Giorno per giorno – 13 Gennaio 2011

Carissimi,

“Allora venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: Se vuoi, puoi purificarmi! Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: Lo voglio, sii purificato! E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato” (Mc 1, 40-42).  L’episodio della guarigione del lebbroso, lo si era già letto venerdì scorso, nella versione di Luca (Lc 5, 12-16), ma poco importa, perché, nella Parola di Dio, c’è sempre la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo che ci riguarda. E la Parola di Dio, stasera, era quel lebbroso. Che fa fatica a risuonarci dentro, perché nessuno di noi lo è mai stato davvero. Come quando anche si dice: ho una fame!, ma che non ha niente a che vedere con la fame vera degli affamati. Anche se qualcuno può esserci arrivato vicino. O la miseria, la disperazione, la solitudine, l’emarginazione. C’è sempre qualcosa che aiuta a rimediare almeno un po’, a darti un sollievo anche solo temporaneo: la famiglia o un pezzo di famiglia, una comunità, una chiesa, un’amicizia. Forse, chi può dire di averla in qualche modo vissuta, la situazione del lebbroso, è chi ha fatto l’esperienza della droga o dell’alcool. O della prigione, della malattia mentale. O di qualche male vergognoso. Gli altri, invece, sono come parcheggiati in aree prossime all’emarginazione. Disoccupati, sottoccupati, stagionali. E le loro famiglie. Gente con frigoriferi vecchi e spesso quasi vuoti. Che mangiano poco e male. Ma, magari, neanche lo sospettano. E dormono peggio. E si alzano più stanchi di quando sono andati a dormire. E sono “lazzaroni”, perché non riescono a lavorare o studiare con troppo entusiasmo e con buona resa. Loro sanno di essere guardati spesso, di volta in volta, con disprezzo, con aria di superiorità, con paternalismo, da chi è “arrivato” o c’era comunque già, da chi si è fatto da sé (o solo se ne vanta), da chi invece è stato fatto da mamma e papà (con l’aiuto di padrini e compari), da chi fa parte del sistema o è comunque da esso protetto e garantito (quand’anche fosse stimato, col metro loro, una cicca, non fa nulla, una cicca dei loro, vale sempre assai). Questi loro, per farvi capire meglio, devono sentirsi un po’ come, da voi, quel tipo con la permanente e l’eterno girocollo (ne vediamo spesso la fotografia di recente sulle vostre testate in internet), e come lui immagina sia Dio: un giudice borioso, assiso in trono, da cui dipendono i destini dell’umanità. Dio, invece, ma lui non lo capirebbe mai, è come Gesù. Lui non minaccia: me ne vado in America! Né si diverte a gettare sul lastrico le famiglie, se i suoi “dipendenti” non la pensano come lui. No, Lui si preoccupa che loro stiano bene. E se il contratto  (la Legge) li danneggia, lo butta via, lo cambia. Tanto è vero che Gesù “tocca” il lebbroso, il che era proibito dal Contratto. Lo fa  per risanarlo e restituirlo alla vita della comunità. Mentre c’è chi, per i suoi interessi, tocca il sano, per spingerlo fuori e farlo diventare lebbroso. Ma forse ci siamo persi il filo. Comunque, l’importante è ciò che è rimasto della preghiera di stasera: Signore, tu non vuoi lebbrosi, emarginati, nella società. Noi cercheremo di non volerlo con Te. Amen.

 

Oggi il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria di George Fox, mistico e fondatore della Società degli Amici (Quaccheri).

 

13_GEORGE_FOX.JPGNato in una famiglia poverissima, nel luglio del 1624, a Drayton-in-the-Clay, nel Leichestershire (Inghilterra), Fox cominciò giovanissimo a lavorare in una bottega di calzolaio, ma, nel 1643, risolse di lasciare ogni cosa per dedicarsi, in una vita itinerante, alla lettura e alla meditazione della Bibbia. Ebbe esperienze mistiche che gli diedero la certezza che ogni credente, qualunque fede professi, può ricevere l’illuminazione spirituale, in forza della Presenza divina nascosta in ogni essere umano. Fox iniziò la sua predicazione pubblica a Leicester, nel 1647; tuttavia prendeva la parola solo quando si sentiva animato dall’ispirazione divina. È questa un’usanza che continua ancora oggi tra i quaccheri, le cui riunioni sono caratterizzate da lunghi silenzi, volti a favorire quel raccoglimento che permette di  raggiungere una profonda comunione con Dio. Fox fondò un vasto movimento tra le classi diseredate, che prenderà il nome di Società degli Amici, richiamandosi all’espressione di Gesù: “Voi siete miei amici, se farete ciò che vi comando” (Gv 15,14). Il movimento si sparse presto in tutta l’Inghilterra. Persecuzioni, condanne, arresti non valsero a fermare Fox né i suoi seguaci: a tutto essi reagivano con serenità e senza mai opporre violenza, nella coscienza  di  dover “rispondere a ciò che v’è di Dio” in ogni uomo, perfino nei loro persecutori. Fox sentì con grande chiarezza la problematica sociale del suo tempo. Sostenne la riforma giudiziaria e carceraria, l’abolizione della schiavitù, la diffusione dell’istruzione elementare. Nel 1670-73 si recò a predicare in America. Anche lì, nonostante le persecuzioni, si videro presto i frutti della sua attività missionaria.  Tornato in patria, morì a Londra il 13 gennaio 1691.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera agli Ebrei, cap. 3, 7-14; Salmo 95; Vangelo di Marco, cap.1,40-45.

 

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

 

È tutto per stasera. Durante una delle sue detenzioni, George Fox prese l’iniziativa di scrivere piu volte ai giudici che l’avevano condannato, “per mettere dinanzi a loro il male commesso, perché potessero pentirsene”. Dapprima si rivolse a tutti loro insieme, poi scrisse a ciascuno individualmente. Qui di seguito vi proponiamo la lettera da lui scritta al giudice Bennet. La troviamo riportata nel “The Journal of George Fox” ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Amico, tu che, a parole, confessi Dio e Cristo, vedi se e come tu davvero lo segua. Sciogliere le catene, visitare coloro che sono in prigione, mostrare misericordia, vestire quelli della tua stessa carne, dividere il pane con l’affamato; sono questi i comandamenti di Dio. Soccorrere gli orfani, visitare le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri da questo mondo, questa è una religione pura davanti a Dio (Gc 1,27). Ma se tu confessi Cristo e segui la cupidigia e la mentalità del mondo, tu lo neghi con la tua vita, inganni te stesso e gli altri, lo usi come un mantello. Guai a voi, uomini avidi e ricchi; piangete e gridate per la miseria che deve venire! Guardatevi dalla cupidigia e dall’estorsione. Dio le proibisce. Guai all’uomo iniquo, smanioso di profitto, che, per elevarsi più in alto degli altri (Ab 2,9), non esita a coprirsi dei beni sottratti ai poveri (Ab 2,6b). Oh, non amate ciò che Dio proibisce! Voi siete schiavi di ciò a cui obbedite, sia del peccato che porta alla morte, sia dell’obbedienza che conduce alla giustizia (Rm 6, 16). Pensa a Lazzaro e all’uomo ricco; uno banchettava lautamente tutti i giorni; l’altro mendicava. Vedi se tu per caso non sia il ricco. Non ingannare te stesso, Dio non si lascia beffare da vane parole. Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi. Tornate a vivere secondo giustizia e non peccate (1 Cor 15, 33-34). (The Journal of George Fox).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 13 Gennaio 2011ultima modifica: 2011-01-13T23:00:00+01:00da fraternidade
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