Giorno per giorno – 02 Gennaio 2011

Carissimi,

“Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo. All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme” (Mt 2, 1-3). La Gerusalemme d’allora e le sue  radici giudaiche. Un po’ l’equivalente di quel che per noi sarebbe Roma e l’Occidente, con le sue “radici cristiane”. E lo stesso turbamento, il gelo, la paura malcelata, o anche solo l’indifferenza, che “quella” nascita, con ciò che significa,  – la cui notizia in questo Vangelo non è portata da angeli o pastori, ma da alcun sapienti pagani – determina nell’apparato politico e religioso e nella gente. Che, paradossalmente, oggi, dice di celebrarla. Ma, in realtà, celebra altro. Spesso, il suo esatto contrario.  Più propriamente ciò che è in grado di garantire l’immutabilità della sfera del privilegio (economico ma non solo), degli equilibri di potere, con l’esclusione di tutto ciò che possa mettere quella e questi a repentaglio. Nel caso, un Natale mercificato, con il suo contorno inevitabile di buoni sentimenti. Questi, ovviamente, a buon mercato. Dunque, il Vangelo ci parla di un’istituzione religiosa che custodisce e trasmette una “parola” che non parla però più al suo cuore, né è capace di motivarla all’azione, e di un potere politico “armato” contro la novità – la stella – che appare nell’oscurità del momento storico. Visibile a, e segnalata da, testimoni sospetti, dai contenuti ancora indecifrabili, ma, come ogni novità che si annuncia, con un carattere presumibilmente sovversivo e dirompente. La gerarchia religiosa, custode della rivelazione, i soggetti e i contenuti di tale novitá, invece, li conosce bene, perché, sa che, da sempre, Dio si identifica con i piccoli, i poveri, gli ultimi (“E tu, Betlemme”), e nel principio della cura (“che pascerà il mio popolo”). E ne segnala il pericolo agli Erode di turno. Stamattina, durante l’Eucaristia celebrata con dom Eugenio, nella chiesa del Monastero, ci chiedevamo se noi sapremo seguire la stella e riconoscere nel Povero la presenza di Dio, tornando poi per altre strade, con altro stile, alla nostra vita di ogni giorno. Lasciando Erode, una volta di più, scornato.

 

                                                                                      

Da noi, la solennità dell’Epifania del Signore è stata spostata dal 6 gennaio alla prima Domenica dopo l’Ottava di Natale. Si celebra perciò oggi. 

 

06 adorazione dei magi.jpgÈ a partire dal III secolo che la i cristiani d’Egitto cominciarono a solennizzare l’Epifania (che in greco significa “manifestazione”), trasformando la festa con cui, il 6 gennaio, nell’Egitto pagano, si celebrava la nascita del dio-sole Aion, nella memoria della manifestazione della divinità di Gesù, in tre momenti diversi della sua vita: nella sua nascita ai Magi, come simbolo delle nazioni pagane, nel suo battesimo al popolo d’Israele, e nelle nozze di Cana ai suoi discepoli. Nei secoli immediatamente successivi, tale festa dovette progressivamente diffondersi nelle altre chiese, presso le quali, all’inizio del V secolo, è unanimemente attestata. Dopo l’introduzione della solennità del Natale, il 25 dicembre, la chiesa latina ha riservato all’Epifania il tema della visita e dell’adorazione dei Magi, mentre in quelle orientali si è accentuato quello del battesimo e delle nozze di Cana. La festa segnala la destinazione universale del significato salvifico dell’evento di Gesù, ma anche, ci sembra, l’inattesa dimensione missionaria ed evangelizzatrice che hanno le religioni e culture “altre”, per ricordarcelo.   

 

 

I testi proposti dalla liturgia della Solennità dell’Epifania del Signore sono tratti da:

Profezia di Isaia, cap. 60,1-6; Salmo 72; Lettera agli Efesini, cap. 3,2-3.5-6; Vangelo di Matteo, cap. 2,1-12.

 

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

 

Oggi il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria di Ioann di Kronstadt, presbitero ortodosso, amico dei poveri.

   

02 Ioann di Kronstadt.jpgIvan Ilič Sergiev  era nato il 1° novembre 1829 (19 ottobre per il calendario giuliano), in una povera famiglia di Sura, nel distretto di Arkhangelsk (Russia settentrionale). Dopo gli studi in seminario e la laurea nella Facoltà teologica di san Pietroburgo, sposò una giovane del villaggio natale e, nel 1855, fu ordinato sacerdote e inviato a Kronstadt, in un’isola del Mar Baltico, dove era costume deportare le persone indesiderate nella capitale, marginali, poveri e senza tetto. Il prete scoprì ben presto che sarebbe stato inutile predicare la Parola, se non si fosse fatto carico della situazione di miseria dei suoi nuovi concittadini. Così, destinava loro, via via, il magro salario di insegnante di religione, suppellettili di casa,  scarpe, vestiti, alimenti. Le persone dabbene, le autorità e gli stessi confratelli lo accusavano di favorire in tal modo l’accattonaggio, di prestarsi a zimbello dei poveri, di disonorare lo stato sacerdotale, o anche soltanto lo prendevano per matto. Lui li lasciava dire e preferiva ascoltare quanti affermavano: “Quando ho incontrato padre Ioann, mi sono sentito trattare come una persona, mi sono ritrovato nuovamente un uomo, ho scoperto la fede…”. Nel 1881, con l’aiuto e la generosità di persone amiche, decise di creare un Centro di lavoro, per dare una prima risposta ai problemi della sua gente. In pochi anni la Casa divenne un intero paese, offrendo un impiego a migliaia di persone, con scuole scuole elementari e professionali, botteghe artigianali, negozi, biblioteche, asili, ospizi, e altro ancora. La fama del prete si diffuse assai presto, procurandogli un numero impressionante di fedeli, non solo per il suo disinteresse e le sue attività di riscatto sociale, ma anche per la sua profonda spiritualità, l’intensità delle sue liturgie, il tempo speso a confessare, il dono della veggenza, le guarigioni che gli erano attribuite. Padre Ioann morì nella cattedrale di Kronstadt, la mattina del 2 gennaio 1908 (20 dicembre 1907 per il calendario giuliano), al termine della liturgia, celebrata con la devozione di sempre.     

 

Sarà per coerenza con il messaggio che ci viene dal vangelo odierno, o, più ancora, per fedeltà ad uno stile pastorale a cui è da sempre legato, fatto sta che dom Eugenio ha passato il pomeriggio a visitare con Márcio i suoi  nuovi vicini di casa, da quando, un mese fa, si è trasferito ad abitare nell’antica foresteria del Monastero. Inutile dire che ha trovato un’accoglienza sorpresa e festosa.

 

Per stasera è tutto. Noi ci si congeda, offrendovi in lettura un inno scritto da David Maria Turoldo per la preghiera della sera di questa festa. Lo troviamo nel libro “La nostra preghiera. Liturgia dei giorni” (Cens) ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

“Dov’è il re dei giudei che è nato? / abbiamo visto la stella risplendere…” / I sacerdoti e gli scribi sapevano / ora lo sanno perfino i potenti! // “O tu Betlemme in terra di Giuda…” / Ma cosa importa, che giova sapere? / Solo il sapere diffonde paura, / e sono i re a temere per primi. // Se vuoi, amico, con pace sicura / attraversare il mar della vita, / come una vela la fede ti porti / dietro la stella di questi sapienti. // Ma poi la stella riapparfve ancora, una grandissima gioia li prese: / stava alle spalle la gran capitale, / e i re a tessere il loro disegno. // Così continua ogni re a tramare, / ma basta un sogno a infrangere i piani; / sempre nell’incubo vive il potente / mentr’essi vanno per libere strade. // Magi, voi siete il segno che Dio / mai abbandona chi segue la stella, / che Dio è dentro e cammina con voi, / e le sue vie non son queste vie! // Grazie, a te, Padre, che all’umile sveli / cose nascoste ai grandi e ai potenti, / che ai potenti tuo Figlio sarà / contraddizione e sorpresa per sempre! (David Maria Turoldo, La nostra preghiera).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comuntà del bairro   

Giorno per giorno – 02 Gennaio 2011ultima modifica: 2011-01-02T23:52:00+01:00da fraternidade
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