Giorno per giorno – 01 Febbraio 2011

Carissimi,

“Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme” (Mc 5, 38-40). Beh, sappiamo tutti com’è andata a finire, quel giorno. Che Lui ha preso la bambina per mano e l’ha restituita viva a suo padre. E, poco prima, aveva guarito la donna che soffriva di emorragia da dodici anni. Ma, per una che viene risuscitata, quante non lo sono? E, per una guarita, quante altre restano malate? E perché solo chi ha fede, come potrebbe far pensare l’invito di Gesù a quel padre: continua solo ad aver fede! (v.36)? E perché soltanto chi incontra Gesù? Dov’è la buona notizia del Padre celeste che fa sorgere il suo sole su malvagi e buoni, e piovere ugualmente sopra i giusti e gli ingiusti? Che ama, come chiede di fare a noi, anche coloro che non lo amano o che non credono in Lui? No, non è la maniera giusta di porre la questione. La buona notizia c’è comunque. Il Vangelo si limita a dirci che c’è un sapere, un leggere le cose, e un agire della fede che incontra l’agire di Dio (che si chiama Gesù, la forma del prendersi cura e del salvare). È a partire dalla fede che noi sappiamo che ogni guarigione è semplicemente simbolo (che non esaurisce perciò la realtà) di una guarigione radicale e duratura. E che persino la morte, l’ultimo nemico, ciò che noi generalmente crediamo essere la fine di tutto, non è nient’altro che un sonno. Che prelude l’eterno risveglio. La fede, tutto questo,  ce lo fa sapere, e, qualche volta, ci mostra i cammini attraverso cui accade. Ma, l’accadere riguarda anche gli altri, proprio perché scaturisce dal libero e sovrano agire del Dio della vita. Che i suoi figli lo sappiano o meno, ci credano o meno, Lui li guarisce, li cura, li risuscita, li salva.

 

Il martirologio latinoamericano ci porta oggi la memoria di Daniel Esquivel, operaio, martire in Argentina.

 

01 DESAPARECIDOS.jpgDaniel Esquivel era un giovane paraguaiano, membro della JOC, nel suo paese e dell’Equipe di Pastorale dei paraguaiani a Buenos Aires, dove, dal 1970,  viveva in una “Villa miseria”, cioè una baraccopoli, con migliaia di connazionali immigrati. Scomparve all’alba del 1º febbraio 1977, quando numerose automobili circondarono la sua baracca, ne scesero uomini armati  che, dopo averlo picchiato brutalmente, lo portarono via. Furono inutili tutti gli sforzi fatti dal vescovo, dai preti e dai famigliari per averlo di ritorno o sapere almeno che fine avesse fatto. Nella memoria di chi lo conobbe resta un giovane che viveva il Vangelo minuto per minuto, in un servizzio permanente ai fratelli, specialmente i più poveri. Avrebbe desiderato essere prete, senza smettere di fare l’operaio, ma non fu accettato per il fatto di non aver concluso neppure gli studi elementari. “Uomo semplice, trasparente, si presentava com’era. Servitore al cento per cento”, disse un suo compagno di lavoro. “Non si lamentava mai della sua situazione, anche se era stanco, affamato o malato… Al contrario, sempre con un sorriso, con una parola di incoraggiamento e molta fede in Dio”, commentava un’amica del luogo in cui abitava. “Noi sacerdoti vedevamo in lui un modello per il nostro sacerdozio”, disse un prete che lo conosceva bene. ” Quando sparì, Daniel aveva trentun anni.  

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera agli Ebrei, cap.12, 1-4; Salmo 22; Vangelo di Marco, cap.5, 21-43.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Contintente africano.

 

È tutto per stasera. Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad un testo di Gustavo Gutiérrez, tratto dal suo “Il Dio della vita” (Queriniana), che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

L’amore per Dio e per il prossimo rappresenta due dimensioni fondamentali del Vangelo di Cristo. Alcune tensioni che viviamo nella chiesa hanno la radice nella maniera rilassata con cui interpretiamo il rapporto fra queste due esigenze. C’è chi enfatizza l’amore per Dio in modo tale da far apparire la relazione con il prossimo come qualcosa di secondario, che si aggiunge a quanto è realmente importante; in tale prospettiva è difficile presentare sia l’importanza dell’inserimento storico del cristiano, sia le esigenze derivanti dall’orfano, dalla vedova e dallo straniero. D’altra parte alcuni suggeriscono che l’essere cristiani si manifesta in forma poco meno che esclusiva nell’impegno e nella solidarietà verso gli altri. Così le urgenze di situazioni inumane e profondamente ingiuste sembrano portare ad agire più che a pensare; ma allora preghiera, celebrazione, sapere e assaporare la Parola di Dio – espressioni vitali del mondo della gratuità, in cui si colloca la nostra relazione con il Signore – perdono il loro significato e la loro portata ne è sminuita. Non ci troviamo, qui, di fronte a due servizi – quello di Dio e quello della ricchezza – propri di chi ha un “animo doppio”; si tratta di un solo amore che non può separare le sue diverse espressioni, perché vestire l’ignudo è vestire il Signore stesso. Soltanto i puri di cuore, coloro che vivono la propria fede con integrità, possono cogliere questa identificazione fra Cristo e il povero. È importante notare, inoltre, che chi pretende di cercare Dio disinteressandosi del prossimo non troverà il Dio della Bibbia. Troverà forse un Dio primo motore di tutto ciò che esiste o spiegazione del creato, ma non il Dio annunciato da Gesù Cristo, che è inseparabile dal suo Regno, ossia dalla sua volontà di amore e di giustizia per tutti gli esseri umani. Riconoscere Dio come Padre implica inevitabilmente la costruzione di una reale fraternità tra di noi. D’altra parte, chi nella pratica si limita all’impegno verso l’altro corre il rischio di vedere che questi – in quanto essere di carne ed ossa – gli sfugge dalle mani. La gratuità non è soltanto nell’ambito del nostro incontro con Dio, ma anche nel reciproco riconoscimento tra le persone umane. Non ci sono vie di mezzo. Se vogliamo restare con uno solo di questi amori, li perderemo entrambi. (Gustavo Gutiérrez, Il Dio della vita).

  

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Febbraio 2011ultima modifica: 2011-02-01T22:13:00+01:00da fraternidade
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