Giorno per giorno – 04 Febbraio 2011

Carissimi,

“Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello. Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere” (Mc 6, 17-29). Delirio di onnipotenza del potere coniugato, come spesso accade, all’assoluta incapacità di trattenersi dal cadere preda di un vortice di passioni. Tale la vicenda di Erode Antipa, che finirà i suoi anni in esilio. Giovanni, la cui fine prelude quella dello stesso Gesù, non aveva esitato a denunciare tali abusi. E ne pagò le conseguenze. Stamattina, ci dicevamo che la dimensione profetica della testimonianza cristiana non incombe soltanto sulla gerarchia della chiesa, anzi, noi pensiamo che essa dovrebbe riguardare in primo luogo i laici, se hanno preso sul serio il loro battesimo e ciò che esso comporta. A loro, in prima persona, spetta la denuncia puntuale, tempestiva, severa, di ogni pratica che attenti la vita, la dignità, la giustizia. I vescovi dovrebbero essere quelli che, nelle retroguardie,  “ungono” i fedeli, li preparano per la lotta, gli infondono coraggio, consacrano per loro il pane che alimenta e dà la vita, ricordano loro l’esempio del Maestro. E i governanti dovrebbero sapere che la parola dell’ultimo cristiano coerente ha lo stesso valore che la parola del papa. E, invece, spesso, si aspetta, che siano i pastori a dare il la, e poi, se è il caso, tutti dietro. E, per carità, è meglio che niente, soprattutto se i laici sembrano avere le idee piuttosto confuse e si lasciano abbindolare dai giochini dei potenti, o se ne fanno addirittura complici. Immaginiamo, poi, se lo facessero i pastori! Nella storia di Erode e di Giovanni, però, oltre la lettura “pubblica” che si può fare, c’è un aspetto che ci riguarda più personalmente, come sempre quando si tratta di Vangelo. Dobbiamo allora chiederci cosa ci sia anche in noi di Erode, di Erodiade, di Salomè e di Giovanni. E tirare le somme.

 

Il calendario ci porta oggi le memorie del Massacro di Chimaltenango, in Guatemala; e di Hans Schlaffer, martire anabattista.

 

04 Massacre Guatemala.jpgGli anni tra il 1978 e il 1983 coincisero con il periodo più violento della repressione messa in atto dal regime al potere in Guatemala, quando le operazioni militari si concentrarono nelle regioni del Quiché, Huehuetenango, Chimaltenango, Alta y Baja Verapaz, la costa meridionale  e Città del Guatemala. Queste azioni, denominate “operazioni di terra spianata”, avevano come obiettivo le comunità degli indigeni maia, considerati “nemico interno”, e consistevano in indiscriminati massacri di popolazioni indifese, nella distruzione delle loro coltivazioni, vettovaglie, raccolti, bestiame, delle loro istituzioni sociali, economiche e politiche, dei loro simboli, valori e pratiche culturali e religiose. Secondo la “Comisión para el Esclarecimiento Histórico”, circa 626 massacri furono eseguiti in quegli anni. Tra questi, quello di cui noi facciamo memoria oggi. Il 4 febbraio 1981, nei villaggi di Papa-Chalá, Patzaj e Panimacac, furono massacrati dall’esercito 168 contadini, dopo che gran parte di essi erano stati torturati. Numerose donne furono impiccate, mentre i soldati incendiavanno case e raccolti e saccheggiavano scuole e oratori. Le persone che, terrorizzate, cercavono di fuggire nelle campagne circostanti e di nascondersi nei valloni, furono bombardate dagli elicotteri. Tutto era cominciato quando gli abitanti di Papa-Chalá avevano reagito con indignazione  all’uccisione a calci di un neonato  strappato alla madre. I massacri si ripeterono nei villaggi di Petén, San Marcos e Huehuetenango.

 

04 Schlaffer.jpgDi Hans Schlaffer  non si conosce con precisione l’anno e il luogo della nascita. Si sa invece che fu ordinato prete nel 1511 e che, sotto l’influsso della riforma di Lutero,  lasciò il ministero nel 1526, rifugiandosi nel castello del barone di Zelkinm, protestante, a Weinberg, nell’Alta Austria. Attratto dalla predicazione degli anabattisti di Hans Hut, che risiedevano nella vicina città di Freistadt, si recò nel 1527 a Nikolsburg (oggi Mikulov, nella Repubblica Ceca), quando si svolse il dibattito tra i “sostenitori della spada” (Schwertler) e “sostenitori del bastone” (Stäbler). Schlaffer si schierò con questi ultimi, optando quindi per un radicale rifiuto dell’uso delle armi anche solo a scopo difensivo. Trasferitosi poi in Baviera, iniziò una serie di peregrinazioni che lo misero in contatto di numerosi leader del movimento anabattista. Il 5 dicembre 1527 fu arrestato, assieme al correligionario Linhard Frick,  nella città di Schwatz, in Tirolo, dove si era recato per partecipare a un convegno di anabattisti. Incarcerato nel castello di Frundsberg, lungi dal disanimare, scrisse otto dei nove testi che ancora si conservano, preghiere e canti spirituali.  Tra essi una lunga orazione di 18 pagine, composta la notte precedente la sua esecuzione, considerata uno dei documenti più profondi e commoventi della letteratura devozionale. Il processo, svoltosi con numerose irregolarità e vere e proprie falsificazioni delle prove, si concluse con la condanna a morte di Schlaffer e di Frick, che furono decapitati il 4 febbraio 1528. Schlaffer aveva scritto che la Cena del Signore manifesta il nostro impegno ad essere sempre  “pronti a dare il nostro corpo per i fratelli come Cristo si diede per noi, e a versare il nostro sangue per Cristo e la sua chiesa, nella misura in cui la fede e la prova d’amore lo esigano. Chiunque dà il suo corpo e versa il suo sangue como è stato indicato, non dà la sua vita né versa il suo sangue, ma il corpo e il sangue di Cristo, poiché noi siamo realmente membra del suo corpo. Nei suoi scritti aveva sostenuto che l’accesso alla grazia, intesa come la Luce di Dio presente nel cuore di ogni essere umano, si estende anche agli ebrei, ai musulmani e in genere ai pagani. Era, evidentemente, un pericoloso eretico!

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera agli Ebrei, cap. 13, 1-8; Salmo 27; Vangelo di Marco, cap.6, 14-29.

 

La preghiera del venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica che professano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

 

Noi ci si congeda qui, lasciandovi alla lettura di un brano della preghiera che Hans Schlaffer compose alla vigilia della sua morte. Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Dio onnipotente, veniamo a te nel nostro bisogno e nella nostra pena – noi che siamo ridicolizzati, disonorati e abbandonati da tutti – per ricordarti le promesse fatte a chi hai chiamato e scelto. Tu hai promesso di essere l’aiuto dei poveri, il consolatore degli afflitti, il potere e la forza dei deboli, la speranza dei disanimati, il rifugio dei perseguitati e di quanti sono in pericolo. Hai promesso di proteggere coloro che muoiono per amore del tuo nome  e di mantenere su loro il tuo sguardo, ovunque essi vadano. Hai affidato ai tuoi angeli la loro custodia.  In sei tribolazioni starai con loro, e nella settima (cioè nell’ultima) non li abbandonerai. Tali promesse le hai riversate su noi,  gratuitamente, nella tua Parola eterna.  Ci hai avvolto in esse, come fossero nubi, e noi sappiamo che le tue verità durano per sempre e la tua misericordia è certa. Tu sei un Dio fedele in tutte le tue parole, e santo in ogni cosa che fai. Non c’è in te mancanza né colpa. Ma in noi non vediamo altro che tristezza, dubbi, paure, ansietà, tribolazioni e un’inspiegabile angoscia. Conflitti e contese ci circondano da ogni lato, così come le lotte per il potere, la tirannia, la spada, il fuoco, l’acqua, i giudici, la polizia, e i boia. Vieni perciò, caro Padre! L’ora del grande bisogno incombe. Il tempo che aspettavamo è arrivato. Mantieni le tue promesse e guardaci dal dubitarne!  Coprici con la tua mano e liberaci dal fuoco, dalla spada, e dall’acqua. Liberaci dalle mani di questi tuoi figli strani e perversi, coloro che dicono menzogne su di noi, e il cui potere è la forza del male. In mezzo alle più grandi tribolazioni tu ci libererai. Tu ci libererai e ci farai vivere. Noi lo aspettiamo per grazia. Le nostre anime sono tristi fino alla morte. Oh, Padre, aiutaci in questa ora! Amen. Il terzo testimone, il testimone del sangue di cui parla Giovanni (1Gv 5), sta per essere nostro. Come i figli di Zebedeo noi verremo battezzati in esso, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Padre, nelle tue mani affidiamo il nostro spirito, con Cristo. Amen. Ora andiamo a pregare con il Signore sul monte degli olivi: “Oh, Padre, non la nostra, ma la tua volontà sia fatta!”. Aiutaci lungo questa triste notte verso il tuo santo sabato eterno. Amen! (Hans Schlaffer).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 04 Febbraio 2011ultima modifica: 2011-02-04T22:48:00+01:00da fraternidade
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