Giorno per giorno – 05 Febbraio 2011

Carissimi,

Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose” (Mc 6, 32.34). L’idea era stata quella di portare i suoi a riposare, a tu per tu con Lui. Forse per toglierli dall’illusione che fosse il loro attivismo a far crescere il regno. Che, invece, cresce da solo, come già si era premurato di fargli sapere (cf Mc 4, 26-28). E, comunque, era andata buca. Perché era apparsa quella gente. Che contava niente per nessuno. E lui, dice l’evangelista, “si mise a insegnare molte cose”. E non ce ne riporta neanche una. Ma ci dice, nondimeno, l’essenziale: che Gesù ha parlato a lungo, e loro, evidentemente, se stavano lì ad ascoltarlo, dovevano berselo con gli occhi e con gli orecchi. Perché era una sorta di miracolo che un maestro perdesse tempo con della gente così, come loro. Come noi. E se è vero che Marco, nel redigere il suo Vangelo, si è basato sulla testimonianza di Pietro, forse non ci ha detto nulla dell’insegnamento di quel giorno, perché anche lui si era perduto a osservare la scena. E il messaggio era già tutto in quello stare in mezzo e prestare e dare attenzione. Facendo germinare i semi di una nuova unità, nella pace. Forse, anche noi dovremmo imparare che non è tanto importante ciò che diciamo, ma come stiamo in mezzo alla gente, e cosa abbiamo per davvero in cuore.

 

Il nostro calendario ricorda oggi le figure di Pedro Arrupe, gesuita, profeta di una Chiesa al servizio degli ultimi e degli esclusi, e di Andrea Santoro, testimone del dialogo interreligioso e martire in Turchia. 

 

05 ARRUPE.jpgPedro Arrupe era nato a Bilbao, nel Paese Basco, il 14 Novembre 1907. A diciannove anni, interruppe gli studi di medicina all’Università di Madrid per entrare nella Compagnia di Gesù.  Ordinato sacerdote  il 30 luglio 1936 in Olanda, si recò negli Stati Uniti per concludere gli studi di teologia e nel 1938 fu inviato in Giappone, dove restò per ventisette anni. Rettore del noviziato di Nagatsuka, alla periferia di Hiroshima, fu testimone dell’esplosione atomica, il 6 agosto 1945. Fu  provinciale della provincia nipponica dal 1958 fino al 22 maggio 1965, quando fu eletto generale della Compagnia di Gesù, potendo così partecipare ai lavori conclusivi del Concilio Vaticano II. Dal 1967 fu, per cinque mandati consecutivi, Presidente dell’Unione dei Superiori Generali degli ordini religiosi. Venne anche nominato membro della Sacra Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e del Consiglio Generale della Commissione per l’America Latina. La riflessione che svolse aiutò in maniera determinante i gesuiti a capire la loro missione come un servizio alla fede che esige la lotta per la giustizia. I suoi innumerevoli viaggi gli permisero di rendersi conto che una delle ragioni dell’incredulità contemporanea è rintracciabile nello scandalo dell’ingiustizia sociale, davvero eclatante in numerosi paesi del Sud del mondo. Le incomprensioni di cui fu ripetutamente vittima negli ultimi tempi del pontificato di Paolo VI e all’inizio di quello di Giovanni Paolo II, a causa dell’impulso nuovo e del rinnovamento coraggioso impressi alla maniera d’essere dell’Ordine, lo portarono, nel maggio del 1980, alla decisione di dimettersi, ma il papa gli chiese di soprassedere. Dopo un’emorragia cerebrale che lo aveva colpito il 7 agosto 1981, costringendolo all’inattività,  il 3 settembre 1983, la 33ª Congregazione Generale della Compagnia ne accolse le dimissioni. Padre Arrupe morì a Roma il 5 febbraio 1991.

 

05 ANDREA SANTORO.jpgAndrea Santoro  era nato il 9 settembre 1945 a Priverno in provincia di Latina, terzo figlio di una famiglia umilissima. Entrato in seminario giovanissimo, fu ordinato sacerdote il 18 ottobre 1970. Svolse la sua attività pastorale nei quartieri popolari della periferia di Roma, conosciuto per la sua passione e dedizione ai poveri e per la sua vita povera. Dopo due soggiorni di studio in Medio Oriente, dove ebbe modo di approfondire la spiritualità del piccolo fratello universale, Charles de Foucauld, nell’anno 2000, chiese ed ottenne dalla sua diocesi di essere inviato in Turchia come sacerdote “fidei donum”. Visse dapprima a Şanlıurfa (l’antica Edessa) e poi, dal 2003, a Trabzon (Trebisonda), dove venne coltivando l’amicizia con la gente del posto. Di cui, anche con l’aiuto della lingua turca, appresa a fatica, si sforzò di capire il mondo, la cultura e la fede. Non mancando di far conoscere, a chi lo desiderasse, la sua. Mantenne vive le relazioni con la chiesa d’origine, trasmettendo ad essa i frutti della sua singolare esperienza e contribuendo così a favorire concretamente il dialogo interreligioso. Il 5 febbraio 2006, mentre pregava nella chiesa di Trabzon, dopo aver celebrato l’Eucaristia domenicale, venne ucciso con due colpi di pistola. Per il delitto fu processato e condannato un giovane diciassettenne.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflçessione sono tratti da:

Lettera agli Ebrei, cap.13, 15-17. 20-21; Salmo 23; Vangelo di Marco, cap.6, 30-34.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel. 

 

È tutto. Qui di seguito vi proponiamo l’ultimo testo scritto da Pedro Arrupe in Thailandia, nell’agosto 1981, pochi giorni prima di essere colpito dall’ictus che l’avrebbe lasciato parzialmente paralizzato. Quello che lui stesso definì il suo Canto del cigno. Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Per favore, siate coraggiosi! Vi dirò una cosa. Non dimenticatela. Pregate, pregate molto. Questi problemi non si risolvono con sforzi umani. Vi sto dicendo una cosa che voglio sottolineare, un messaggio, forse il mio canto del cigno per la Compagnia. Facciamo tante riunioni e tanti incontri, ma non preghiamo abbastanza. Una nuova nascita, una vita nuova, vita da figli di Dio. È questo il miracolo dello Spirito. Questo presuppone un’attenzione delicata alle voci dello Spirito, una docilità interiore ai suoi suggerimenti e quindi, ancor più, una completa disponibilità che solo una sincera libertà di tutti e di tutto rende possibile ed efficace. “Il vento soffia dove vuole, ascolti la sua voce, ma non sai da dove viene né dove va”. Così è tutto ciò che nasce dallo Spirito. Mi viene in mente il paragone con l’aliante a traino, la cui unica forza e capacità di velocità, l’ottiene tutta e soltanto dal lasciarsi portare dolcemente e senza nessuna resistenza, dall’aeroplano che lo conduce. Vivere oggi, in ogni momento e in ogni missione l’essere “contemplativo nell’azione” suppone un dono e una pedagogia della preghiera che ci permetta una “lettura” rinnovata  della realtà – di tutta la realtà – a partire dal vangelo e in vista di un costante confronto di questa realtà con il Vangelo. Vi avanzo una nuova esigenza: quella di cercare, se necessario, altri modi, ritmi e forme di preghiera più adeguati alle circostanze, che garantiscano pienamente questa esperienza personale di Dio che si è rivelato in Gesù. Oggi, forse più che in un passato recente, ci è chiaro che la fede non è qualcosa di acquisito una volta per tutte, ma che può indebolirsi e addirittura perdersi, e ha bisogno di essere rinnovata, alimentata e rafforzata continuamente.  Da qui il fatto che vivere la fede in campo aperto “esposti alla prova della incredulità e dell’ingiustizia”, richieda da noi più che mai la preghiera che chiede questa fede, che ci deve essere data ad ogni istante. La preghiera ci riporta alle nostre dimensioni, bandisce sicurezze puramente umane e ci prepara così, in umiltà e semplicità, a ricevere quella rivelazione che è fatta solo ai piccoli. Così quando invito i gesuiti e i laici ad approfondire nella loro vita la fede in Dio, e ad alimentare questa vita con la preghiera e un impegno attivo, lo faccio perché so che non c’è altro modo di produrre le opere capaci di trasformare questa nostra malridotta  umanità. Il Signore parla di “sale della terra” e di “luce del mondo” per descrivee i suoi discepoli. Si assapora e si apprezza il sale, si sfrutta la luce e la si valorizza. Ma non il sale insipido e la luce fioca. (Pedro Arrupe, El canto del cisne).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 05 Febbraio 2011ultima modifica: 2011-02-05T21:58:00+01:00da fraternidade
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