Giorno per giorno – 10 Febbraio 2011

Carissimi,

“Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini. Ma lei gli replicò: Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli (Mc 7, 26-28). Forse per una misura prudenziale, dopo la provocazione rappresentata dal suo discorso su puro e impuro, Gesù si sposta per qualche tempo nella regione di Tiro e Sidone, nell’attuale Libano, in pieno territorio pagano. E lì, si presenta quella donna, che ha una figlia malata. E gli chiede di guarirla. Lui, probabilmente, si sente combattuto tra un sentimento naturale di compassione e la convinzione che la sua missione debba limitarsi allla sua gente, “alle pecore perdute d’Israele” (Mt 15, 24). E le risponde con quella frase che persino Rafael dice: poteva trovarne una migliore. Ma era il linguaggio dei tempi (oggi, gli stranieri sono trattati e apostrofati assai peggio, anche se non ovunque, qui da noi, per esempio)! E lei, comunque, non demorde. Ha letto in fondo negli occhi del Nazareno ed ha la certezza di potersi aprire un varco. Da allora si dice che le donne ne sanno una più di Dio. Lui le fa il discorso del pane per i figli. E lei replica: dici bene, ma i miei bimbi riservano sempre qualche briciola ai cagnolini. Tu vorrai essere da meno di un bambino pagano? Perdinci, non poteva essere, Lui era il figlio di Dio. Come poteva essersi scordato di come agisce un figlio di Dio? La religione. La religione, qualche volta, è un disastro, ma che farci? Così quella donna pagana, in una botta sola, ha fatto la lezione a Gesù e l’ha consacrato “pane” per tutti. È Gesù stesso a dirlo: per la tua Parola, io sono divenuto il pane di salvezza per tua figlia: O Salutaris Hostia. È stata la prima donna prete della storia.  E per un bel pezzo, l’unica.  

 

Oggi il calendario ci porta le memorie di  Scolastica,  monaca e contemplativa, e di José Maria Llanos, il “prete rosso”.

 

10 SCOLASTICA.jpgScolastica era nata, come il più celebre fratello, Benedetto, a Norcia nel 480 circa e si consacrò giovanissima al Signore. Più tardi, quando il fratello  già viveva a Montecassino con i suoi monaci, scelse  di fare vita comune in un altro monastero della zona con un piccolo gruppo di donne consacrate. Di lei conosciamo solo le circostanze che precedettero la morte, avvenuta nel 543, per il racconto che ne fece Gregorio Magno (540-604) nei suoi Dialoghi. Racconta l’antico discepolo di Benedetto che Scolastica si recava una volta all’anno a far visita al fratello ed anche quella volta non era mancata all’appuntamento, rimanendo a parlare con lui per tutta la giornata, fin dopo cena. Ed essendosi fatto tardi, la donna lo implorò che non la lasciasse, ma che piuttosto si fermasse con lei tutta la notte per continuare a parlare delle cose sante di Dio. Benedetto, però, che era severo quanto basta, rifiutò di accontentarla. Allora Scolastica che era amica di Dio, certo un po’ di più dell’accigliato fratellino, si rivolse direttamente a Colui che non sa dire di no, tanto meno alle lacrime di una donna, sua sposa per giunta. E Lui, com’era prevedibile, per tutta risposta, scatenò un uragano che la metà bastava e la santa, rivolta a Benedetto: Va pure, fratello mio, torna al monastero! E quello di rimando: Briccona di una sorella che sei. E restarono così tutta notte. E poi si congedarono. E lei, tre giorni dopo, morì.     

 

10 josé maria Llanos.jpgJosé Maria Llanos era nato il 26 aprile 1906, figlio di un generale di fanteria. Dopo gli studi di Chimica all’Università, decise di entrare nella Compagnia di Gesù. Per un buon lasso di tempo, le sue scelte risentirono dell’influenza dell’ambiente di provenienza. Fu, infatti cappellano del Fronte della Gioventù, e arrivò persino a predicare gli esercizi spirituali al generalissimo Franco. Poi, però, si rese conto dell’emarginazione di gran parte della popolazione, e così mutò radicalmente vita. Il 24 dicembre 1955, nonostante le pressioni contrarie di famigliari e superiori, si trasferì in una baraccopoli alla periferia di Madrid, El pozo del tio Raimundo. Di fronte alla miseria, alle ingiustizie cui potè assistere e vivere di persona, mise in opera una pastorale incardinata nelle lotte e rivendicazioni della sua gente, dando inoltre impulso alla creazione di scuole, associazioni di vicini, collettivi di lotta. Con la casa sempre aperta a tutti: vicini, bambini, persone di ogni classe e condizione, disoccupati, drogati, immigrati. Per non far torto a quelli che lo chiamavano il “prete rosso”, prese la tessera del partito che difendeva la sua gente, e s’iscrisse alle Comisiones Obreras, sotto lo sguardo sospettoso di qualche intellettuale sbilanciatamente organico di certa sinistra, che vide in lui una quinta colonna del Vaticano, per ritrovare l’influenza perduta tra i poveri. Ma lui ne rise, senza farci troppo caso. L’Associazione di vicini, al suo 85º compleanno gli consegnò una targa che diceva: “José María de Llanos venne al Pozo sulla via di Dio, ha inciampato nell’uomo e dandogli la mano arriverà fino a Lui”. E, alla fine, c’è arrivato. Il 10 febbraio 1992. Chiese che sulla tomba mettessero il numero della sua tessera delle Commissioni operaie e quando si avvicinò l’ora del trapasso, disse al gesuita incaricato del suo necrologio: “Fratello, basta solo che ci metta SJ” (Societas Jesu, la sigla della Compagnia di Gesù). 

 

 I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro di Genesi, cap. 2, 18-25; Salmo 128; Vangelo di Marco, cap.7, 24-30.

 

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

 

È tutto per stasera. Pedro Miguel Lamet, confratello del p. José Maria Llanos, ne tracciava un ritratto, apparso con il titolo “El alma secreta del padre Llanos”,  in El pais  del 26 settembre 2005. Nel congedarci, ve ne offriamo uno stralcio come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Tra vecchie carte ho trovato un articolo inedito di padre Llanos, che dopo esser stato dimesso dalla direzione della rivista, non ha potuto pubblicare. Questo paragrafo, lo ritrae bene: “Scusatemi, ma risulta piuttosto grottesco uscircene con l’affermazione che Gesù col suo messaggio è venuto a difendere i diritti umani. La stessa pace menzionata e proclamata da Lui non s’identifica con ciò che oggi pretendono i pacifisti, li supera. E lo stesso si può dire della giustizia. Gesù  è venuto a salvare, poi dissero che salvare era giustificare, il che, come la liberazione è qualcosa di così profondamente umano che non coincide più con il messaggio evangelico. Perché questa preoccupazione ecclesiale di intromettersi in tutto, tardi e inopportunamente?”. Quella libertà profetica non poteva venire solo dal suo “dolore delle stelle”, ma da una fede profonda e meditata: “Il  problema che affiora e mi sfida è sempre stato Gesù”, mi confessava negli ultimi tempi. Era il Llanos che leggeva i salmi o recitava Alberti e Neruda durante le sue interminabili eucaristie, così come montava la guardia alla Direzione Generale della Pubblica Sicurezza per ottenere il rilascio di un amico. A me non poteva non evocare una strana miscela di San Manuel Bueno y Mártir di Unamuno, Nazarín di Galdós e il fragile curato di campagna di Bernanos, anche se con qualche tocco del Che Guevara. Talmente inclassificabile da far sì che davanti alla sua tomba si abbracciarono all’unisono la pietosa recita del rosario e il canto dell’Internazionale. (Pedro Miguel Lamet, El alma secreta del padre Llanos).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 10 Febbraio 2011ultima modifica: 2011-02-10T21:56:00+01:00da fraternidade
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