Giorno per giorno – 09 Febbraio 2011

Carissimi,

“Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro” (Mc 7, 14-15). Forse, oggi, più del timore di rendere impuro l’uomo, mangiando prosciutto o frutti di mare, o carne e formaggio nello stesso pasto e così via, esiste la convinzione di renderlo in qualche modo  puro, o bello, o salutare, sempre dall’esterno, con questa pseudo-religione del salutismo, che ha i suoi templi nelle palestre, e i suoi esercizi ascetici nelle più o meno esasperate  pratiche ginniche, i suoi digiuni nelle diete ferree, e per i più eroici, trapianti, liposuzioni, e i più fantasiosi togli-di-qui e aggiungi-di-là. Con risultati, voi ne avete assai più spesso di noi esempi vistosi davanti agli occhi, molto sovente patetici. Beh, Gesù che è sempre comprensivo e da questo punto di vista è un fanciullone, ci riderà un po’ su, ripetendosi: che buffi!, ieri avevano i capelli  bianchi ed ora ce li hanno rossi, o erano calvi e ora c’hanno questo toupet incollato alla testa. E dove sono finite quelle simpatiche rughe, che raccontano la saggezza e la storia degli uomini (e delle donne, naturalmente)? Sotto chili di cipria e cerone o è tutto merito del lifting? Altro che salute per quei poveri corpi massacrati! E non può mica aggiungere molto di più, come forse vorrebbe, perché se no gli danno del moralista, o esce fuori il monsignore che tiene in mano i nuovissimi programmi dell’evangelizzazione e lo mette all’angolo con gli argomenti che chiuderebbero la bocca a chiunque: bisogna contestualizzare. Già, ma in ogni caso, come allora, Gesù ripeterà che la vera bellezza di una persona non viene da fuori, ma da dentro, dal cuore, cioè, da purezza, onestà, rispetto per la vita, fedeltà, generosità, bontà (perdinci, era un buonista pure lui!), sincerità, continenza, altruismo, tendenza ad elogiare, umiltà, sapienza. Chissà che ci venga un po’ di nostalgia di almeno una di queste cose. Il resto ce lo metterà Lui a gratis. In temini ecclesiastici: la sua grazia. Risultati garantiti: soddisfatti o rimborsati.

 

Il nostro calendario ci porta le memorie di Marone, eremita; di P. Dimitri Andréévitch Klepinine, martire sotto il totalitarismo nazista; e di Felipe Balam Tomás, martire al servizio dei più poveri in Guatemala. 

 

09 MARONE.jpgDel monaco Marone, vissuto tra il IV e il V secolo, soppiamo pochissimo. Ammirato da Giovanni Crisostomo, visse come eremita nel deserto siriano, spendendo il suo tempo nella preghiera e nelle pratiche ascetiche. Assai ricercato come maestro spirituale, esercitò un grande influenza sul movimento monastico nella regione di Cirro e di Aleppo.  Morì dopo breve malattia e fu sepolto nel monastero di Beth-Morum, nella regione siriana di Apamea, presso la sorgente del fiume Oronte. Sarà qui che, qualche secolo più tardi, cristiani di fede calcedonese, in seguito all’invasione araba della Siria, daranno vita alla chiesa maronita, che venera Marone come suo fondatore.

 

09 DIMITRI KLEPININE.jpgDimitri Andréévitch Klepinine era nato il 14 aprile 1904 a Piatigorsk, nel Caucaso – terzo figlio dell’architetto André Nicolaévitch Klepinine, di Sophie Alexandrovna Stépanova, pedagoga di formazione. La sua infanzia fu segnata da un’esperienza precoce della sofferenza e della malattia, che lo rese sempre  particolarmente sensibile nei confronti dei deboli e dei perseguitati dalla sfortuna. Gli eventi della rivoluzione russa, portarono la famiglia sulla via dell’esilio, prima a Costantinopoli, poi in Serbia,  e infine a Parigi, dove nel 1925, il giovane s’iscrisse all’Istituto di Teologia ortodossa San Sergio, da poco fondato. Suo maestro da allora in avanti fu Serge Boulgakov. Terminati gli studi nel 1929, ottenne una borsa di studio per completare la sua formazione al Seminario teologico di New York. Rientrato all’inizio del 1934 a Parigi, per mantenersi, esercitò i più diversi mestieri. Nel frattempo la sua ricera spirituale lo portò a pensare al sacerdozio. In quegli stessi anni conobbe Tamara Fédorovna Baïmakova, che sposò nel 1937. Nello stesso anno venne ordinato diacono e prete.Lo scoppio della guerra e l’occupazione nazista portarono padre Klepinine a spendere le sue energie per salvare dalla deportazione quanti più ebrei possibile. L’8 febbraio 1943, la Gestapo, durante una perquisizione, trovò in tasca al giovane Youri Skobtsov (figlio di Maria Skobtsova e come lei e P. Dimitri, canonizzato dalla chiesa ortodossa) il biglietto di una donna ebrea indirizzato al prete, in cui gli chiedeva di fornirle un certificato di battesimo. Arrestato assieme al giovane, entrambi sono inviati nel campo di Compiègne, dove il prete prese a celebrare ogni giorno la santa liturgia e l’Ufficio Divino, e ad organizzar corsi di Bibbia e su Gesù Cristo, coinvolgendo un numero crescente di prigionieri. Nel dicembre 1943, i prigionieri vengono trasferiti prima a Buchenwald, poi nel sinistro “Tunnel Dora”, nelle fabbriche sotterranee per la produzione dei razzi V. Lì. padre Dimitri si spese fino all’ultimo per consolare e animare i tristi e gli sconfortati. Le pesanti condizioni di lavoro minarono assai presto il fragile fisico del prete. Il guardiano della baracca che fu testimone dei suoi ultimi momenti racconterà che, il 9 febbraio 1944, lo trovò a terra, incapace di muoversi. Riuscì, tuttavia, a chiedergli di sollevargli la mano per fare il segno di croce. E così morì.

 

09 Felipe Balam Tomás.jpgFelipe Balam Tomás era un giovanissimo religioso della Congregazione dei Missionari della Carità. Aveva solo 18 anni, quando, il 9 febbraio 1985,  fu sequestrato dalle forze di sicurezza governative nel villaggio Las Escobas, municipio di San Martín Jilotepeque, nel dipartimento di Chimaltenango. Stava animando una celebrazione della Parola, quando tre uomini armati entrarono in chiesa e lo portarono via a forza. Per ottenerne la liberazione si mosse il Nunzio apostolico, e l’arcivescovo di Città del Guatemala, Próspero Penados del Barrio, ma inutilmente. Felipe sparì nel nulla, donando la sua vita di poco più che adolescente, perché anche altri, a partire dalla fede nel Dio della vita, lottassero per la liberazione dei fratelli.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro di Genesi, cap.2, 4b-9. 15-17; Salmo 104; Vangelo di Marco, cap.7, 14-23.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita nella testimonianza  per la pace, la fraternità e la giustizia.

 

Nel 1930, meditando sulla sua ordinazione, Dimitri Klepinine aveva annotato nel suo Diario una breve frase che noi, nel congedarci, vi proponiamo come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Il cammino del cristiano è gioia o sofferenza? È sofferenza, perché per seguire il Cristo, il cristiano deve morire al suo corpo terrestre. Ma questa morte è vinta dalla Gioia, perché, attraverso ciò, noi rinasciamo in Cristo e partecipiamo all’opera più santa che ci sia sulla terra: l’edificazione del “Corpo di Cristo”, mistero della vita trionfante che ci conduce alla Luce indicibile, dove Dio è tutto in tutti. Signore, ricordati di noi nel tuo regno. (Dimitri Klepinine, Journal).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 09 Febbraio 2011ultima modifica: 2011-02-09T22:20:00+01:00da fraternidade
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