Giorno per giorno – 12 Gennaio 2011

Carissimi,

“Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: Tutti ti cercano! Egli disse loro: Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là” (Mc 1, 35-38). Il brano di Marco si era aperto con la guarigione della suocera di Pietro e la successiva annotazione che lei “li serviva” (v.31); diceva poi delle molte altre guarigioni realizzate da Gesù, la sera (v.32-34), e il suo iniziare la nuova giornata in solitudine e preghiera (v.35); per concludersi con la “tentazione” di Pietro e la decisione di Gesù di recarsi altrove. Noi lo si è letto e riflettuto stasera, durante l’Eucaristia celebrata con dom Eugenio, nella chiesetta dell’Aparecida. In quei pochi versetti ci è sembrato riassunto il “come è” e il “come dovrebbe essere” della chiesa (cioè, nostro), le febbri che sovente ci prostrano e ci immobilizzano – che si sostanziano nel rifiuto di servire, perché noi, se permettete, ambiamo ad altro. E la nostra guarigione, che ce ne rende invece capaci. E poi “tutta la città riunita davanti alla porta” (v.33), dove Gesù, appunto, guarisce dai mali – fisici, psicologici e spirituali – che affliggono la gente. La chiesa, allora, come “sanatorio”, dove veniamo curati noi (anche se capita che i discepoli siano tra i malati più resistenti) e gli altri. Lui, infatti, è venuto per i malati non per i sani e per i peccatori non per i santi. E invece capita che le nostre comunitá si riducano ad un club di benpensanti e soddisfatti farisei. Che mica sono cattivi, anzi. Ma proprio per questo.  La preghiera, la preghiera di Gesù. I discepoli vanno a cercarlo e, anziché mettersi a pregare con Lui, si preoccupano di distoglierlo. Non hanno ancora capito che, se Gesù è quello che è, e fa quello che fa, è perché se ne sta ancorato lì, nella preghiera, alla maniera d’essere di Dio. “Vieni via, dai, tutti ti cercano!”: il povero Pietro è la prima volta che, ingenuamente, dà voce alla tentazione dell’Avversario. Doveva provare un segreto piacere nel fatto che “tutti” Lo cercassero – chissà, si doveva già sentire uno dei suoi intimi – e poi Lo cercavano a casa sua. Santo, ma neanche troppo, orgoglio di chiesa! E Gesù che subito lo spiazza: andiamo altrove. Perché c’è da predicare e guarire e cacciare demoni anche nel resto della Galilea. E nelle altre sinagoghe, comunità, chiese. Chissà se da noi è già arrivato!   

 

Oggi è memoria di Aelredo di Rievaulx, monaco e mistico dell’amicizia, e di Zilda Arns Neumann, messaggera di pace e di bene.

 

12_AELREDO.JPGNato a Hexham, in Inghilterra, nel 1109, Aelredo passò la sua giovinezza alla corte  del re David I di Scozia, ma nel 1135 decise di lasciare ogni cosa per entrare nel monastero cistercense di  Rievaulx, nello Yorkshire, di cui era abate Guglielmo, discepolo di s. Bernardo. Con l’appoggio di un amico e confratello di nome Simone (morto nel 1142 in fama di santità) compì presto grandi progressi nella vita religiosa. Questo lo portò a capire come l’amicizia, rispettosa della sacralità e del mistero dell’altro, senza strumentalizzazioni, né tanto meno complicità,  quando si lasci modellare da un comune sentimento e desiderio di bene, è di grande aiuto nel cammino dell’unificazione/adesione del cuore alla volontà di Dio.  A partire da questa esperienza compose un piccolo trattato, dal titolo, appunto, “De Spirituali Amicitia”. Benché ripetutamente gli fosse chiesto di accettare la nomina a vescovo, sempre rifiutò per amore alla vita religiosa. Dovette però accettare l’elezione ad abate nel 1143. La sua fama di predicatore e scrittore si sparse ben presto in tutto il paese. Questo, ma più ancora, la sua personale santità, contribuì ad attrarre numerose vocazioni al monastero di Rievaulx, che arrivò a contare oltre seicento monaci. Indebolito dalle malattie, che lo afflissero negli ultimi anni di vita, morì il 12 gennaio 1167.

 

12 ZILDA ARNS.jpgZilda Arns era nata il 25 Agosto 1934, dodicesima dei tredici figli di Helene Steiner e Gabriel Arns, a Forquilhinha (Santa Catarina, Brasile). Tre delle sue sorelle sarebbero divenute religiose, due fratelli francescani, di cui uno, Paolo Evaristo Arns, arcivescovo di São Paulo, cardinale, fu, all’epoca della dittatura, coraggioso difensore dei diritti umani in questo Paese. Sposata ad Aloísio Bruno Neumann (1931-1978), Zilda fu madre di sei figli. Laureata in medicina, con specializzazzione in pediatria e salute pubblica, nel 1983, vedova da cinque anni, fondò la Pastorale dell’Infanzia, su suggerimento del fratello dom Paulo e dell’allora direttore esecutivo dell’Unicef, James Grant, con l’intento di salvare il maggior numero possibile di bambini dalla mortalità infantile, dalla denutrizione e dalla violenza. Convinta dell’importanza dell’educazione nella lotta alle malattie di facile prevenzione e alla precoce emarginazione dei bambini, sviluppò una metodologia della moltiplicazione della conoscenza e della solidarietà tra le famiglie più povere, basandosi sul racconto biblico della moltiplicazione dei pani (cf Mc 6, 35-44). Si trattava di “organizzare le persone in piccole comunità; identificare coordinatori, famiglie con donne incinte e bambini minori di sei anni. I coordinatori disponibili a lavorare volontariamente in questa missione di salvare vite, sarebbero stati resi capaci, nello spirito di fede e vita, e preparati tecnicamente e scientificamente a promuovere progetti per la salute, alimentazione e civilizzazione. Sarebbero stati accompagnati nel loro lavoro perché non si scoraggiassero. La loro missione è condividere con le famiglie la solidarietà fraterna, l’amore e quali attenzioni avere con le donne in attesa e verso i bambini, perché siano in buona salute e felici”. In Brasile, la Pastoral da Criança è oggi applicata in circa 40 mila comunità di 7.000 parrocchie di oltre 272 diocesi. Si è venuta in seguito diffondendo in altri 20 paesi di America Latina, Caraibi, Africa e Asia. Nel 2004, Zilda ricevette dalla Conferenza dei Vescovi brasiliani l’incarico di organizzare anche la Pastorale della Persona Anziana che, contando su 14 mila volontari, accompagna oggi  130 mila anziani in 579 municipi di 141 diocesi in 25 Stati brasiliani. L’11 Gennaio 2010, Zilda Arns si recò in Haiti su invito della Conferenza Nazionale dei Religiosi del Caribe, per illustrare i programmi della Pastoral da Criança. Il giorno 12, al termine di una conferenza tenuta in una chiesa di Port-au-Prince, moriva sotto le macerie del terribile terremoto che sarebbe costato al Paese 250 mila morti.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera agli Ebrei, cap. 2, 14-18; Salmo 105; Vangelo di Marco, cap.1, 29-39.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con i “cercatori dell’Assoluto” lungo i cammini che portano all’impegno per la Pace, la Giustizia, la Fraternità tra i popoli.

 

È tutto per stasera. Noi ci sia congeda qui, lasciandovi ad un brano dell’ultima conferenza tenuta da Zilda Arns a Port-au-Prince, pochi minuti prima di morire. È così un po’ il suo testamento spirituale. Ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

La costruzione della pace incomincia nel cuore delle persone e trova il suo fondamento nell’amore, che affonda le sue radici nella gestazione e nella prima infanzia e si trasforma in fraternità e responsabilità sociale. La pace è una conquista collettiva. Esiste quando incoraggiamo le persone, quando promoviamo i valori culturali ed etici, le attitudini e pratiche nella ricerca del bene comune, che impariamo con il nostro maestro Gesù: “Io sono venuto perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10) […] Dobbiamo sforzarci perché i nostri legislatori elaborino leggi e i governi attuino politiche pubbliche che possano incoraggiare la qualità dell’educazione integrale dei bambini e curare la loro salute, come priorità assoluta. Il popolo seguiva Gesù perché egli aveva parole di speranza. Così noi siamo chiamati per annunciare le esperienze positive e i cammini che portano le comunità, famiglie e genitori a essere più giusti e fraterni. Come discepoli e missionari, invitati a evangelizzare, sappiamo quale enorme forza di trasformazione sociale si trovi nella pratica del maggiore di tutti i comandamenti della legge di Dio: l’amore, manifestato nella solidarietà fraterna, capace di muovere le montagne: “Amare Dio sopra tutte le cose e il prossimo come noi stessi”. Significa lavorare per l’intesa sociale, frutto della Giustizia, significa non avere preconcetti, applicare i nostri migliori talenti in favore della vita piena, con priorità verso i più bisognosi. Sommare sforzi per raggiungere gli obiettivi, servire con umiltà e misericordia, senza perdere la propria identità. Tutto questo cammino ha bisogno di una comunicazione costante per illuminare, animare, fortificare e democratizzare la nostra missione di fede e vita. Crediamo che questa trasformazione sociale richieda un massimo investimento di sforzi per lo sviluppo integrale dei bambini. Questo sviluppo comincia quando il bambino si trova ancora nel ventre sacro di sua madre. I bambini, quando sono ben curati, sono semi di pace e speranza. Non esiste essere umano più perfetto, più giusto, più solidale e senza preconcetti come il bambino. Non per nulla Gesù disse: “Se voi non diventerete uguali a questi bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli” (Mt 18,3). E disse ancora: “Lasciate che i bambini vengano a me, infatti di essi è il Regno dei Cieli” (Lc 18,16). (Zilda Arns Neumann, Ultima Conferenza in Haiti).  

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 12 Gennaio 2011ultima modifica: 2011-01-12T23:09:00+01:00da fraternidade
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