Giorno per giorno – 13 Marzo 2011

Carissimi,

“Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo” (Mt 4, 1). La Quaresima è anche questo. Noi lo si vorrebbe evitare, tanto è vero che preghiamo tutti i giorni “Non ci indurre in tentazione” (Mt 6, 13), ma in questo tempo non vale. È una sorta di esame che sancirà il nostro passaggio alla maggior età. Deciderà se abbiamo capito con che Dio abbiamo a che fare o se siamo ancora perduti dietro ai nostri idoli. Se ci fidiamo davvero di Lui o, se assai più sensatamente, preferiamo contare su questi. Se il Dio di Gesù entra nelle nostre scelte economiche, religiose e politiche, o se, seguendo, l’interpretazione astuta che il Divisore fa della Parola di Dio, riteniamo più opportuno che sia il nostro Io (individuale, comunitario, ecclesiale e collettivo) ad avere la meglio, lasciando fuori Dio. E, perciò, anche se la nostra lettura della Bibbia, la nostra esegesi, sia funzionale ad una nostra [non necessariamente dichiarata] sete di potere, o sia invece al servizio di Dio, cioè, ultimamente, dell’uomo, a partire dai più piccoli tra gli uomini. Da sempre, del resto, la tentazione per eccellenza, all’origine di ogni altra, è quella del potere: “Diventere come Dio” (Gen 3,5), ma, attenzione, un dio concepito, appunto, come figura del potere e non come rivelazione del dono incondizionato. Il deserto è anche lo spazio in cui il volto dell’altro mi è nascosto e dove perciò l’agire in funzione di me si pone, a prima vista, come del tutto scontato. A cominciare dal pane (ma includendo ogni altro bene che esso può significare). Il pane, dunque, per me. Sì, ma gli altri? Non vedo altri nel mio orizzonte. Salvo che sia la Parola di Dio a ricordarmelo. Non a caso ciò che Gesù rifiuta qui di fare per sé, lo compirà a favore delle moltitudini, prendendo spunto dalla disponibilità di anche uno solo a rinunciare al pane per sé a vantaggio degli altri, immagine del più radicale farsi pane, cioè, dono da condividere. E, passando alla seconda tentazione, cosa possiamo dire della nostra esperienza? La religione, il tempio e il suo pinnacolo, o la chiesa, la sua cupola e il suo campanile, costituiscono il luogo del convincente e trionfalistico affermarsi dei nostri valori e della nostra cultura o quello del nostro umile e spoglio camminare al seguito del Crocifisso e in compagnia dei crocifissi della storia, per forzare ogni volta di nuovo i tempi della risurrezione? E, infine, cosa esprimono le nostre scelte politiche? Volontà di  potenza e di imporsi sugli altri, che vediamo, di volta in volta, come ostacolo al nostro successo o come semplice strumento in vista di esso, o ricerca di dialogo, collaborazione, comunione nella costruzione di un mondo più giusto, fraterno e solidale? Chi adoreremo, insomma, magari facendo la comunione tutte le domeniche: Dio o Mammona? Abbiamo tempo quaranta giorni per deciderlo.

 

I testi che la liturgia di questa 1ª Domenica di Quaresima propone alla nostra riflessione sono tratti da: Libro di Genesi, cap. 2,7-9; 3,1-7; Salmo 51; Lettera ai Romani, cap. 5,12-19; Vangelo di Matteo, cap. 4, 1-11.

 

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le Chiese e comunità cristiane.

 

Oggi, da noi, si fa memoria  di una piccola grande donna che diede la vita per amore del suo popolo: Marianela García Villas, martire per i diritti umani in El Salvador.

 

13 marianella.jpgMarianela era nata nel 1949 in El Salvador da una colta famiglia borghese di origine spagnola. Ed è in Spagna, a Barcellona, che Marianela viene mandata a studiare. Il collegio le offre l’opportunità di dedicarsi, oltre agli studi curricolari, anche ad attività di catechesi con i bambini di un quartiere di periferia. Lì, per la prima volta, la ragazza tocca con mano la vita di stenti e di privazioni cui molti dei suoi bambini e le loro famiglie sono condannati. Tornata in Salvador, Marianela si iscrive alla Facoltà di Diritto. Diventa sempre più consapevole della grave situazione di ingiustizia che regna nel Paese e cerca come può di studiarne e approfondirne le cause. Entra nell’Azione cattolica universitaria e successivamente nella gioventù democristiana, col desiderio di combattere l’ingiustizia strutturale che concentra la ricchezza nelle mani di pochi e lascia i più in balia della miseria. Nello stesso tempo si dedica gratuitamente alla difesa d’ufficio degli imputati più poveri. Nel 1975 è eletta all’Assemblea Legislativa. Nominata membro della Commissione parlamentare del “Benessere sociale”, assume come compito quello di indagare sui soprusi commessi dalle forze armate nei conflitti in atto tra  contadini e militari. Sequestri, torture, eccidi diventano, ogni volta di più, cronaca quotidiana.  L’azione di Marinela è volta al ripristino della legalità. Crea la Commissione per i Diritti Umani del Salvador,   la cui finalità è di fare chiarezza sui fatti di sangue, creando inoltre un archivio dei desaparecidos.   Marianela viene sequestrata, torturata, violentata e poi rilasciata. Riprende subito il suo lavoro, con immutata passione. Neppure l’assassinio di mons. Romero di cui era amica e collaboratrice, la fermano.  Cresce ancor di più il suo impegno all’interno della Commissione: ora si dedica a documentare fotograficamente gli eccidi del regime, recuperare i cadaveri, ricostruirne le dinamiche di morte, ricomporli, fotografarli e seppellirli. Scaricata dalla Democrazia Cristiana che ormai appoggia la dittatura, con la speranza di andare al potere, il 13 marzo 1983, Marianela viene catturata, brutalmente torturata e uccisa dalle Forze governative nelle campagne del Salvador.

 

Carlos Mesters ci aveva raccontato ieri pomeriggio della domanda che un rabbino pose un giorno ai suoi alunni, su chi fosse il personaggio più importante della Bibbia (nel caso, l’Antico Testamento) e quelli risposero chi Mosè, chi Davide, chi Elia, chi Abramo. E lui, ogni volta, no, no, no. Alla fine, disse loro: è l’uomo di cui dice il libro di Genesi, al cap.37, v. 15 e seguenti. Leggiamolo insieme: “Mentre egli si aggirava per la campagna, lo trovò un uomo, che gli domandò: Che cosa cerchi? Rispose: Sono in cerca dei miei fratelli. Indicami dove si trovano a pascolare. Quell’uomo disse: Hanno tolto le tende di qui; li ho sentiti dire: Andiamo a Dotan! Allora Giuseppe ripartì in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan”. Se quell’uomo non avesse indicato a Giuseppe dov’erano andati i suoi fratelli, Giuseppe non li avrebbe trovati e non sarebbe stato venduto ai mercanti e non sarebbe stato portato in Egitto. Di là non avrebbe mandato a chiamare la sua famiglia e gli ebrei non sarebbero stati resi schiavi dal Faraone e Dio non sarebbe sceso a liberarli. E noi non  avremmo la Bibbia. Frei Carlos  ha voluto anche suggerirci quali possano essere le donne più importanti del Primo Testamento. Sono Sifra e Pua, le due levatrici che disobbedirono all’ordine di Faraone di uccidere ogni figlio maschio che nascesse dalle donne ebree, e Jochebed e Miriam, rispettivamente madre e sorella di Mosè, che inventarono lo stratagemma per salvare la vita al piccolo appena nato, facendolo trovare alla figlia del faraone e ottenendo da questa, del tutto ignara, l’incarico di prendersene cura, a pagamento per giunta (Es 2, 1-9). Senza queste quattro donne, non avremmo avuto Mosè, né l’Esodo, né, perciò, la Bibbia. Questo per dire di come la storia che Dio scrive nella vicenda umana si serve spesso di piccoli personaggi anonimi, e di gesti minimi, apparentemente insignificanti. A noi è venuto in mente l’oscuro venditore ambulante di Sidi Bouzid, di cui già si è dimenticato il nome, che, con il suo sacrificio ha contribuito ad avviare il nuovo esodo del popolo tunisino. Piccola donna, ostinata, tenace, è stata anche Marianela Garcia Villas, anche lei levatrice di una nuova stagione di libertà per la gente del Salvador. Di cui non ha potuto vedere l’alba. Da qui, almeno.  Per riflettere ancora sulla sua testimonianza ci serviamo di una pagina del teologo salvadoregno Jon Sobrino, tratta dal suo libro “Tracce per una nuova spiritualità” (Borla). Che è così, per oggi, il nostro      

 

PENSIERO DEL GIORNO

La persecuzione è spoliazione, e il martirio spoliazione somma, per chi vi è direttamente implicato. Ma una persecuzione protratta e massiva crea, inoltre, un impoverimento generale, che pone in seria difficoltà la missione dei cristiani, poiché li priva di molti e qualificati operatori di pastorale e dell’uso di mezzi e sostegni apostolici. Inoltre, man mano che la persecuzione si protrae, essa può perdere il suo volto spettacolare e diventare una routine, rendendo anonima la croce splendente.  Insieme alla spoliazione oggettiva compare dunque l’impoverimento soggettivo, come si può notare, ad esempio, paragonando l’esultanza che la persecuzione produceva ai tempi di Mons. Romero con la relativa rassegnazione con cui la si vive dopo di lui. Per vivere questo impoverimento, più doloroso persino della sofferenza della persecuzione, occorre spirito, soprattutto quando l’impoverimento sembra condurre al silenzio e all’inefficienza. Si tratta dello spirito necessario per vivere la fondamentale legge cristiana: “Cristo, da ricco che era, si fece povero” (2 Cor 8,9), senza neppure poter scegliere l’impoverimento che sembra arricchente, ma accettando quello che appare impoverire. “Dovremo sapere che non ci hanno fatto nulla di male” diceva Mons. Romero. Questo spirito di impoverimento non impedisce affatto che si lotti contro quanto vi è di impoverente, né ci si sforzi di renderlo arricchente, né proibisce la prudenza (Mt 10, 16) e l’astuzia per lottare contro i figli delle tenebre (Lc 16, 8). Proibisce però che si veda nell’impoverimento un male, in maniera tale che la Chiesa rifugga dalla persecuzione che lo causa, sia pur adducendo per far ciò che così essa sarà più forte e la sua azione più efficace. Si tratta dunque di accettare che nella perdita vi è qualcosa di cristianamente necessario, se essa sopraggiunge a causa della giustizia del regno, e qualcosa di necessario – inoltre – per poter guadagnare la vita. Si tratta di evitare la perenne tentazione – personale ed ecclesiale – di voler guadagnare direttamente la vita.  (Jon Sobrino, Tracce per una nuova spiritualità).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 13 Marzo 2011ultima modifica: 2011-03-13T23:53:00+01:00da fraternidade
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