ nel gioco del flipper della vita, sperando di non cadere tra le palette. Non è questo che accade. In realtà, la vita è un dialogo costante con Dio.  Ogni píccolo evento fa parte di un piano generale interattivo che ha il suo particolare obiettivo e la propria logica, risponde a ogni nostra mossa, ordinando sottilmente un mondo di risultati in conformità con la qualità delle nostre azioni. Questo livello dell’agire divino è più sottile, diversificato e pervasivo che qualsiasi miracolo con la M maiuscola. E ci lascia con la nostra libera scelta di credere o meno, di riuscire o no. Nessuna presenza del Grande Dio ci sta col fiato sul collo dicendo: “Altrimenti!” Questo ci aiuta anche a rispondere alla domanda: Perché Dio non è nominato [nel libro di Ester]? La potenza di Purim è una qualità divina così elevata che resiste alla definizione di qualsiasi nome. Così come non possiamo mettere il dito sul miracolo, non possiamo metterlo sulla qualità divina che lo fa accadere. Per dirlo in due parole: Megillat Esther. Il nome ebraico del libro della Bibbia che racconta le vicende della festa contiene il segreto della Potenza di Purim. “Esther” significa occultamento, quel livello  nascosto, innominato della divinità. oltre ogni nostra comprensione. “ Megillah” ha il significato opposto, rivelazione. Mettete insieme le due cose ed avrete la realtà paradossale della vita ebraica – missione impossibile eppure sempre compiuta – di rivelare l’essenza di Dio nel mondo ordinario. Questo ci fornisce anche un’altra traccia per il puzzle di Purim. Maimonide scrive che quando arriverà il Messia, tutti i 24 libri del Tanak (la Bibbia ebraica) saranno annullati, ad eccezione dei cinque libri di Mosè e del Megillat Esther. Perché questo libro è diverso da tutti gli altri libri? Il segno distintivo dell’era messianica (possa accadere subito!) è il compimento del primo proposito divino nel creare il mondo: fare del mondo ordinario una casa per Dio dove la Sua essenza sarà rivelata. Purim è un assaggio, una celebrazione della rivelazione dell’essenza. Accedendo all’essenza attraverso le nostre celebrazioni di Purim, mettiamo in azione oggi le rivelazioni Essenziali del domani promesso. L’Chaim! (Arnie Gotfryd, Miracles masked).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 20 Marzo 2011ultima modifica: 2011-03-20T23:48:00+01:00da fraternidade
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