Giorno per giorno – 19 Gennaio 2011

Carissimi,

“Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: Tendi la mano! Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (Mc 3, 5-6). Stasera, nella chiesetta dell’Aparecida, ci dicevamo che, una volta di più, il problema sul tavolo non è tanto quello della guarigione in giorno di sabato, che, tra l’altro, già ai tempi di Gesù, era oggetto di opinioni diverse e contrastanti tra gli stessi farisei, quanto, piuttosto, quali fossero e come si disegnassero le priorità  di una comunità, come quella di Marco (e, potremmo aggiungere, le nostre), dove non ci sono più farisei, né erodiani, né c’era più il precetto del sabato. Gesù mostra quali sono le sue, di priorità. Già ieri diceva che l’uomo ha la precedenza sul rito, sul precetto, sulla religione (“Il sabato è stato fatto per l’uomo”). Oggi specifica quale uomo. Perché, a favore dell’uomo, a parole, ma anche nei fatti, lo sono tutti. Almeno di un qualche uomo (quelli della propria classe, gruppo, ideologia, partito, famiglia, religione), o, estremizzando, anche solo se stesso. Chi potrebbe negare che al centro dell’interesse e delle preoccupazioni di personaggi – tanto per fare alcuni nomi delle cronache di questi giorni – come Ben Ali, Berlusconi, Marchionne, ci sia l’uomo, un certo tipo di uomo  (o la donna, naturalmente, e un certo tipo di donna)? Che non coincide, presumibilmente, con l’uomo (la donna) oggetto delle cure di una madre Teresa di Calcutta o di un Dom Helder Câmara. Gesù, nel Vangelo di oggi, vuol fare chiarezza. Al centro, non c’è semplicemente l’uomo, ma l’essere umano nella sua sventura, nella sua malattia, malformazione, indigenza, emarginazione, solitudine, oppressione. “È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?” (v.4) significa allora: qual è il posto che i piccoli, gli ultimi hanno nelle tue scelte religiose, politiche, economiche, esistenziali? Per Gesù essi sono al centro. Per questo dice all’uomo dalla mano inaridita: “Mettiti nel mezzo!” (v.3). E lo guarisce. Questa scelta non è però indolore, né senza conseguenze per chi la compie. Perché se è l’altro, nelle sue multiformi povertà, ad essere al centro, io sono costretto a rinunciare a qualcosa del mio potere, della mia ricchezza, delle mie risorse, dei miei privilegi. E non è un caso che quel gesto di Gesù, e le prospettive che apre, segni l’avvio di un’alleanza che dovrebbe suonare del tutto innaturale tra farisei ed erodiani e che ha come fine quello di eliminare Gesù. Come potrebbe essere, oggi, quella tra dei cristiani (o, per assurdo, le loro gerarchie) e un partito di potere, di abusi e di intrallazzi. Il partito di Erode, insomma. Con le sue aspiranti Salomè. “Essi tacevano. Gesù li guardò con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori” (v.5). Allora, certo. Ma anche oggi.            

 

Oggi per noi  è memoria di Teofane il Recluso, monaco e pastore.

 

19 TEOFANE IL RECLUSO.jpgGeorgij Vasilievič Govorov era nato il 10 gennaio 1815 nel villaggio di Černavsk, nella contea di Yeletsk,  provincia di Orlov, nella famiglia di un sacerdote locale. Entrato nel 1829, nel seminario di Orlov, passò nel 1836 alla Facoltà teologica di Kiev. Nel 1841, durante l’ultimo anno di studi, scoprì la propria vocazione monastica. Chiese ed ottenne di entrare in monastero, dove cambiò il proprio nome in quello di Teofane. Terminati brillantemente gli studi accademici, si dedicò all’insegnamento, in un primo tempo nella stessa facoltà di Kiev e poi nel seminario di Velikij Novgorod. Nel 1848, chiese di potersi recare in Medio Oriente, come membro della missione ecclesiastica a Gerusalemme e a Costantinopoli. Durante i sei anni che seguirono si appassionò alle opere e alla vita degli antichi Padri della Chiesa. Rientrato in patria, nel 1854, in seguito allo scoppio della guerra di Crimea, venne promosso archimandrita e nominato decano dell’Accademia Teologica di San Pietroburgo. Nel 1859 giunse la sua nomina a vescovo di Tambov. Nei pochi anni di servizio ministeriale in quella chiesa, la sua straordinaria mitezza, la grande bontà d’animo, l’attenzione che riservò alle necessità dei fedeli, gli  guadagnarono affetto e devozione universale. Dopo 25 anni di servizio alla Chiesa in differenti ambiti, Teofane chiese al Santo Sinodo di potersi ritirare nell’eremo di Vyshy. La sua richiesta fu accolta nel 1866.  Per sei anni, nelle domeniche e nelle altre festività, partecipò sempre alla divina liturgia con gli altri eremiti, non negandosi a ricevere quanti venivano a sollecitare i suoi consigli e la sua direzione spirituale. Tuttavia, a partire dalla Pasqua del 1872, scelse l’isolamento totale,  dedicandosi da allora  solo alla preghiera, agli studi e al lavoro manuale, limitandosi a incontrare periodicamente l’abate dell’eremo, il padre spirituale e il suo aiutante di cella e celebrando la divina liturgia nella cappella da lui stesso costruita e dedicata  al Battesimo di Gesù. E nella Festa del Battesimo di Gesù, il 19 gennaio (6 gennaio per il calendario gregoriano)  del 1894, Teofane si spense dopo una breve malattia. A lui dobbiamo, oltre a numerose opere di spiritualità, la traduzione della Filocalia, il grande classico della spiritualità esicasta, dallo Slavo ecclesiastico al Russo.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera agli Ebrei, cap.7, 1-3. 15-17;  Salmo 110; Vangelo di Marco, cap. 3, 1-6.

 

La preghiera del mercoledì  è in comunione con quanti ricercano la Verità del mondo e l’Assoluto della loro vita, lungo i sentieri dell’impegno per la pace, la giustizia e la fraternità tra popoli e individui.

 

È tutto, per stasera, e noi c congediamo, lasciandovi ad un testo di Teofane il Recluso dal titolo “Consigli pratici sulla preghiera di Gesù”. Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

La preghiera “Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me”  è una preghiera verbale come tutte le altre; di per sé non ha nulla di speciale, ma riceve tutta la sua forza dallo spirito con la quale viene recitata. I vari metodi descritti dai Padri – stare seduti, fare prostrazioni e le altre tecniche usate quando si recita questa preghiera – non vanno bene per tutti: anzi, senza una personale direzione sono realmente pericolosi, ed è meglio non cercare di usarli. C’è un solo metodo obbligatorio per tutti: rimanere con l’attenzione nel cuore. Tutto il resto è accessorio e non conduce all’essenziale. Quanto ai frutti di questa preghiera, è stato detto che non c’è nulla al mondo di più sublime: ma ciò è falso, la Preghiera di Gesù non è un talismano! Non c’è nulla nelle parole della preghiera e nella sua recita che di per sé possa dare frutti. Si può ricevere qualsiasi frutto senza questa preghiera, addirittura senza alcuna preghiera verbale, basta soltanto rivolgere la mente e il cuore verso Dio. L’essenza della preghiera è dimorare stabilmente nel ricordo di Dio e camminare alla sua presenza. […]  E’ importantissimo rendersi conto che la preghiera è sempre un dono di Dio, altrimenti rischiamo di confondere il dono della grazia con una qualunque riuscita da parte nostra. Molti dicono: “Pratica la Preghiera di Gesù perché quella è la preghiera interiore”. Questo non è esatto: la Preghiera di Gesù è un buon mezzo per giungere alla preghiera interiore, ma di per sé non è una preghiera interiore o esteriore. Quanti prendono l’abitudine di recitare la Preghiera di Gesù fanno molto bene, ma se si fermano lì e non vanno oltre, si fermano a metà strada. Anche se stiamo recitando la Preghiera di Gesù, dobbiamo sempre avere il pensiero rivolto verso Dio, altrimenti essa è un cibo secco.  E’ cosa buona che il Nome di Gesù si attacchi alla vostra lingua, ma ciononostante è ancora possibile non ricordarsi affatto di Dio e persino nutrire pensieri in opposizione a Lui. Perciò tutto dipende dal libero e cosciente sguardo rivolto verso Dio e dallo sforzo ponderato di rimanere saldi in questo stato. (Teofane il Recluso, Consigli pratici sulla preghiera di Gesù).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 19 Gennaio 2011ultima modifica: 2011-01-19T23:25:00+01:00da fraternidade
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